Friday, May 11, 2007

NE’ UOMINI, NE’ IDEE

EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di giovedì 10 Maggio 2007

L'ordine regna a Babele. Dove ciascuno parla la propria lingua, naturalmente diversa da quella degli altri, come ampiamente dimostrato dall’uso del termine utopia. Dove Jean Claude Blanc si affretta a riconfermare Didier Deschamps (lo fa praticamente a giorni alterni) senza che ce ne sia bisogno, perché nemmeno ufficiosamente l’allenatore francese è stato messo in discussione, ma se l’amministratore delega­to o il presidente s’intendessero anche di sistemi di gioco e di schemi da calcio piazzato, avrebbero già provveduto. Babele è quel luogo dove, fino a due gior­ni fa, Frings era ritenuto un centrocampista fonda­mentale e, di fatto, già acquistato, mentre ieri si è sco­perto che non verrà più.
Io non so se a livello professionistico e, in particolare, all’interno della nuova-Juve, le squadre si costruisca­no così. O se, invece, come credo, si debba partire da un’idea di modulo, da un progetto di inserimenti, dal­lo sviluppo di diverse compatibilità, dalla valorizzazio­ne del patrimonio, dalla considerazione per i giovani.
Sinceramente penso ad una Juve non utopistica, quin­di competitiva anche per lo scudetto, se saprà tratte­nere non solo Buffon, ma anche Trezeguet (perché nes­suno gli ha offerto il rinnovo?), oltre che Nedved e Del Piero. Sono più scettico a proposito di Camoranesi – questioni di maturità, di comportamento, di adesione alla maglia – tuttavia non si può negarne l’utilità. Poi, guardando l’anagrafe, c’è una sola mossa da compie­re: avanti con i giovani che già ci sono e meritano (Pal­ladino, Marchisio, Paro, Venitucci) e avanti soprattut­to con Domenico Criscito, 20 anni, difensore rivelazio­ne del Genoa delle meraviglie, allenato da Gasperini, uno che con l’organico di Deschamps avrebbe fatto ve­nir la voglia anche di andare allo stadio, non di scap­pare. Se la Juventus ha sborsato 7 milioni di euro per Criscito vuol dire che, non solo ci crede, ma lo consi­dera, a buon diritto, elemento dotato di imminente fu­turo. Che senso avrebbe darlo in prestito se è bravo e dunque potrebbe da subito cominciare a fare il cen­trale indifferentemente con Zebina, Legrottaglie, Chiel­lini, Boumsong e, forse, Grygera? Perché cercare al­trove e, soprattutto, perché cercare trentenni o trentu­nenni a caccia del loro ultimo, lucroso contratto?
Per me, avere un progetto, significa questo. E avere un allenatore vuol dire confrontarsi con un interlocutore che quel progetto condivida, sorregga e accresca. Con Deschamps, invece, temo che, una volta saltato Frings, arrivi Giuly (del tutto diverso dal tedesco) e però au­tocandidatosi proprio perché francese – è un idioma molto parlato in società – e amico dei francesi. Anche questo – quello di andar per connazionali – può essere un metodo, ma non sono convinto sia il più produttivo. Iaquinta, per esempio, è italiano ed è anche un buon giocatore, nonostante esca da un campionato modesto. Huntelaar, invece, è olandese, ma ha quattro anni me­no di lui e, secondo me, più rabbia per sfondare.
Certo, mi rendo conto che un progetto sarebbe indi­spensabile. Un allenatore anche. E, forse, ancora qual­cos’altro, qualcun altro.

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