LETTERA A MORATTI
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di sabato 21 Aprile 2007
Stimatissimo dottor Moratti, torno a scriverLe a distanza di quindici giorni, convinto che Ella mi leggerà con la consueta attenzione. Pensavo di dedicare la mia missiva odierna alle laudi per il primo scudetto sul campo conquistato durante la Sua lunga e illuminata presidenza, oltre che ai meriti dei Suoi collaboratori e dello staff tecnico capeggiato da Roberto Mancini. L’inopinata sconfitta interna con la Roma ha fatto rinviare di qualche giorno festeggiamenti e congratulazioni. Poco male, mi creda, prolungare l’attesa può servire ad amplificare la gioia della vittoria, soprattutto quando essa è autenticamente sportiva, frutto del lavoro e della fatica, della forza e della generosità.
Ma c’è un’altra ragione per la quale ritengo opportuno che la solennizzazione del trionfo interista abbia subìto un minimo spostamento. Si tratta dell’episodio, stigmatizzato da tutti ma non da Lei, grazie al quale Adriano si è procurato il calcio di rigore del pareggio contro i giallorossi. Che si trattasse di una palese simulazione è stato chiaro all’Italia intera. E, ove mai fosse esistito qualche dubbio, la ripresa televisiva l’ha spazzato senza pietà. Tanto che giovedì mattina, leggendo l’editoriale di Alessandro Vocalelli, direttore del Corriere dello Sport, mi sono trovato a tal punto in sintonia con le sue parole da desiderare di averLe scritte al suo posto. Diceva Vocalelli: «E sarebbe bello se il presidente Moratti, che rivendica la sua sportività a fronte di tante ingiustizie subìte, a mente fredda censurasse il comportamento del suo giocatore e aggiungesse che non è quello il modo per arrivare al risultato. Restiamo in fiduciosa attesa».
Caro presidente Moratti, anch’io, al pari di Vocalelli, ero in fiduciosa attesa. E, invece, sono stato scioccato dalla sua reazione che, a ventiquatt’ore dall’episodio incriminato, ho trovato veemente, scomposta, ingiustificata e, me lo permetta, antisportiva. Non solo Lei ha giustificato Adriano negando la simulazione, non solo ha preannunciato reclamo alla squalifica di due turni comminatagli in base al principio della prova tv, ma ha addirittura attaccato il provvedimento del giudice sportivo definendolo – leggo da La Gazzetta dello Sport – «una decisione che fa ridere, una cretinata infinita, una buffonata».
Non ci vuole un esperto di carte federali per stabilire che Lei, dottor Moratti, dopo dichiarazioni di tale virulenza, sarebbe passibile di deferimento. Tuttavia io mi auguro fortemente di no, perché vorrei evitare che Lei passasse ancora una volta da vittima del Sistema, quando invece a quel Sistema appartiene a pieno titolo, dentro quel Sistema sta meditando di assumere la qualifica di vice- presidente federale in barba ad ogni conflitto d’interesse, da quel Sistema è stato premiato con uno scudetto che la sua squadra non aveva vinto e, dunque, non meritava, a prescindere da chi doveva vederselo sottratto con atto comunque arbitrario. Le dirò di più: fino a ieri sera ho sperato di tutto il cuore che ad Adriano venisse annullata la squalifica, cosicché non sussistesse alcuna ombra di ostilità verso il Suo club e la Sua persona. In verità mi sembra che dal maggio scorso nelle sue contrade spiri un vento tutt’altro che sfavorevole, anche se non voglio sbilanciarmi in giudizi affrettati. Fino a poco tempo fa, per esempio, ero assolutamente certo che Lei fosse del tutto diverso dagli altri padroni del calcio italiano. Ma, non me ne voglia, comincio a pensare di essermi sbagliato.
Augurandomi di sentirLa al più presto, il mio più cordiale in bocca al lupo.
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di sabato 21 Aprile 2007
Stimatissimo dottor Moratti, torno a scriverLe a distanza di quindici giorni, convinto che Ella mi leggerà con la consueta attenzione. Pensavo di dedicare la mia missiva odierna alle laudi per il primo scudetto sul campo conquistato durante la Sua lunga e illuminata presidenza, oltre che ai meriti dei Suoi collaboratori e dello staff tecnico capeggiato da Roberto Mancini. L’inopinata sconfitta interna con la Roma ha fatto rinviare di qualche giorno festeggiamenti e congratulazioni. Poco male, mi creda, prolungare l’attesa può servire ad amplificare la gioia della vittoria, soprattutto quando essa è autenticamente sportiva, frutto del lavoro e della fatica, della forza e della generosità.
Ma c’è un’altra ragione per la quale ritengo opportuno che la solennizzazione del trionfo interista abbia subìto un minimo spostamento. Si tratta dell’episodio, stigmatizzato da tutti ma non da Lei, grazie al quale Adriano si è procurato il calcio di rigore del pareggio contro i giallorossi. Che si trattasse di una palese simulazione è stato chiaro all’Italia intera. E, ove mai fosse esistito qualche dubbio, la ripresa televisiva l’ha spazzato senza pietà. Tanto che giovedì mattina, leggendo l’editoriale di Alessandro Vocalelli, direttore del Corriere dello Sport, mi sono trovato a tal punto in sintonia con le sue parole da desiderare di averLe scritte al suo posto. Diceva Vocalelli: «E sarebbe bello se il presidente Moratti, che rivendica la sua sportività a fronte di tante ingiustizie subìte, a mente fredda censurasse il comportamento del suo giocatore e aggiungesse che non è quello il modo per arrivare al risultato. Restiamo in fiduciosa attesa».
Caro presidente Moratti, anch’io, al pari di Vocalelli, ero in fiduciosa attesa. E, invece, sono stato scioccato dalla sua reazione che, a ventiquatt’ore dall’episodio incriminato, ho trovato veemente, scomposta, ingiustificata e, me lo permetta, antisportiva. Non solo Lei ha giustificato Adriano negando la simulazione, non solo ha preannunciato reclamo alla squalifica di due turni comminatagli in base al principio della prova tv, ma ha addirittura attaccato il provvedimento del giudice sportivo definendolo – leggo da La Gazzetta dello Sport – «una decisione che fa ridere, una cretinata infinita, una buffonata».
Non ci vuole un esperto di carte federali per stabilire che Lei, dottor Moratti, dopo dichiarazioni di tale virulenza, sarebbe passibile di deferimento. Tuttavia io mi auguro fortemente di no, perché vorrei evitare che Lei passasse ancora una volta da vittima del Sistema, quando invece a quel Sistema appartiene a pieno titolo, dentro quel Sistema sta meditando di assumere la qualifica di vice- presidente federale in barba ad ogni conflitto d’interesse, da quel Sistema è stato premiato con uno scudetto che la sua squadra non aveva vinto e, dunque, non meritava, a prescindere da chi doveva vederselo sottratto con atto comunque arbitrario. Le dirò di più: fino a ieri sera ho sperato di tutto il cuore che ad Adriano venisse annullata la squalifica, cosicché non sussistesse alcuna ombra di ostilità verso il Suo club e la Sua persona. In verità mi sembra che dal maggio scorso nelle sue contrade spiri un vento tutt’altro che sfavorevole, anche se non voglio sbilanciarmi in giudizi affrettati. Fino a poco tempo fa, per esempio, ero assolutamente certo che Lei fosse del tutto diverso dagli altri padroni del calcio italiano. Ma, non me ne voglia, comincio a pensare di essermi sbagliato.
Augurandomi di sentirLa al più presto, il mio più cordiale in bocca al lupo.
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