EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di mercoledì 30 Maggio 2007
Tutto e tutti su Lippi. Dai tifosi alla famiglia Agnelli perché è con lui e solo con lui che la Juve vuole ricominciare. Pare che di nuovo, rispetto ai giorni precedenti, ci sia il sì di Lippi, ma che di vecchio, cioè di già conosciuto e di immodificabile, rimanga il quando: non subito, ma tra cinque mesi. Ora, come quasi tutti sanno, il quando non è esattamente una questione secondaria. Non lo è per Lippi che vuole e spera che quel tempo sia sufficiente per chiarire la vicenda giudiziaria del figlio Davide ( affare Gea). Non lo è per la Juve, né per l’allenatore che dovrebbe gestire la vacatio, perché è proprio nella fase preparatoria della gestione tecnica che si cementa il gruppo, si conoscono a fondo i giocatori, vengono misurate le loro caratteristiche e eventualmente rese compatibili al progetto tattico ( altri, o in altri casi, preferiscono il contrario), sviluppato il piano di intervento in rapporto agli obiettivi. Insomma, l’intera fase di impostazione si fa dal primo giorno di ritiro all’inizio del campionato.
Ora se è perfettamente legittimo e sommamente responsabile da parte di un padre fare da presidio alla propria famiglia, è altrettanto necessario che una società di calcio – per di più se si chiama Juventus e se ha bisogno e volontà di riemergere dalla melma di uno scandalo comunque ignominioso – esiga la massima disponibilità di chi la guida fin da subito. L’allenatore, ormai in tutte le discipline sportive, sta assumendo una rilevanza fondamentale. Infatti, non è più soltanto l’uomo che deve gestire le risorse umane di una squadra, ma l’uomo che si mette in sintonia con la società per condividere tutta una serie di scelte e atteggiamenti.
Confermo le parole di chi, come l’azzurro- romanista Simone Perrotta, sostiene che Lippi rappresenti la Juve più di qualsiasi altro tecnico e che – questo lo dico io – pure l’avversione a Lippi, naturalmente prima che iniziasse l’avventura tedesca della Nazionale, rafforzava emblematicamente la natura dell’uomo e la sua provenienza. Dunque è sacrosanto e unanimemente sostenibile che la Juve voglia Lippi ad ogni costo, ma non può accettare di averlo a ottobre o addirittura più avanti. Se così fosse, infatti, finirebbe per essere acuita, e magari cronicizzata, la crisi tecnica aperta da Deschamps; per congelare e, quindi, depotenziare l’entusiasmo dei tifosi; per regalare ulteriore perplessità ai giocatori in organico e a quelli disponibili a trasferirsi in maglia bianconera.
Non resta che una strada: convincere Lippi a prendere la Juve da luglio. Non c’è nessuna ragione perché un professionista serio, onesto e capace, debba temere alcunché. Né per il figlio, né dagli uomini che devono giudicare.
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di mercoledì 30 Maggio 2007
Tutto e tutti su Lippi. Dai tifosi alla famiglia Agnelli perché è con lui e solo con lui che la Juve vuole ricominciare. Pare che di nuovo, rispetto ai giorni precedenti, ci sia il sì di Lippi, ma che di vecchio, cioè di già conosciuto e di immodificabile, rimanga il quando: non subito, ma tra cinque mesi. Ora, come quasi tutti sanno, il quando non è esattamente una questione secondaria. Non lo è per Lippi che vuole e spera che quel tempo sia sufficiente per chiarire la vicenda giudiziaria del figlio Davide ( affare Gea). Non lo è per la Juve, né per l’allenatore che dovrebbe gestire la vacatio, perché è proprio nella fase preparatoria della gestione tecnica che si cementa il gruppo, si conoscono a fondo i giocatori, vengono misurate le loro caratteristiche e eventualmente rese compatibili al progetto tattico ( altri, o in altri casi, preferiscono il contrario), sviluppato il piano di intervento in rapporto agli obiettivi. Insomma, l’intera fase di impostazione si fa dal primo giorno di ritiro all’inizio del campionato.
Ora se è perfettamente legittimo e sommamente responsabile da parte di un padre fare da presidio alla propria famiglia, è altrettanto necessario che una società di calcio – per di più se si chiama Juventus e se ha bisogno e volontà di riemergere dalla melma di uno scandalo comunque ignominioso – esiga la massima disponibilità di chi la guida fin da subito. L’allenatore, ormai in tutte le discipline sportive, sta assumendo una rilevanza fondamentale. Infatti, non è più soltanto l’uomo che deve gestire le risorse umane di una squadra, ma l’uomo che si mette in sintonia con la società per condividere tutta una serie di scelte e atteggiamenti.
Confermo le parole di chi, come l’azzurro- romanista Simone Perrotta, sostiene che Lippi rappresenti la Juve più di qualsiasi altro tecnico e che – questo lo dico io – pure l’avversione a Lippi, naturalmente prima che iniziasse l’avventura tedesca della Nazionale, rafforzava emblematicamente la natura dell’uomo e la sua provenienza. Dunque è sacrosanto e unanimemente sostenibile che la Juve voglia Lippi ad ogni costo, ma non può accettare di averlo a ottobre o addirittura più avanti. Se così fosse, infatti, finirebbe per essere acuita, e magari cronicizzata, la crisi tecnica aperta da Deschamps; per congelare e, quindi, depotenziare l’entusiasmo dei tifosi; per regalare ulteriore perplessità ai giocatori in organico e a quelli disponibili a trasferirsi in maglia bianconera.
Non resta che una strada: convincere Lippi a prendere la Juve da luglio. Non c’è nessuna ragione perché un professionista serio, onesto e capace, debba temere alcunché. Né per il figlio, né dagli uomini che devono giudicare.
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