Tuesday, May 01, 2007

DE SANTIS: "MOGGI NON CHIAMAVA MAI, FACCHETTI INVECE..."

ALBERTO PASTORELLA
Da Tuttosport di martedì 1 Maggio 2007

MILANO. Aveva assistito in silenzio all’esplosione di Calcio­poli 2, alle nuove rivelazioni sulle schede estere e ai tabula­ti che avrebbero ricostruito le chiamate della “ Cupola” in prossimità delle gare più importanti. Ma ieri sera, interve­nendo alla trasmissione “ Lunedì di rigore”, su Antenna 3, Massimo De Santis ha lanciato pesanti accuse al Milan e al­l’inter. Aprendo nuovi e inquietanti scenari su un periodo del calcio italiano sul quale non si riesce proprio a scrivere la pa­rola fine. In collegamento da Roma, De Santis ha innanzi­tutto preso le distanze da Luciano Moggi, presente nello stu­dio di Milano: « Moggi era uno dei pochi dirigenti che non mi chiamava mai » . E questo, pur non essendoci effettivamente alcuna intercettazione diretta tra i due, è certamente singo­lare visti i rapporti che la giustizia sportiva e quella ordina­ria hanno ricostruito. Ma sono altre le frasi destinate a la­sciare il segno: « Sono stato in rispettoso silenzio per un an­no. Però non mi va di passare per l’unico fregnone, come se fossi l’unico sprovveduto. Se ci vengono a dire che tutto era disonesto e che adesso hanno vinto perché non c’è più la ban­da dei disonesti, allora non mi sta più bene e devo parlare. E allora dico che tutti i dirigenti mi chiamavano » . Già, tutti però è un po’ generico. E allora De Santis va nel dettaglio: «Mi chiamava Facchetti, certo. Era uno dei più assidui, e una vol­ta la sua chiamata è stata al limite del lecito. Sì, mi spiace che Facchetti non ci sia più, ma così stanno le cose. E Moratti sa bene come erano i miei rapporti con Facchetti. Ma parlia­mo anche di Meani: un altro di quelli che mi chiamavano tutti i giorni. E mi vien da ridere a pensare che hanno volu­to far passare Meani quasi come uno che puliva gli spoglia­toi di San Siro, nel Milan. Se Meani era quello, io allora a San Siro andavo non ad arbitrare, ma a staccare i biglietti. La ve­rità è che questo era il clima di quei tempi: tutti i dirigenti parlavano con gli arbitri » . Ma la domanda più inquietante e alla quale, in effetti, qualcuno dovrebbe dare una risposta è la seguente, che De Santis ha posto con forza: « Perché ci so­no le mie telefonate con Mazzini, con Bergamo, e non c’è nessuna registrazione delle mie telefonate con Facchetti e con Meani? Perché Meani è registrato quando parla con Gal­liani, o con Collina, e non quando parla con me? » . La rispo­sta, forse, arriverà dall’inchiesta, se mai un giorno verrà chiu­sa e si arriverà ad una verità. Nel mentre, quelle domande di De Santis, al momento, restano senza risposta. e danno ra­gione sia a chi, come l’ex arbitro, insinua una selezione nel­le intercettazioni, sia a chi, come “ gli onesti”, sostiene che quelle telefonate in realtà non ci sono mai state.

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