ELVIRA ERBI’
Da Tuttosport di lunedì 28 Maggio 2007
LA VOCE è ferma, abbastanza serena, anche se un po’ di delusione traspare, qui e là. La determinazione, poi, è la solita: quella che gli consentiva di essere un leader in campo, un catalizzatore, un trascinatore. Ma un basco non si piega e quindi non si spezza. Mai. Così adieu Juve, e viva la libertà. Didier Deschamps parla ai microfoni di Rmc e nel contorno c’è chi spiega il retroscena del divorzio più clamoroso dell’anno. Si racconta di un incontro, l’ultimo, sabato sera, con l’ad Jean Claude Blanc; un incontro cruento, durissimo, al limite dello scontro fisico. E fine di un amore. Gli hanno fatto la pelle, a Didì. Che non accetta l’umiliazione e se ne va a testa alta. Gli fanno ascoltare Blanc, prima di commentare. Ecco il concetto, duro e puro: « Nessuno è indispensabile. Lui è stato un grande giocatore ma la Juve proseguirà con umiltà. Significa che se uno va via, la Juve rimane. E’ stato così per 109 anni e così continuerà a essere. Una grande società di football come la Juve, un monumento dello sport, prende le decisioni sentendo tutti, ma alla fine la responsabilità è del vertice: uno deve accettare di lavorare in questo contesto. Non è facile per un allenatore». Coraggio, Didì, rispondi: «Dicono che il modo di funzionare del club è quello e l’allenatore si deve adattare. Io non volevo certo decidere tutto... Semplicemente, avevo incontrato difficoltà quest’anno e avevo bisogno di capire come ci si sarebbe organizzati. Ho compiuto un’analisi completa e ho incontrato Blanc, mercoledì scorso: l’ho informato che davo le dimissioni. Il club ha chiesto di differirle di una settimana, ma l’informazione è uscita prima. Sabato sera ci siamo re-incontrati e ho deciso di rassegnarle subito. Si stava organizzando la prossima stagione, che sarà ancora più difficile: sono attesi grandi risultati, soprattutto dai tifosi, e partendo da questa considerazione un tecnico ha bisogno di lavorare in un clima di tranquillità e di serenità. Così ho preso la decisione migliore per me » . Che non suona come un complimento per i bianconeri...
Gli evocano i contrasti con il ds Alessio Secco. «Non erano solo rose nel club, con alcune divergenze. E se non è possibile lavorare armonicamente, meglio separarsi. Non potevo continuare, allo stato delle cose. Non sono triste, ho deciso io. Ero tornato anche per una scelta affettiva, tornare lì dove avevo giocato. Sono molto soddisfatto del percorso compiuto. La speranza era proseguire anche in serie A, ma purtroppo non sarà il caso». E ritorna al mercoledì catartico. «La discussione è stata lunga, hanno chiesto di aspettare una settimana appunto perché le dimissioni non erano scritte. Siccome però la notizia è uscita prima, allora ci siamo ritrovati con Blanc per rescindere il contratto». Omette il ring metaforico, per non incorrere nell’ira di qualcuno. «L’ambizione alla Juve c’è ed è elevata, la pressione di tifosi e stampa per l’annata che verrà anche. Comprendo Blanc che difende il club e io non mi sento indispensabile.
Ho avuto la chance di guidare un gruppo di giocatori super anche dal punto di vista umano. Insieme, abbiamo intrapreso un bel percorso professionale. Ma la realtà è questa: la Juve, è vero, rimane e scriverà nuove pagine appassionanti senza di me. Io vado via e non provo rancore. I colori bianconeri resteranno nel mio cuore, così i suoi supporter che mi sono stati vicini durante tutta la stagione. Io non sono il club, ma so benissimo che la responsabilità dei risultati, alla fine, è dell’allenatore. E se mi devo rompere lo voglio fare con le mie idee. Certo che se uno non si adatta va via e arriva un altro al suo posto...».
Lanciano il commento di Giovanni Cobolli Gigli, in perfetto francese, in questi mesi la lingua ufficiale della Vieille Dame. «Non mi fa piacere la sua uscita. Lui ha accettato la serie B a - 30. Dobbiamo ringraziarlo, Deschamps». E Didì si rallegra. « Il presidente ha sempre manifestato il suo sostegno, ma chi decide... decide. E bisogna adattarsi». Il refrain sembra quasi una maledizione. Adattarsi, una situazione mentalmente lontana anni luce dall’uomo di Bayonne. Meglio ripercorre qual che di positivo ha caratterizzato l’avventura agli inferi, andata e ritorno. «Il clima di fiducia creatosi tra me e i giocatori. Ovvio, nelle squadre non mancano le tensioni, gli attriti, ma con loro la relazione umana era di alto livello. Oltre al lavoro quotidiano, loro che sono gli attori protagonisti, hanno apprezzato anche i rapporti».
Vruuum, e riparte un contributo sonoro. E’ Jean Alain Boumsong che commenta con disappunto la nuova situazione. «Sono approdato alla Juve anche per lui, sì per la fiducia che Didier aveva dimostrato nei miei confronti. Adesso, la separazione mi lascia un po’ perplesso; sono toccato profondamente dall’evento». E il mister prova a soccorrere il colosso d’ebano, a parole. «Jean Alain, dopo un periodo logico di adattamento, non solo per la lingua, si è preso le sue soddisfazioni, perché era tra i più criticati. La mia partenza non è stata una bella cosa per lui, ma possiede un potenziale e un buon margine di miglioramento ». Chissà quanto si rassicurerà il difensore orfano del suo mentore...
L’argomento futuro non sfugge a monsieur l’ex juventino, che per il futuro ha rotto con il presente. «Il mercato? E’ fondamentale che i migliori restino tutti e che altri bravi giocatori si aggiungano. La concorrenza non manca, la Juve è sempre la Juve, ma senza la Champions può avere un handicap in più. Detto questo, la Juve rimane un club che interessa i grandi giocatori». Speranza che si fonde con poche certezze, al momento. Avvenire nebuloso o colorato d’azzurro? «Parte l’aumento di capitale, e forse per questo volevano rimandare le comunicazioni alla prossima settimana. In quanto al mio, di futuro, ora osservo che la situazione è cambiata: ho ritrovato la mia libertà, sono disponibile ad allenare altrove, vediamo quale proposte giungeranno. Ho sentito che il presidente del Lione Aulas mi ha citato: prima lui aveva Houllier e io ero sotto contratto alla Juve, quindi non abbiamo discusso, ma adesso vedrò se c’è una soluzione che mi conviene. Preferenze? Nessuna. Così come da giocatore, io aspiro a vincere. Ripeto: ritrovo la mia libertà, con tranquillità e non detto i tempi per la ripresa » . Tic tac, l’intervistaconfessione è scaduta. Alla prossima...