IL COMMENTO
GIANFRANCO TEOTINO
Da Tuttosport di giovedì 19 Aprile 2007
Una figuraccia. Anzi, di più: una vergogna. Per l’Italia. Per l’Italia intera. Siamo coinvolti tutti. Dal primo ministro Prodi, che ha «sussultato» leggendo un sms a Seul mentre il suo collega polacco esultava di ritorno da Cardiff, a questo giornale, che solo nelle ultime settimane si era accorto che ingannevole è il cuore sopra ogni cosa, che la vittoria annunciata non era poi così sicura, che non c’era sufficiente attenzione per una scadenza così importante. Pensate che ancora ieri la Gazzetta dello Sport relegava a pagina 17 il servizio su Euro 2012 dando per certa la scelta dell'Italia. Abbiamo sbagliato tutti prendendo per buone le assicurazioni dell'armata Brancaleone che ci rappresentava in Galles. Come se le assegnazioni delle grandi manifestazioni sportive non siano sempre state decise la notte prima degli esami: ne sa qualcosa anche Parigi bruciata allo sprint dalla meno dotata Londra per le Olimpiadi 2012. Gli eleganti, e gli ipocriti, le chiamano operazioni di lobbying, in qualche caso (Salt Lake City) è stata direttamente provata la corruzione. C'è una vasta letteratura in proposito. Comunque, dalle bustarelle alle coperte, passando per prebende e regalie varie ed eventuali, mai nessuno ha vinto esclusivamente per comprovati meriti etici. Neanche Torino 2006.
E invece noi, anime candide, siamo arrivati a Cardiff convinti di essere più bravi, più belli, più tutto. Noi abbiamo le città più affascinanti, noi abbiamo gli alberghi più comodi, noi abbiamo arte, cultura e paesaggio, noi abbiamo i ristoranti più succulenti, noi avremo gli stadi più moderni, noi sì che abbiamo presentato progetti seri, mentre i nostri avversari... straccioni dell'Est. La violenza? Tutto il mondo è paese. Calciopoli? Ma figuratevi se inciderà, gli scandali sono dappertutto. E così via, allegramente, nel baratro, tenendoci per mano. Due commissari straordinari, l'ineffabile Rossi e l'ingenuo Pancalli, si sono succeduti all'insegna del ripuliremo tutto e hanno mantenuto Franco Carraro, il presidente del più grande scandalo della storia del calcio italiano, rappresentante italiano nell'esecutivo Uefa. Cavallo di Troia. Da non credere. Abbiamo eletto il presidente della Federcalcio, condizione
sine qua non si poteva nemmeno partecipare alla votazione di ieri, quasi fuori tempo massimo e il primo atto dell’uomo del rinnovamento Abete (scappa da ridere, ma bisognerebbe piangere) è stato rinviare la nomina del Consiglio federale e dei vice-presidenti, altrimenti sarebbe stata subito crisi. La più alta carica dello Stato presente a Cardiff, dove Polonia e Ucraina erano rappresentati dai rispettivi presidenti della Repubblica, era il ministro Melandri, che verrà ricordata per le lacrime sparse all’annuncio della sconfitta.
Qualcuno dice. Abbiamo perso Euro 2012. E allora? Che sarà mai? Non ricordate i disastri di Italia 90? Ricordiamo, ricordiamo. Ma purtroppo questo è un Paese che non riesce a scattare senza la molla di un grande evento. Se gli stadi sono uno degli elementi di maggiore criticità del calcio italiano, e certamente lo sono, questa era davvero una grande occasione. Una grande occasione buttata via. Pensate al valore sociale di un progetto come quello del nuovo impianto napoletano a Scampia.
Anche la Juventus ieri ha subito una brutta sconfitta. Forse ingiusta, come ingiuste erano state le conclusioni del processo sportivo, ma, come allora, non del tutto immeritata. La Juventus ha la colpa di aver creduto in Pancalli, di avere eletto Matarrese e di avere appoggiato Abete, i tre uomini che con Carraro e il Governo, hanno trascinato l’Italia alla disfatta. Ma non è ancora tutto perduto. Qualche povero di spirito a Torino ha addirittura cercato di mettere in piedi un referendum «contro lo stadio della Juve», senza capire che i tassi agevolati concessi per gli impianti delle otto città destinate a ospitare gli Europei non erano un esproprio alla collettività, ma un modo per rilanciare il sistema e venire incontro alle esigenze del pubblico degli appassionati. La speranza ora è che il Governo destini le risorse già accantonate per Euro 2012 a un piano nazionale di privatizzazione e ristrutturazione degli stadi. Come fece il Governo inglese negli anni ’90. Perché, purtroppo, senza un aiuto pubblico gli attuali dirigenti del calcio italiano non riusciranno mai a rigonfiare il pallone.
GIANFRANCO TEOTINO
Da Tuttosport di giovedì 19 Aprile 2007
Una figuraccia. Anzi, di più: una vergogna. Per l’Italia. Per l’Italia intera. Siamo coinvolti tutti. Dal primo ministro Prodi, che ha «sussultato» leggendo un sms a Seul mentre il suo collega polacco esultava di ritorno da Cardiff, a questo giornale, che solo nelle ultime settimane si era accorto che ingannevole è il cuore sopra ogni cosa, che la vittoria annunciata non era poi così sicura, che non c’era sufficiente attenzione per una scadenza così importante. Pensate che ancora ieri la Gazzetta dello Sport relegava a pagina 17 il servizio su Euro 2012 dando per certa la scelta dell'Italia. Abbiamo sbagliato tutti prendendo per buone le assicurazioni dell'armata Brancaleone che ci rappresentava in Galles. Come se le assegnazioni delle grandi manifestazioni sportive non siano sempre state decise la notte prima degli esami: ne sa qualcosa anche Parigi bruciata allo sprint dalla meno dotata Londra per le Olimpiadi 2012. Gli eleganti, e gli ipocriti, le chiamano operazioni di lobbying, in qualche caso (Salt Lake City) è stata direttamente provata la corruzione. C'è una vasta letteratura in proposito. Comunque, dalle bustarelle alle coperte, passando per prebende e regalie varie ed eventuali, mai nessuno ha vinto esclusivamente per comprovati meriti etici. Neanche Torino 2006.
E invece noi, anime candide, siamo arrivati a Cardiff convinti di essere più bravi, più belli, più tutto. Noi abbiamo le città più affascinanti, noi abbiamo gli alberghi più comodi, noi abbiamo arte, cultura e paesaggio, noi abbiamo i ristoranti più succulenti, noi avremo gli stadi più moderni, noi sì che abbiamo presentato progetti seri, mentre i nostri avversari... straccioni dell'Est. La violenza? Tutto il mondo è paese. Calciopoli? Ma figuratevi se inciderà, gli scandali sono dappertutto. E così via, allegramente, nel baratro, tenendoci per mano. Due commissari straordinari, l'ineffabile Rossi e l'ingenuo Pancalli, si sono succeduti all'insegna del ripuliremo tutto e hanno mantenuto Franco Carraro, il presidente del più grande scandalo della storia del calcio italiano, rappresentante italiano nell'esecutivo Uefa. Cavallo di Troia. Da non credere. Abbiamo eletto il presidente della Federcalcio, condizione
sine qua non si poteva nemmeno partecipare alla votazione di ieri, quasi fuori tempo massimo e il primo atto dell’uomo del rinnovamento Abete (scappa da ridere, ma bisognerebbe piangere) è stato rinviare la nomina del Consiglio federale e dei vice-presidenti, altrimenti sarebbe stata subito crisi. La più alta carica dello Stato presente a Cardiff, dove Polonia e Ucraina erano rappresentati dai rispettivi presidenti della Repubblica, era il ministro Melandri, che verrà ricordata per le lacrime sparse all’annuncio della sconfitta.
Qualcuno dice. Abbiamo perso Euro 2012. E allora? Che sarà mai? Non ricordate i disastri di Italia 90? Ricordiamo, ricordiamo. Ma purtroppo questo è un Paese che non riesce a scattare senza la molla di un grande evento. Se gli stadi sono uno degli elementi di maggiore criticità del calcio italiano, e certamente lo sono, questa era davvero una grande occasione. Una grande occasione buttata via. Pensate al valore sociale di un progetto come quello del nuovo impianto napoletano a Scampia.
Anche la Juventus ieri ha subito una brutta sconfitta. Forse ingiusta, come ingiuste erano state le conclusioni del processo sportivo, ma, come allora, non del tutto immeritata. La Juventus ha la colpa di aver creduto in Pancalli, di avere eletto Matarrese e di avere appoggiato Abete, i tre uomini che con Carraro e il Governo, hanno trascinato l’Italia alla disfatta. Ma non è ancora tutto perduto. Qualche povero di spirito a Torino ha addirittura cercato di mettere in piedi un referendum «contro lo stadio della Juve», senza capire che i tassi agevolati concessi per gli impianti delle otto città destinate a ospitare gli Europei non erano un esproprio alla collettività, ma un modo per rilanciare il sistema e venire incontro alle esigenze del pubblico degli appassionati. La speranza ora è che il Governo destini le risorse già accantonate per Euro 2012 a un piano nazionale di privatizzazione e ristrutturazione degli stadi. Come fece il Governo inglese negli anni ’90. Perché, purtroppo, senza un aiuto pubblico gli attuali dirigenti del calcio italiano non riusciranno mai a rigonfiare il pallone.
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