EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di domenica 13 Maggio 2007
Condivido quanto negli ultimi giorni dice e pensa Didier Deschamps. Forse perché ha capito di non poter sopportare le pressioni di ( e su) questa Juve; forse perché, come anticipato ieri da Tuttosport, la panchina del Lione sarebbe in procinto di liberarsi ( Gerard Houllier è tentato dalla Dinamo Kiev) e una telefonata magari è già arrivata ( o magari arriverà), ma di sicuro il francese appare più freddo e realista a proposito del suo futuro bianconero. Secondo me ha ragione e per due motivi. Il primo: Alessio Secco e Roberto Bettega, anime della precedente gestione strettamente connesse e, soprattutto, gestori assoluti del mercato, effettivamente non gli hanno fornito, non hanno intenzione di fornirgli o, più semplicemente, non possono fornirgli né il sostegno che derivi dalla considerazione, né i calciatori che discendano dal mercato. Ignoriamo perché si comportino in questo modo, ma se è certo che pure i tifosi se ne sono accorti, e ieri hanno manifestato contro di loro in maniera esplicita, è altrettanto certo che Deschamps non avrà chi e quanto chiesto. Secondo motivo: da tempo l’allenatore ha capito che restare alla Juve senza poter ( o voler) credere al rafforzamento, oltre che rinunciando alla lotta al titolo in modo così plateale da definirla pura « utopia » , significa per lui correre un rischio altissimo. Aggiungeteci un dato, non proprio secondario, sul basso gradimento espresso da chi scrive e da questo giornale ( che conta più di qualsiasi altra testata relativamente al mondo Juve) nei suoi confronti e arriverete alle conclusioni cui Deschamps sta arrivando. Il Lione, per prestigio e risultati, potrebbe costituire una grande opportunità. L’unica di grande livello. Anche perché – Deschamps mi perdoni, nonostante ai suoi occhi io appaia imperdonabile – sono certo che lui, in Italia, mercato non ne avrebbe in serie Ae meno che mai, per ragioni di costi, lo avrebbe in serie B. Ecco perché, quando qualche giorno fa ne ho chiesto l’allontanamento, mi sono permesso di scrivere che in Italia ci sono almeno trenta allenatori migliori di lui. Tuttavia avrei dovuto essere più preciso e scrivere che nessuna società italiana, di A e B, gli offrirebbe un contratto, nonostante i punti realizzati e la promozione, virtualmente raggiunta, con la Juve. Tutto questo non significa che Deschamps non possa essere apprezzato da tanta brava gente ( juventina e non), nonostante ogni tanto la sua squadra si faccia trovare impreparata sui calci piazzati ( clamorosa, e documentata da Tuttosport, l’amnesia da angolo di Cesena, quando il tecnico disse che gli avversari erano più alti e non era vero) e poche volte sia persuasiva sul piano della manovra. Ma, si sa, l’Italia è un paese così straordinario che anche i francesi vi si adattano attingendo alle contraddizioni. Deschamps, per esempio, si lamenta che quando si tratta di Juve, si parli di tutto tranne che di calcio. Quando poi trova qualcuno che ne vuole parlare, si defila. O, peggio, si offende. Nulla di sorprendente. Anch’io pensavo che il presidente Giovanni Cobolli Gigli fosse più drastico e, se me lo permette, più convincente sul caso- Capobianco. Invece, rispondere che quelli denunciati dall’ex dipendente Juve, in causa con il club, erano fatti noti, mi è sembrato poco solare. Capobianco dovrà dimostrarli, questo sì, ma il presidente del nuovo corso non li poteva né conoscere né, in caso contrario, tacere. Forse è solo disattenzione. Ma, visto il massiccio dispiegamento mediatico anti- Juve, nessuno – tantomeno il capo – può permettersi di abbassare la guardia. O, peggio, di trascurare i dettagli.
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di domenica 13 Maggio 2007
Condivido quanto negli ultimi giorni dice e pensa Didier Deschamps. Forse perché ha capito di non poter sopportare le pressioni di ( e su) questa Juve; forse perché, come anticipato ieri da Tuttosport, la panchina del Lione sarebbe in procinto di liberarsi ( Gerard Houllier è tentato dalla Dinamo Kiev) e una telefonata magari è già arrivata ( o magari arriverà), ma di sicuro il francese appare più freddo e realista a proposito del suo futuro bianconero. Secondo me ha ragione e per due motivi. Il primo: Alessio Secco e Roberto Bettega, anime della precedente gestione strettamente connesse e, soprattutto, gestori assoluti del mercato, effettivamente non gli hanno fornito, non hanno intenzione di fornirgli o, più semplicemente, non possono fornirgli né il sostegno che derivi dalla considerazione, né i calciatori che discendano dal mercato. Ignoriamo perché si comportino in questo modo, ma se è certo che pure i tifosi se ne sono accorti, e ieri hanno manifestato contro di loro in maniera esplicita, è altrettanto certo che Deschamps non avrà chi e quanto chiesto. Secondo motivo: da tempo l’allenatore ha capito che restare alla Juve senza poter ( o voler) credere al rafforzamento, oltre che rinunciando alla lotta al titolo in modo così plateale da definirla pura « utopia » , significa per lui correre un rischio altissimo. Aggiungeteci un dato, non proprio secondario, sul basso gradimento espresso da chi scrive e da questo giornale ( che conta più di qualsiasi altra testata relativamente al mondo Juve) nei suoi confronti e arriverete alle conclusioni cui Deschamps sta arrivando. Il Lione, per prestigio e risultati, potrebbe costituire una grande opportunità. L’unica di grande livello. Anche perché – Deschamps mi perdoni, nonostante ai suoi occhi io appaia imperdonabile – sono certo che lui, in Italia, mercato non ne avrebbe in serie Ae meno che mai, per ragioni di costi, lo avrebbe in serie B. Ecco perché, quando qualche giorno fa ne ho chiesto l’allontanamento, mi sono permesso di scrivere che in Italia ci sono almeno trenta allenatori migliori di lui. Tuttavia avrei dovuto essere più preciso e scrivere che nessuna società italiana, di A e B, gli offrirebbe un contratto, nonostante i punti realizzati e la promozione, virtualmente raggiunta, con la Juve. Tutto questo non significa che Deschamps non possa essere apprezzato da tanta brava gente ( juventina e non), nonostante ogni tanto la sua squadra si faccia trovare impreparata sui calci piazzati ( clamorosa, e documentata da Tuttosport, l’amnesia da angolo di Cesena, quando il tecnico disse che gli avversari erano più alti e non era vero) e poche volte sia persuasiva sul piano della manovra. Ma, si sa, l’Italia è un paese così straordinario che anche i francesi vi si adattano attingendo alle contraddizioni. Deschamps, per esempio, si lamenta che quando si tratta di Juve, si parli di tutto tranne che di calcio. Quando poi trova qualcuno che ne vuole parlare, si defila. O, peggio, si offende. Nulla di sorprendente. Anch’io pensavo che il presidente Giovanni Cobolli Gigli fosse più drastico e, se me lo permette, più convincente sul caso- Capobianco. Invece, rispondere che quelli denunciati dall’ex dipendente Juve, in causa con il club, erano fatti noti, mi è sembrato poco solare. Capobianco dovrà dimostrarli, questo sì, ma il presidente del nuovo corso non li poteva né conoscere né, in caso contrario, tacere. Forse è solo disattenzione. Ma, visto il massiccio dispiegamento mediatico anti- Juve, nessuno – tantomeno il capo – può permettersi di abbassare la guardia. O, peggio, di trascurare i dettagli.
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