Saturday, May 05, 2007

LE VERITA' DI DE SANTIS OSCURATE DAL SOLITO GIORNALE ROSA

LUCIANO MOGGI
Da Libero di venerdì 4 Maggio 2007

Le verità di De Santis oscurate dal solito giornale rosa...
Caro Luciano, non ti sarà sfuggita la maniera con la quale la "Gazzetta" ha annacquato le rivelazioni dell'ex arbitro De Santis rilasciate alla trasmissione "Lunedì di Rigore" di "Antenna 3". Solo un "piedino" in pagina (quasi non si vedeva), e innumerevoli omissis . De Santis ha chiamato in causa il defunto presidente dell'inter Facchetti, includendolo tra quelli che lo chiamavano spesso (e questo la Rosea lo ha riportato), e ha detto una cosa assai più importante che più o meno suonava così: "Perché sono state rese note le mie telefonate con l'ex vicepresidente della Figc Mazzini e con l'ex designatore Bergamo, ma non risultano quelle con Facchetti e con Meani?". Su questa domanda la Gazzetta ha glissato, mentre è proprio questo l'aspetto più inquietante di "Calciopoli". Non risulta una sola telefonata effettuata da dirigenti interisti e considerando che le intercettazioni sono state fatte dalla Telecom (legata come si sa strettamente all'inter) a questo punto chiunque può tirare le sue conclusioni. Per fortuna c'è un'inchiesta in corso per sbrogliare la "ragnatela" tessuta da Telecom e mi auguro che prima o poi sapremo tutto ciò che c'è da sapere. Un'ultima cosa: ho pieno rispetto verso la memoria di Facchetti, ma non per questo ho intenzione di vedere occultata la verità. Non si può cancellare tutto quello che di "non regolamentare" (vogliamo dirla così?) è successo solo perché è scomparsa una persona. Se De Santis non avesse vissuto realmente quello che dice non avrebbe chiamato in causa un monumento come Giacinto Facchetti. Non si può glorificare una persona solo perché è scomparsa prematuramente, nè si può far finta di nulla soprattutto se certe omissioni danneggiano - come pare - persone cui bisogna riconoscere il pieno diritto di difendersi. Io la penso esattamente come De Santis, ed è anche la logica che lo dice: "questo era il clima di quei tempi - ha dichiarato l'ex fischietto tutti i dirigenti parlavano con gli arbitri". Ma siccome c'è un giornale che si è bloccato su "Moggiopoli", appellando così anche ciò che con te, caro Luciano, non c'entra niente, ecco che per questo motivo la Gazzetta cancella tutto ciò che non rientra in questo scenario. Eppure - qualcuno mi corregga se sbaglio - Calciopoli ha coinvolto decine e decine di persone. Ho letto a riguardo una tua risposta ad una lettera e sono d'accordo con te: il direttore della rosea fece una certa marcia indietro sul termine "Moggiopoli", quasi (dico quasi) chiedendo scusa. Il vicedirettore, anzi uno dei molti vicedirettori, rimette il puzzle a posto. Ma quale precisazione, "Moggiopoli puntualizza - è il termine giusto". Caro Luciano, non sono d'accordo neanche tra loro. A questo punto è chiaro che le rivelazioni di De Santis possono solo dare fastidio all'impalcatura pre-costruita. Immagino quale spazio sarebbe stato dato alle stesse se avessero aperto nuove porte nel castello di accuse costruito intorno a te. Che brutto mondo, caro Luciano.
Caro lettore, dispiace molto anche a me, lo dico sinceramente, se le circostanze portano a chiamare in causa Giacinto Facchetti. Portiamo tutti rispetto verso la sua memoria ma - faccio mia la tua osservazione - se questo rispetto porta ad avere una visione sbagliata di ciò che è realmente accaduto, se rende oscuri alcuni passi fondamentali del cosiddetto "calcio scandalo", allora credo sia il caso di tirare il capo a terra anche quando entra in conflitto con quella memoria. Sono d'accordo con te: De Santis avrebbe taciuto se non si fosse trattato di cose vere. Non risultano certe intercettazioni? Tocchi un tasto che mi ferisce profondamente. Un lettore tempo fa mi chiese perché erano stati intercettati solo i miei telefoni e cosa sarebbe potuto emergere ascoltando le telefonate effettuate da altri dirigenti di altre società. E' una bella domanda, legittima tra l'altro, ma non aveva risposta allora e non ce l'ha neanche adesso. Purtroppo.
Ogni occasione è buona per parlar male di Moggi
Caro Luciano, vedo che per il grande quotidiano sportivo filo-interista "Gazzetta dello Sport" non c'è mai limite agli eccessi. Se la sono presa con te, stampigliando l'etichetta "Moggiopoli" anche per una questione di "figurine flop", come le chiamano. In più, notizia di oggi, hanno replicato utilizzando il solito termine per trattare il caso-Basso. A me sembra veramente troppo. Tu cosa ne pensi? EMILIO C.
Caro Emilio, della vicenda "figurine flop" non so niente. Non faceva parte delle cose di cui mi occupavo. Il fatto che la si sia voluta etichettare con il termine "Moggiopoli" da parte del solito giornale mi sembra alquanto ridicolo. Confido in un rapido ritorno alla serietà e non dico altro. Stesso discorso per il "caso-Basso": cosa c'entreranno il ciclista varesino e i suoi guai con "Moggiopoli" non è dato sapere. Chiediamo lumi a quei simpaticoni della Rosea.
Tronchetti Provera dice la sua su inter e Juve: che coraggio!
Egregio Direttore, che l'Italia fosse la Repubblica delle banane era risaputo, e da tempo. Ma se a qualcuno fosse rimasto il dubbio che tale affermazione potesse essere il solito luogo comune da utilizzare nelle scorribande al bar con gli amici, sappiate che questo dubbio è stato spazzato via definitivamente alcuni giorni fa. L'episodio decisivo a supporto di tale bananesca affer mazione è stato gentilmente fornito da una delirante intervista dell'ormai ex presidente di Telecom, Marco Tronchetti Provera. Il personaggio in questione è apparso sui giornali ma anche e soprattutto in tv, indossando uno splendida giacca da vela blu e facendosi contornare dallo scintillante paesaggio della Baia di Portofino. E' stato un brutto colpo! Da quello che avevo letto in giro, su Internet e sui giornali, mi era parso di capire che il soggetto in questione si fosse reso protagonista di fatti gravi e invece me lo ritrovo fresco come una rosa appena rientrato da una bella passeggiata in barca a vela. E' vero che in Italia, in televisione, possono andare tutti, tuttavia mi sarei aspettato che, avendo bruciato i risparmi di migliaia di azionisti Telecom, costui avesse rinunciato, per pudore, alla ribalta delle telecamere come a suo tempo aveva rinunciato il buon Tanzi dopo lo scandalo Parmalat. Devo essere sincero. Se lo avessi visto in barca, anzichè sul molo, avrei pensato a una sua fuga imminente, magari in direzione-Tunisia, per cercare rifugio dai suoceri. Invece, dopo aver messo su una specie di servizio segreto parallelo, dopo aver intercettato mezza Italia, ecco che il Tronchetti durante l'intervista trova tempo e modo per parlare di calcio e per affermare (con lo sguardo da Santa Maria Goretti) che attende impaziente il prossimo anno per ritrovare la Juventus in serie A e, da tifoso e munifico sponsor dell'inter, di affrontarla senza trucchi e inganni. Capisce Direttore, "senza trucchi ed inganni". Ma a chi si riferisce? Forse vuol parlare del passaporto falso di Recoba? O forse della vendita fasulla del marchio della sua squadra? Oppure delle plusvalenze e dei bilanci del suo amicone Moratti? O forse - ma bisogna pensare proprio male - si riferisce alla madre di tutti "i trucchi e gli inganni": le intercettazioni di Calciopoli, eseguite e modellate da quei buontemponi di Tavaroli e Cipriani? Mi aiuti lei direttore, mi aiuti a capire a chi si riferisce Il Tronchetto della banana italica quando parla di "trucchi ed inganni". Con stima, REMO A.
Caro Remo, Marco Tronchetti Provera avrebbe fatto meglio a risparmiarsi un'uscita di quel genere. Chi ha tanti guai da fronteggiare - e in questo i giornali sono tutti d'accordo - dovrebbe preoccuparsi più del suo orticello invece che cercare di impartire lezioni agli altri. Parlava solo di calcio? E cosa significa? Doveva stare attento a non scivolare. Il problema è che il largo entusiasmo cresciuto intorno allo scudetto dell'inter sembra aver generato un'Italia completamente nerazzurra. Nessuno si ricorda più delle "marachelle" interiste - le catalogo così - perché diversamente Moratti si potrebbe offendere, e nessuno in questo momento può turbare il grande presidente nerazzurro. Sono un po' ironico, ma via, in quest'Italia degli eccessi, si è fatto un grande eccesso di questo scudetto, che andava apprezzato ma non nella misura debordante com'è stato fatto. A questa coda di plaudenti si è voluto unire anche Tronchetti Provera, forse per mettere un po' da parte i suoi guai e i suoi problemi. Contento lui, ma la scivolata c'è stata e da quel pulpito, come dici tu, non doveva starci.
Ancelotti e la partita perfetta Che spettacolo i rossoneri
Caro Luciano, da buon milanista ho assistito (dal vivo!) all'impresa di Kakà e compagni contro il Manchester. Una prestazione superba, incredibile, che proietta la squadra di Ancelotti all'ennesima euro-finale nonostante i tentativi del Palazzo di affondare il Diavolo (Rossi non voleva nemmeno farci partecipare alla Champions...). Domanda: senza gli otto punti di penalizzazione il Milan avrebbe potuto lottare per lo scudetto? NICOLA PEZZATI
Caro Nicola, la domanda è legittima e proverò a risponderti con chiarezza. Il Milan visto in campo mercoledì avrebbe annientato chiunque. Bravissimo Ancelotti, che ha interpretato la partita al meglio; perfetti i giocatori, concentrati e decisi come raramente mi è capitato di vedere su un campo da calcio. Ti dico la mia: è vero, senza la penalizzazione il Milan avrebbe potuto lottare con l'inter un po' di più, ma non avrebbe vinto comunque lo scudetto. Di contro, senza la rabbia accumulata in mesi e mesi di ingiustizie, forse i rossoneri non avrebbero disputato una partita perfetta come quella di mercoledì. Sono solo supposizioni, ma quel che conta è il risultato. Il Milan ha un'occasione d'oro per vendicarsi della finale persa due anni fa; il calcio italiano, invece, dopo aver vinto il mondiale può confermarsi ai vertici nonostante sia ancora più che convalescente.

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