EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di giovedì 10 Maggio 2007
L'ordine regna a Babele. Dove ciascuno parla la propria lingua, naturalmente diversa da quella degli altri, come ampiamente dimostrato dall’uso del termine utopia. Dove Jean Claude Blanc si affretta a riconfermare Didier Deschamps (lo fa praticamente a giorni alterni) senza che ce ne sia bisogno, perché nemmeno ufficiosamente l’allenatore francese è stato messo in discussione, ma se l’amministratore delegato o il presidente s’intendessero anche di sistemi di gioco e di schemi da calcio piazzato, avrebbero già provveduto. Babele è quel luogo dove, fino a due giorni fa, Frings era ritenuto un centrocampista fondamentale e, di fatto, già acquistato, mentre ieri si è scoperto che non verrà più.
Io non so se a livello professionistico e, in particolare, all’interno della nuova-Juve, le squadre si costruiscano così. O se, invece, come credo, si debba partire da un’idea di modulo, da un progetto di inserimenti, dallo sviluppo di diverse compatibilità, dalla valorizzazione del patrimonio, dalla considerazione per i giovani.
Sinceramente penso ad una Juve non utopistica, quindi competitiva anche per lo scudetto, se saprà trattenere non solo Buffon, ma anche Trezeguet (perché nessuno gli ha offerto il rinnovo?), oltre che Nedved e Del Piero. Sono più scettico a proposito di Camoranesi – questioni di maturità, di comportamento, di adesione alla maglia – tuttavia non si può negarne l’utilità. Poi, guardando l’anagrafe, c’è una sola mossa da compiere: avanti con i giovani che già ci sono e meritano (Palladino, Marchisio, Paro, Venitucci) e avanti soprattutto con Domenico Criscito, 20 anni, difensore rivelazione del Genoa delle meraviglie, allenato da Gasperini, uno che con l’organico di Deschamps avrebbe fatto venir la voglia anche di andare allo stadio, non di scappare. Se la Juventus ha sborsato 7 milioni di euro per Criscito vuol dire che, non solo ci crede, ma lo considera, a buon diritto, elemento dotato di imminente futuro. Che senso avrebbe darlo in prestito se è bravo e dunque potrebbe da subito cominciare a fare il centrale indifferentemente con Zebina, Legrottaglie, Chiellini, Boumsong e, forse, Grygera? Perché cercare altrove e, soprattutto, perché cercare trentenni o trentunenni a caccia del loro ultimo, lucroso contratto?
Per me, avere un progetto, significa questo. E avere un allenatore vuol dire confrontarsi con un interlocutore che quel progetto condivida, sorregga e accresca. Con Deschamps, invece, temo che, una volta saltato Frings, arrivi Giuly (del tutto diverso dal tedesco) e però autocandidatosi proprio perché francese – è un idioma molto parlato in società – e amico dei francesi. Anche questo – quello di andar per connazionali – può essere un metodo, ma non sono convinto sia il più produttivo. Iaquinta, per esempio, è italiano ed è anche un buon giocatore, nonostante esca da un campionato modesto. Huntelaar, invece, è olandese, ma ha quattro anni meno di lui e, secondo me, più rabbia per sfondare.
Certo, mi rendo conto che un progetto sarebbe indispensabile. Un allenatore anche. E, forse, ancora qualcos’altro, qualcun altro.
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di giovedì 10 Maggio 2007
L'ordine regna a Babele. Dove ciascuno parla la propria lingua, naturalmente diversa da quella degli altri, come ampiamente dimostrato dall’uso del termine utopia. Dove Jean Claude Blanc si affretta a riconfermare Didier Deschamps (lo fa praticamente a giorni alterni) senza che ce ne sia bisogno, perché nemmeno ufficiosamente l’allenatore francese è stato messo in discussione, ma se l’amministratore delegato o il presidente s’intendessero anche di sistemi di gioco e di schemi da calcio piazzato, avrebbero già provveduto. Babele è quel luogo dove, fino a due giorni fa, Frings era ritenuto un centrocampista fondamentale e, di fatto, già acquistato, mentre ieri si è scoperto che non verrà più.
Io non so se a livello professionistico e, in particolare, all’interno della nuova-Juve, le squadre si costruiscano così. O se, invece, come credo, si debba partire da un’idea di modulo, da un progetto di inserimenti, dallo sviluppo di diverse compatibilità, dalla valorizzazione del patrimonio, dalla considerazione per i giovani.
Sinceramente penso ad una Juve non utopistica, quindi competitiva anche per lo scudetto, se saprà trattenere non solo Buffon, ma anche Trezeguet (perché nessuno gli ha offerto il rinnovo?), oltre che Nedved e Del Piero. Sono più scettico a proposito di Camoranesi – questioni di maturità, di comportamento, di adesione alla maglia – tuttavia non si può negarne l’utilità. Poi, guardando l’anagrafe, c’è una sola mossa da compiere: avanti con i giovani che già ci sono e meritano (Palladino, Marchisio, Paro, Venitucci) e avanti soprattutto con Domenico Criscito, 20 anni, difensore rivelazione del Genoa delle meraviglie, allenato da Gasperini, uno che con l’organico di Deschamps avrebbe fatto venir la voglia anche di andare allo stadio, non di scappare. Se la Juventus ha sborsato 7 milioni di euro per Criscito vuol dire che, non solo ci crede, ma lo considera, a buon diritto, elemento dotato di imminente futuro. Che senso avrebbe darlo in prestito se è bravo e dunque potrebbe da subito cominciare a fare il centrale indifferentemente con Zebina, Legrottaglie, Chiellini, Boumsong e, forse, Grygera? Perché cercare altrove e, soprattutto, perché cercare trentenni o trentunenni a caccia del loro ultimo, lucroso contratto?
Per me, avere un progetto, significa questo. E avere un allenatore vuol dire confrontarsi con un interlocutore che quel progetto condivida, sorregga e accresca. Con Deschamps, invece, temo che, una volta saltato Frings, arrivi Giuly (del tutto diverso dal tedesco) e però autocandidatosi proprio perché francese – è un idioma molto parlato in società – e amico dei francesi. Anche questo – quello di andar per connazionali – può essere un metodo, ma non sono convinto sia il più produttivo. Iaquinta, per esempio, è italiano ed è anche un buon giocatore, nonostante esca da un campionato modesto. Huntelaar, invece, è olandese, ma ha quattro anni meno di lui e, secondo me, più rabbia per sfondare.
Certo, mi rendo conto che un progetto sarebbe indispensabile. Un allenatore anche. E, forse, ancora qualcos’altro, qualcun altro.
No comments:
Post a Comment