Saturday, March 24, 2007

IL CALCIO IMPARI DAL CASO BENETTON

CARO LUCIANO
Da Libero di venerdì 23 Marzo 2007

Applicare le regole in maniera trasparente: il calcio impari dal "caso Benetton"
C'è una squadra che ha tesserato illegalmente un giocatore straniero, sia pure senza aver ricettato e falsificato patenti e passaporti. La squadra ha subito licenziato il manager responsabile, sebbene sul piano penale non fosse stato condannato da nessun tribunale ordinario. La procura federale, invece, di fronte a tale comprovata falsificazione del campionato ha chiesto la revoca della Coppa Italia e svariati punti di penalizzazione nel campionato in corso. Nel caso in questione non risultano dossier segreti, né intercettazioni, né spionaggio industriale. Nemmeno scambi farlocchi di giocatori volti a gonfiare i bilanci, né supervalutazioni di atleti ormai non idonei a giocare, né debiti che non avrebbero permesso l'iscrizione al campionato, meno che mai vendite fittizie del proprio marchio per far quadrare i conti. La squadra è la Benetton Treviso (ed è stata penalizzata con 12 punti). Lo sport è il basket. A capo della federazione non c'è Guido Rossi... PAOLA
Cara Paola, il tuo azzeccato e davvero incisivo parallelismo calcio/basket mi offre ancora una volta lo spunto per riflettere insieme ai lettori di Libero sull'origine e sulla natura dello sconvolgimento che ha investito il calcio la scorsa estate. Il basket ha affrontato in modo trasparente il temporale abbattutosi sulla Benetton Treviso (una delle squadre più blasonate d'Europa) e sulle componenti federali e di lega, che avevano recitato un qualche ruolo nella vicenda del tesseramento irregolare. Il calcio non ha voluto fare niente di simile, ma non perché "non ha alcuna voglia di cambiare" come ha recentemente esternato l'ineffabile argonauta al quale, semmai, era stato dato ampio mandato per mettere in piedi un vero e proprio ordinamento separato grazie al quale i poteri forti che gli avevano voluto conferire il mandato commissariale hanno potuto farsi beffe della Juventus e della sua storia, corredata di vittorie e di bilanci da Guinness. Per la verità il sistema ha voluto mostrarsi rigoroso ed inflessibile, sia pure sempre senza il sostegno di prove certe, anche nei confronti dei vari De Santis, Mazzini, Mazzei e soprattutto, in modo più che paradossale, dell'Arezzo. Un grazie a Ruperto, Sandulli e c. Il ruolo di gestore di questa strana operazione fu assegnato al milanese prof. Rossi di cui erano ben note la fede politica e i trascorsi nerazzurri, con i legami professionali che continuava ad intrattenere con i massimi vertici di inter e Telecom. Rossi che, in campo mediatico, si è ritrovato in dote anche una stretta alleanza con certo ben individuato polo informativo, per la sua opera di pulizia etnica, non a caso, si è fatto affiancare dai concittadini Nicoletti e D'Andrea e, ad onta della sua fama di insigne giurista, ha fornito la copertura necessaria per liberamente interpretare codici e regolamenti con l'unico intento di veder irrimediabilmente colpiti solo gli appartenenti al club più amato e più invidiato del pianeta. Rossi non è mai stato un uomo di calcio e anche quando sedeva nel cda dell'inter lo faceva in rappresentanza del gruppo pluritentacolare facente capo a Tronchetti Provera. E' sempre stato un uomo Telecom e solo in questa veste il calcio gli può rivolgere un qualche ringraziamento visto che la Tim sponsorizza lautamente i campionati organizzati dalla Lega Nazionale Professionisti e che "La 7" acquista qualcuno dei tanti diritti negoziati dalla Lega calcio. Come tu riesci ben a far rimarcare, per Calciopoli esistono solo operazioni di killeraggio intercettativi. Da fine politico Rossi ha cercato appoggi a destra e a manca, riuscendo a coinvolgere anche Ruperto, ma solo per dare l'impressione di un imprimatur di assoluto prestigio su una vicenda il cui esito era già stato ampiamente precostituito a livello mediatico (scivolando, però, inopinatamente, su quella che altro non è che la costituzione di un vero e proprio tribunale speciale). Per fortuna esistono gli strumenti per resistere a questi soprusi e riemergere, e spero che anche coloro che sono rimasti ancora coinvolti nella vicenda abbiano la voglia e la forza per far riuscire ad affermare i loro diritti... Tornando al prof. Rossi attenzione: ora che è rientrato alla base proprio per gestire la scabrosa vicenda delle intercettazioni illegali (vedi dossier "Ladroni"), potrebbero rilevarsi connessioni con Calciopoli... Del suo fugace ed interessato passaggio nel mondo del calcio, dove era riuscito a coinvolgere un altro insigne dirigente di aziende telefoniche (Gamberale), rimangono solo macerie (devastante l'emorragia di spettatori). Per quel che riguarda lo spirito che pervade questo mondo, al contrario del basket, mi sembra divertente e singolare segnalare la mancanza di questa pagina nella rassegna stampa federale, quasi a far emergere la paura di prendere coscienza delle tante denunce che provengono da voi lettori amanti del calcio, dei suoi valori, delle sue regole scritte e non. Di quanta sabbia avrà bisogno ancora questo mostruoso struzzo? Dal mondo dei canestri ancora una volta una lezione con polemiche subito sopite per il tempestivo intervento degli organismi di controllo e con un'azione non persecutoria mirata solo a far emergere violazioni a precise norme e non a mostruosi contenitori come può essere l'Art.1 nel calcio, da gonfiare o sgonfiare solo per l'ispirazione momentanea del procuratore federale. Ad majora.
Su Baggio avevo ragione: l'ha detto anche il Trap
Caro direttore, se pur con scarso rilievo è stata riportata l'interpretazione autentica che del caso Baggio/Mondiali 2002 ha voluto fornire quel gentiluomo di Giovanni Trapattoni. Ancora una volta avevi ragione tu nell'asserire che nessuna interferenza vi era stata con l'esclusione del Divin Codino dalla rappresentativa azzurra dell'epoca. C'è comunque da esser contenti: la verità emerge sempre anche ad onta di chi, dopo aver dedicato titoli e lanci di agenzia a quella che aveva tutto il sentore di essere una strumentale forzatura, aveva voluto accostarti a quella vicenda. Gli stessi - ci mancherebbe - oggi omettono di evidenziare la totale stroncatura promossa direttamente da un sempre sereno ed autorevole Trap. LORENZO MIRAFIOTI
Caro Lorenzo, devo confessarti che le parole di Trapattoni - pronunciate nel corso di una trasmissione radiofonica - erano sfuggite anche a me. Per fortuna ne ho ritrovata traccia sul "Giornale" e ne prendo atto con soddisfazione. Avevi qualche dubbio sulla ricostruzione da me proposta a proposito delle ammiccanti falsità apparse sulla solita Rosea, in occasione del quarantesimo compleanno del campione? Le bugie hanno le gambe davvero corte. Comunque, a parte le dichiarazioni del Trap, il tempo rimane galantuomo: da parte mia e da quella degli juventini tutti, però, è lecito attendersi una buona accelerata nel definitivo accertamento della verità (peraltro ben conosciuta da tutti i miei affezionati lettori) dei fatti e dei misfatti dello sport più bello del mondo.
Le dichiarazioni di Sacchi
Caro Moggi, proprio nel giorno in cui anche un autentico santone del nostro calcio (Arrigo Sacchi) arriva a definirti come l'agnello sacrificale della vicenda estiva rimarcando come sia stato commesso un grave errore nell'allontanarti dal centro degli interessi del mondo pallonaro, un certo Fabio Monti, dalle colonne del Corriere della Sera, si prende la briga di accostare, in qualche modo, il tuo nome a quanto sta succedendo attualmente tra le tifoserie bianconera e nerazzurra, ivi compreso il presidente Moratti. Dopo il New York Times anche un altro importante giornale mostra di non voler mettere fine alla campagna immotivatamente denigratoria nei tuoi confronti. Ora, al di là dello stretto imparentamento tra la Rosea e uno dei principali quotidiani italiani, penso di poter sostenere che quel ben individuato centro di potere mediatico/affaristico/economico che, sbagliando clamorosamente, pensava di aver trovato nel prof. Rossi un boia credibile per tarpare le ali della Juve e dei suoi massimi dirigenti, cominci a sentire il tuo fiato sul collo con conseguente timor panico. Ma perché ricorrere a questi mezzucci? E poi ci si lamenta della cosiddetta "violenza negli stadi". PIERPAOLO DE PAOLIS
Caro Pierpalo, le modalità con cui il commissario Rossi ed i suoi "danti causa" hanno inteso agire la scorsa estate penso siano, ormai, note a tutti e, comunque, trovi il mio pensiero in altra parte della pagina. Credo che eguale sconcerto facciano insorgere i comportamenti - per così dire - disinvolti di chi pensa di poter continuare ad usare la clava mediatica per una scientifica demolizione di tutto quanto ruoti intorno alla mia persona. Eppure la verità sta (sia pur lentamente ma inesorabilmente) emergendo, come dimostrano in queste ultime ore le precisazioni di Trapattoni o le dichiarazioni di un personaggio di assoluto spessore, prestigio ed indipendenza come Arrigo Sacchi, e qualche giorno fa, quanto è stato possibile rilevare, in sede di altra vicenda giudiziaria, con riguardo alle considerazioni gratuite e prive di ogni fondamento di un giornalista americano a margine di un'intervista che poteva destare un qualche interesse solo tirando in mezzo "Moggi". Ho sempre guardato con ammirazione al giornalismo d'inchiesta degli americani, che ho sempre pensato incapaci di confezionare bugie per attrarre lettori, ma tant'è. Per quel che riguarda l'articolo del Corriere credo che il giornalista abbia pensato di poter contare sul prestigio e sull'importanza della testata per spargere impunemente veleni o maliziosi sospetti, specie se si riesce in qualche modo a far rientrare Moggi. L'articolista deve sapere che il mio nome ed il ruolo che ho ricoperto fino all'esplosione di Calciopoli mi hanno indotto ad una difesa pubblica sempre diretta ed, ovviamente, mai trasversale. Che colpa ne ho se Moratti è presidente dell'inter e consigliere di amministrazione di Telecom, società dove si ritrova in compagnia del prof. Rossi e di Tronchetti Provera? Che colpa ne ho se lo scudetto è stato assegnato ai nerazzurri nonostante la Caf di Ruperto e la Corte Federale di Sandulli abbiano definito il campionato assolutamente regolare? Siamo seri: ognuno deve assumersi le proprie responsabilità ed io, dopo aver letto l'articolo di Monti ricco di riferimenti gratuiti al mio nome e considerazioni spalmate senza un minimo di continenza, ho presentato una denuncia alla questura di Torino e, naturalmente, dato mandato ai miei legali per sporgere querela. Nel lavoro della magistratura continuo ad avere la massima fiducia ma, certo, non posso accettare che qualcuno voglia continuare a farmi apparire sui giornali come quello che assolutamente non sono o per cose che non potevano e non possono vedermi protagonista ad ogni costo. Questo vale per il Corriere ma, certamente, anche per il New York Times. Per quanto attiene la tua ultima frase sulla violenza negli stadi è giusto dire che predicare è facile, razzolare meno. A presto!
Le ammissioni di Cobolli Gigli: meglio tardi che mai...
Caro Luciano, dopo aver letto l'intervista di Cobolli Gigli al Quotidiano Nazionale mi verrebbe da commentare: meglio tardi che mai. Alla domanda "quali illeciti aveva commesso la Juve della Triade?", il presidente bianconero ha risposto con fermezza: «Non ha commesso nessun illecito. Dalle risultanze delle sentenze sportive non emerge una sola partita comprata o venduta. A mio avviso c'è soltanto un comportamento censurabile sul piano dell'etica, per cui la dura sentenza nei confronti della Juve è del tutto sproporzionata a quanto successo». A questo punto mi sono stropicciato gli occhi e mi son detto: sogno o son desto? Anche l'attuale Juve ha scoperto che la vecchia Juve non ha commesso nessun illecito. Ma allora perché durante il processo il club non ha basato su questa elementare considerazione la sua difesa, invece di poggiarla sulla famosa arringa di Zaccone? Quell'arringa non sembrava affatto una difesa, ma assomigliava invece a quelle azioni rese famose dal cinema quando gli avvocati difensori si rimettevano "alla clemenza della Corte". Questa verità l'aveva dovuta ammettere anche il presidente della Corte Federale, Piero Sandulli, nella famosa intervista al "Romanista" la scorsa estate e invano "corretta", perché la verità sostanziale rimaneva quella. E allora perché non gridarla con fermezza nelle sedi opportune? LUCIO M.
Caro Lucio, so bene anch'io che le dichiarazioni di Cobolli Gigli sono tardive, ma non penso però che siano inutili. A me non dispiace che una voce autorevole come quella dell'attuale presidente della Juve abbia rimarcato che le sentenze non hanno accertato nessun illecito. Che poi, a ben vedere, non è quello l'aspetto più importante. A mio parere, infatti, il fatto di maggior interesse riguarda le dichiarazioni del giudice Serio, componente della Corte Federale, che a suo tempo rese noto come la Corte aveva seguito «l'emozione popolare», chiaro riferimento alla famosa "opinione pubblica". Un criterio che si commenta da sé, un parametro da "caccia alle streghe". Appunto.

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