EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di sabato 7 Aprile 2007
Il problema non è necessariamente la Juve, né (sempre) Deschamps. Il problema è che a calcio non si gioca così. Ma se si affronta una squadra allenata da Mondonico bisogna saperlo e accettare un confronto spigoloso e irto. Chi non lo sa, deve informarsi. E, una volta informato, trovare le contromisure. La Juve ha mosso poco sulle fasce per meritare di vincere e poi, nel secondo tempo, occupato con troppi uomini l’altrui metacampo. Sembra un paradosso. In realtà diventa una condanna nel momento in cui quegli elementi ricevono palla da fermi. Anziché movimento essi provocano densità, esattamente quel che Mondonico cerca e vuole arretrando tutti i suoi. La Juve non ha mancato la vittoria perché Bojinov ha colpito il palo (bravo e sfortunato) o perché Trezeguet non ha trovato la porta (in verità assai poco cercata). Ha “solo” pareggiato, intanto, perché ha subìto un gol. E poi perché, grazie all’intuizione di Balzaretti, ne ha trovato uno su errore difensivo dell’AlbinoLeffe. Nulla in confronto all’amnesia della retroguardia bianconera in occasione del vantaggio di Ruopolo. Da più parti è stato sottolineato il felice tocco smarcante di Bonazzi a beneficio del proprio attaccante. Non c’è dubbio che così sia stato, anche se a tal proposito va spiegato che l’errore juventino discende non solo dalla staticità della linea difensiva, ma anche dal fatto che su un pallone del genere i difensori devono arretrare per annullare la profondità, altrimenti concessa all’avversario. In situazioni del genere, non l’allenatore ma i giocatori devono saper leggere la situazione (l’allenatore, casomai, deve abituarli con la pratica sul campo).
Cosa si guarda in quel caso? Non l’avversario, ma la palla. Se la palla è scoperta o libera – ovvero nessuno tra i centrocampisti non in possesso contrasta, pressa o almeno accorcia – è opportuno arretrare. Dunque, ben prima che Bonazzi colpisse prolungando, Birindelli, Boumsong e Chiellini avrebbero dovuto ridurre lo spazio alle loro spalle. L’errore, naturalmente, è contemplato, ma quando è collettivo allarma più dell’errore individuale.
Ha ragione Deschamps a sottolineare che questa squadra resta nuova – alcuni campioni e molti giovani –, che è una squadra di attesa e transizione, ancora bisognosa di verifiche. Sbaglia, però, nel sostenere che non si può sempre girare a mille. Primo, perché la sua Juve ha girato a mille pochissime volte. Secondo: perché alla trentatreesima giornata qualcosa di meglio di un pari interno con l’AlbinoLeffe è lecito aspettarselo.
I fischi del pubblico – anche quelli seguìti al vantaggio dei bergamaschi – erano comprensibili in rapporto alle prestazioni. Sempreché, ovviamente, non si guardi solo alla classifica e si provveda a consolarsi con quella. E’ ovvio che né la Juve, né chi tifa Juve può fermarsi alla superficie. Ritrovarsi in testa alla serie B è nell’ordine naturale delle cose. Come lo sarebbe stato battere l’AlbinoLeffe. Può non accadere, però poi non ci si deve lamentare delle disapprovazioni. Bene ha fatto Balzaretti a chiedere scusa ai tifosi per la stizza esibita dopo il proprio gol. Bene faranno i tifosi, anche i più critici, a mordersi lingua e labbra, prima di contestare ancora. Contro il Napoli serve il pieno: di punti e di (buone) intenzioni. E con queste premesse facile non sarà.
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di sabato 7 Aprile 2007
Il problema non è necessariamente la Juve, né (sempre) Deschamps. Il problema è che a calcio non si gioca così. Ma se si affronta una squadra allenata da Mondonico bisogna saperlo e accettare un confronto spigoloso e irto. Chi non lo sa, deve informarsi. E, una volta informato, trovare le contromisure. La Juve ha mosso poco sulle fasce per meritare di vincere e poi, nel secondo tempo, occupato con troppi uomini l’altrui metacampo. Sembra un paradosso. In realtà diventa una condanna nel momento in cui quegli elementi ricevono palla da fermi. Anziché movimento essi provocano densità, esattamente quel che Mondonico cerca e vuole arretrando tutti i suoi. La Juve non ha mancato la vittoria perché Bojinov ha colpito il palo (bravo e sfortunato) o perché Trezeguet non ha trovato la porta (in verità assai poco cercata). Ha “solo” pareggiato, intanto, perché ha subìto un gol. E poi perché, grazie all’intuizione di Balzaretti, ne ha trovato uno su errore difensivo dell’AlbinoLeffe. Nulla in confronto all’amnesia della retroguardia bianconera in occasione del vantaggio di Ruopolo. Da più parti è stato sottolineato il felice tocco smarcante di Bonazzi a beneficio del proprio attaccante. Non c’è dubbio che così sia stato, anche se a tal proposito va spiegato che l’errore juventino discende non solo dalla staticità della linea difensiva, ma anche dal fatto che su un pallone del genere i difensori devono arretrare per annullare la profondità, altrimenti concessa all’avversario. In situazioni del genere, non l’allenatore ma i giocatori devono saper leggere la situazione (l’allenatore, casomai, deve abituarli con la pratica sul campo).
Cosa si guarda in quel caso? Non l’avversario, ma la palla. Se la palla è scoperta o libera – ovvero nessuno tra i centrocampisti non in possesso contrasta, pressa o almeno accorcia – è opportuno arretrare. Dunque, ben prima che Bonazzi colpisse prolungando, Birindelli, Boumsong e Chiellini avrebbero dovuto ridurre lo spazio alle loro spalle. L’errore, naturalmente, è contemplato, ma quando è collettivo allarma più dell’errore individuale.
Ha ragione Deschamps a sottolineare che questa squadra resta nuova – alcuni campioni e molti giovani –, che è una squadra di attesa e transizione, ancora bisognosa di verifiche. Sbaglia, però, nel sostenere che non si può sempre girare a mille. Primo, perché la sua Juve ha girato a mille pochissime volte. Secondo: perché alla trentatreesima giornata qualcosa di meglio di un pari interno con l’AlbinoLeffe è lecito aspettarselo.
I fischi del pubblico – anche quelli seguìti al vantaggio dei bergamaschi – erano comprensibili in rapporto alle prestazioni. Sempreché, ovviamente, non si guardi solo alla classifica e si provveda a consolarsi con quella. E’ ovvio che né la Juve, né chi tifa Juve può fermarsi alla superficie. Ritrovarsi in testa alla serie B è nell’ordine naturale delle cose. Come lo sarebbe stato battere l’AlbinoLeffe. Può non accadere, però poi non ci si deve lamentare delle disapprovazioni. Bene ha fatto Balzaretti a chiedere scusa ai tifosi per la stizza esibita dopo il proprio gol. Bene faranno i tifosi, anche i più critici, a mordersi lingua e labbra, prima di contestare ancora. Contro il Napoli serve il pieno: di punti e di (buone) intenzioni. E con queste premesse facile non sarà.
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