IL PUNTO
VITTORIO OREGGIA
Da Tuttosport di mercoledì 9 Maggio 2007
Assieme ai 33 milioni di euro che la Casa Madre erogherà alla Juventus nei prossimi tre anni, va necessariamente evidenziata una frase a corredo dell’accordo di sponsorizzazione noto da tempo ma santificato a livello di firma solo ieri. Frase che l’amministratore delegato Jean Claude Blanc ha consegnato alla dimensione asettica di un comunicato stampa congiunto: «Fiat Group sarà un partner fondamentale con il quale costruire il prossimo futuro: il modo in cui il suo management ha saputo ridare slancio ai marchi del Gruppo è un esempio al quale vorremmo ispirare il nostro lavoro». Tenuto conto dei risultati raggiunti da Fiat sotto la gestione Montezemolo-Marchionne, è quasi impossibile non dare ragione a Blanc. Egli magari non avrà una grande competenza specifica di calcio non a caso si è fatto affiancare dal consulente Roberto Bettega - però possiede uno spiccato senso della realtà e, proprio per questo, fin dall’inizio del suo mandato si è tenuto alla larga dalle iperboli, dalle chiacchiere in libertà, dalle promesse. Non tutti lo hanno imitato nel club e le conseguenze di questo easy speaking hanno innescato una frammentazione delle posizioni interne. Invece, come è accaduto alla Fiat dopo la scomparsa di Umberto Agnelli, anche alla Juventus c’è bisogno di compattezza, unità di intenti, coraggio. Il coraggio di agire, il coraggio di prendere decisioni in controtendenza, il coraggio di avere coraggio. Insomma, lo «slancio» di cui sopra.
Blanc, nel pieno rispetto del suo codice genetico transalpino, la settimana scorsa ha indossato i panni di Richelieu: ha ricucito lo strappo tra Deschamps e Secco, cioè tra allenatore e direttore sportivo, ha imposto il silenzio a entrambi, ha ricordato ai dipendenti che prima degli interessi personali ci sono le esigenze aziendali. Ben fatto. Ora tutti i tifosi bianconeri si aspettano che, con in mano parte dei denari dell’aumento di capitale (105 milioni) e il ricavato del primo anno di partnership commerciale con il Gruppo, il manager di Chambery sia capace di scimmiottare Sergio Marchionne, suo omologo in Fiat. Cioè che tagli, cambi, sposti, giri, rigiri e non abbia timore di investire. Grygera, Salihamidzic e Criscito sono l’inizio, un buon inizio, adesso però deve venire il resto. Pavel Nedved si è schierato con Deschamps, ma ha pure confessato attingendo dal pozzo della consueta schiettezza che ci vogliono almeno quattro acquisti di spessore per riappropriarsi della competitività decapitata dalle conseguenze catastrofiche di Calciopoli. Altrimenti lo scudetto rischia di diventare davvero «un’utopia», nella definizione tout court del tecnico di Bayonne. E la Juventus non si può permettere di rincorrere le chimere.
VITTORIO OREGGIA
Da Tuttosport di mercoledì 9 Maggio 2007
Assieme ai 33 milioni di euro che la Casa Madre erogherà alla Juventus nei prossimi tre anni, va necessariamente evidenziata una frase a corredo dell’accordo di sponsorizzazione noto da tempo ma santificato a livello di firma solo ieri. Frase che l’amministratore delegato Jean Claude Blanc ha consegnato alla dimensione asettica di un comunicato stampa congiunto: «Fiat Group sarà un partner fondamentale con il quale costruire il prossimo futuro: il modo in cui il suo management ha saputo ridare slancio ai marchi del Gruppo è un esempio al quale vorremmo ispirare il nostro lavoro». Tenuto conto dei risultati raggiunti da Fiat sotto la gestione Montezemolo-Marchionne, è quasi impossibile non dare ragione a Blanc. Egli magari non avrà una grande competenza specifica di calcio non a caso si è fatto affiancare dal consulente Roberto Bettega - però possiede uno spiccato senso della realtà e, proprio per questo, fin dall’inizio del suo mandato si è tenuto alla larga dalle iperboli, dalle chiacchiere in libertà, dalle promesse. Non tutti lo hanno imitato nel club e le conseguenze di questo easy speaking hanno innescato una frammentazione delle posizioni interne. Invece, come è accaduto alla Fiat dopo la scomparsa di Umberto Agnelli, anche alla Juventus c’è bisogno di compattezza, unità di intenti, coraggio. Il coraggio di agire, il coraggio di prendere decisioni in controtendenza, il coraggio di avere coraggio. Insomma, lo «slancio» di cui sopra.
Blanc, nel pieno rispetto del suo codice genetico transalpino, la settimana scorsa ha indossato i panni di Richelieu: ha ricucito lo strappo tra Deschamps e Secco, cioè tra allenatore e direttore sportivo, ha imposto il silenzio a entrambi, ha ricordato ai dipendenti che prima degli interessi personali ci sono le esigenze aziendali. Ben fatto. Ora tutti i tifosi bianconeri si aspettano che, con in mano parte dei denari dell’aumento di capitale (105 milioni) e il ricavato del primo anno di partnership commerciale con il Gruppo, il manager di Chambery sia capace di scimmiottare Sergio Marchionne, suo omologo in Fiat. Cioè che tagli, cambi, sposti, giri, rigiri e non abbia timore di investire. Grygera, Salihamidzic e Criscito sono l’inizio, un buon inizio, adesso però deve venire il resto. Pavel Nedved si è schierato con Deschamps, ma ha pure confessato attingendo dal pozzo della consueta schiettezza che ci vogliono almeno quattro acquisti di spessore per riappropriarsi della competitività decapitata dalle conseguenze catastrofiche di Calciopoli. Altrimenti lo scudetto rischia di diventare davvero «un’utopia», nella definizione tout court del tecnico di Bayonne. E la Juventus non si può permettere di rincorrere le chimere.
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