EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
da Tuttosport di mercoledì 21 Marzo 2007
L'esplosione di Raffaele Palladino non è improvvisa, né casuale, ma l’esito di un preciso lavoro di reperimento delle qualità, di investimento nella preparazione, di accrescimento delle esperienze. Il problema è sapere quanto il giocatore possa ancora migliorare e quanto in effetti migliorerà. Che sia un talento è sicuro, che sia un affare è sicurissimo. Ma quanta grandezza abbia dentro è da capire attraverso un monitoraggio quotidiano.
Sostenere che Palladino, a 22 anni, assomigli ai grandi del passato (Van Basten) o a quelli del presente (Ibrahimovic) è esercizio accademico, non tecnico. Risponde ad un’esigenza iperbolica senza per questo rappresentare il traguardo della sua vita sportiva, anche perché potrebbe trattarsi tanto di eccesso quanto di difetto. Prima di tutto bisognerà stabilire – e sarà compito esclusivamente dell’allenatore – quale tipo di attaccante Palladino sia oggi e, eventualmente, cosa possa diventare domani. Ha giocato da punta centrale ed esterna, si è mosso da prima e da seconda. E’in grado di fare molto, ma qualcosa gli riesce meglio di altro. Dare un ordine alle sue peculiarità significa decidere su cosa insistere e su cosa lavorare, oltre che definire quale sia il grado di compatibilità con i compagni di reparto e quali siano i più adatti a lui. Senza fretta, però Palladino dovrà essere portato al centro della scena, dopo un periodo di noviziato che sembra avviato alla conclusione. Non si tratta di costruire il settore offensivo partendo da lui, ma evitare di dare per scontato che ci sia qualcuno di meglio dentro la Juve e, soprattutto, fuori.
In queste ore, immediatamente successive alla tripletta che l’ha scaraventato in prima pagina, la situazione di Palladino va misurata con freddezza e obiettività. La valutazione economica che se ne fa risente della vicinanza dell’impresa. Tuttavia il fatto che il Manchester United abbia sondato il terreno per un eventuale acquisto è sintomatico. In Inghilterra, lo si dovrebbe aver capito, esiste una maggiore convinzione nel lanciare i giovani. Ne consegue un più rapido rendimento nei risultati. Giocare con continuità alza, tra l’altro, il livello dell’autostima e sollecita la competitività. Giusto e necessario, dunque, che la Juve creda in Palladino più che in Trezeguet. Fondamentale che, di qui alla fine, gli venga concesso il tempo di adeguare il proprio talento alle esigenze di una serie A di prima fascia, assai più ardua di questa serie B.
GIANCARLO PADOVAN
da Tuttosport di mercoledì 21 Marzo 2007
L'esplosione di Raffaele Palladino non è improvvisa, né casuale, ma l’esito di un preciso lavoro di reperimento delle qualità, di investimento nella preparazione, di accrescimento delle esperienze. Il problema è sapere quanto il giocatore possa ancora migliorare e quanto in effetti migliorerà. Che sia un talento è sicuro, che sia un affare è sicurissimo. Ma quanta grandezza abbia dentro è da capire attraverso un monitoraggio quotidiano.
Sostenere che Palladino, a 22 anni, assomigli ai grandi del passato (Van Basten) o a quelli del presente (Ibrahimovic) è esercizio accademico, non tecnico. Risponde ad un’esigenza iperbolica senza per questo rappresentare il traguardo della sua vita sportiva, anche perché potrebbe trattarsi tanto di eccesso quanto di difetto. Prima di tutto bisognerà stabilire – e sarà compito esclusivamente dell’allenatore – quale tipo di attaccante Palladino sia oggi e, eventualmente, cosa possa diventare domani. Ha giocato da punta centrale ed esterna, si è mosso da prima e da seconda. E’in grado di fare molto, ma qualcosa gli riesce meglio di altro. Dare un ordine alle sue peculiarità significa decidere su cosa insistere e su cosa lavorare, oltre che definire quale sia il grado di compatibilità con i compagni di reparto e quali siano i più adatti a lui. Senza fretta, però Palladino dovrà essere portato al centro della scena, dopo un periodo di noviziato che sembra avviato alla conclusione. Non si tratta di costruire il settore offensivo partendo da lui, ma evitare di dare per scontato che ci sia qualcuno di meglio dentro la Juve e, soprattutto, fuori.
In queste ore, immediatamente successive alla tripletta che l’ha scaraventato in prima pagina, la situazione di Palladino va misurata con freddezza e obiettività. La valutazione economica che se ne fa risente della vicinanza dell’impresa. Tuttavia il fatto che il Manchester United abbia sondato il terreno per un eventuale acquisto è sintomatico. In Inghilterra, lo si dovrebbe aver capito, esiste una maggiore convinzione nel lanciare i giovani. Ne consegue un più rapido rendimento nei risultati. Giocare con continuità alza, tra l’altro, il livello dell’autostima e sollecita la competitività. Giusto e necessario, dunque, che la Juve creda in Palladino più che in Trezeguet. Fondamentale che, di qui alla fine, gli venga concesso il tempo di adeguare il proprio talento alle esigenze di una serie A di prima fascia, assai più ardua di questa serie B.
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