Friday, April 20, 2007

NEL BARATRO TENENDOCI PER MANO

IL COMMENTO
GIANFRANCO TEOTINO
Da Tuttosport di giovedì 19 Aprile 2007

Una figuraccia. Anzi, di più: una vergogna. Per l’Italia. Per l’Italia intera. Siamo coinvolti tut­ti. Dal primo ministro Prodi, che ha «sussultato» leggendo un sms a Seul mentre il suo collega po­lacco esultava di ritorno da Cardiff, a questo gior­nale, che solo nelle ultime settimane si era accorto che ingannevole è il cuore sopra ogni cosa, che la vittoria annunciata non era poi così sicura, che non c’era sufficiente attenzione per una scadenza così importante. Pensate che ancora ieri la Gazzetta del­lo Sport relegava a pagina 17 il servizio su Euro 2012 dando per certa la scelta dell'Italia. Abbiamo sbagliato tutti prendendo per buone le assicura­zioni dell'armata Brancaleone che ci rappresenta­va in Galles. Come se le assegnazioni delle grandi manifestazioni sportive non siano sempre state de­cise la notte prima degli esami: ne sa qualcosa an­che Parigi bruciata allo sprint dalla meno dotata Londra per le Olimpiadi 2012. Gli eleganti, e gli ipocriti, le chiamano operazioni di lobbying, in qualche caso (Salt Lake City) è stata direttamente provata la corruzione. C'è una vasta letteratura in proposito. Comunque, dalle bustarelle alle coper­te, passando per prebende e regalie varie ed even­tuali, mai nessuno ha vinto esclusivamente per comprovati meriti etici. Neanche Torino 2006.
E invece noi, anime candide, siamo arrivati a Car­diff convinti di essere più bravi, più belli, più tut­to. Noi abbiamo le città più affascinanti, noi ab­biamo gli alberghi più comodi, noi abbiamo arte, cultura e paesaggio, noi abbiamo i ristoranti più succulenti, noi avremo gli stadi più moderni, noi sì che abbiamo presentato progetti seri, mentre i no­stri avversari... straccioni dell'Est. La violenza? Tutto il mondo è paese. Calciopoli? Ma figuratevi se inciderà, gli scandali sono dappertutto. E così via, allegramente, nel baratro, tenendoci per mano. Due commissari straordinari, l'ineffabile Rossi e l'ingenuo Pancalli, si sono succeduti all'insegna del ripuliremo tutto e hanno mantenuto Franco Car­raro, il presidente del più grande scandalo della sto­ria del calcio italiano, rappresentante italiano nel­l'esecutivo Uefa. Cavallo di Troia. Da non credere. Abbiamo eletto il presidente della Federcalcio, con­dizione
sine qua non si poteva nemmeno parteci­pare alla votazione di ieri, quasi fuori tempo mas­simo e il primo atto dell’uomo del rinnovamento Abete (scappa da ridere, ma bisognerebbe piange­re) è stato rinviare la nomina del Consiglio federa­le e dei vice-presidenti, altrimenti sarebbe stata su­bito crisi. La più alta carica dello Stato presente a Cardiff, dove Polonia e Ucraina erano rappresen­tati dai rispettivi presidenti della Repubblica, era il ministro Melandri, che verrà ricordata per le la­crime sparse all’annuncio della sconfitta.
Qualcuno dice. Abbiamo perso Euro 2012. E allo­ra? Che sarà mai? Non ricordate i disastri di Ita­lia 90? Ricordiamo, ricordiamo. Ma purtroppo questo è un Paese che non riesce a scattare senza la molla di un grande evento. Se gli stadi sono uno de­gli elementi di maggiore criticità del calcio italiano, e certamente lo sono, questa era davvero una gran­de occasione. Una grande occasione buttata via. Pensate al valore sociale di un progetto come quel­lo del nuovo impianto napoletano a Scampia.
Anche la Juventus ieri ha subito una brutta scon­fitta. Forse ingiusta, come ingiuste erano state le conclusioni del processo sportivo, ma, come allo­ra, non del tutto immeritata. La Juventus ha la colpa di aver creduto in Pancalli, di avere eletto Matarrese e di avere appoggiato Abete, i tre uo­mini che con Carraro e il Governo, hanno trasci­nato l’Italia alla disfatta. Ma non è ancora tutto perduto. Qualche povero di spirito a Torino ha ad­dirittura cercato di mettere in piedi un referen­dum «contro lo stadio della Juve», senza capire che i tassi agevolati concessi per gli impianti delle otto città destinate a ospitare gli Europei non era­no un esproprio alla collettività, ma un modo per rilanciare il sistema e venire incontro alle esigen­ze del pubblico degli appassionati. La speranza ora è che il Governo destini le risorse già accanto­nate per Euro 2012 a un piano nazionale di priva­tizzazione e ristrutturazione degli stadi. Come fe­ce il Governo inglese negli anni ’90. Perché, pur­troppo, senza un aiuto pubblico gli attuali diri­genti del calcio italiano non riusciranno mai a ri­gonfiare il pallone.

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