Tuesday, January 30, 2007

DESCHAMPS SOTTO ESAME

IL PUNTO
VITTORIO OREGGIA
Da Tuttosport di martedì 30 Gennaio 2007

Marcello Lippi svelerà il suo futuro tra un paio di mesi: solo a primavera, è solito ripetere l’ex ct campione del mondo, sceglierà il club con il quale iniziare la seconda vita da allenatore in base alla qualità del progetto che gli verrà presentato. Didier Deschamps conoscerà il suo destino entro aprile, quando in teoria la promozione potrebbe già essere in cassaforte e la Juventus dovrebbe giocare meglio di come sta facendo, nonostante sia in testa alla classifica, abbia vinto lo scudetto d’inverno, abbia annullato la penalizzazione, eccetera eccetera. I dirigenti hanno profilato l’eventualità di prolungargli il contratto, in scadenza nel 2008, per altri due anni come gesto di gratitudine per la stagione trascorsa in serie B tra mille difficoltà e come riconoscimento per il lavoro svolto. Ma nelle ultime settimane ha preso piede l’ipotesi del secondo ritorno del Toscano a Torino, ipotesi suffragata da una frase molto elastica del diretto interessato: «Mai dire mai». Che, sia chiaro, non significa ammettere l’esistenza di una trattativa ma che consente di non precludere nessuna soluzione, persino la più clamorosa. E la terza avventura sulla panchina bianconera di Lippi lo sarebbe.
Ora, al di là dei chiacchiericci di mercato, che si accendono e si spengono a seconda dei momenti e delle mode, è davvero possibile che il tecnico viareggino riprenda la residenza nella città dei suoi trionfi? Molto dipende da Deschamps, dall’impronta che darà alla Juventus nel girone di ritorno, dall’immagine che offrirà di sé una squadra nettamente più forte delle altre. Esibizioni imbarazzanti come quelle con lo Spezia, il Cesena, il Mantova o l’Arezzo lo spingono ogni volta un po’ più ai margini. Se il francese non venisse confermato, chi meglio di Lippi potrebbe pilotare il rilancio bianconero in Italia e in Europa? Nessuno, perché è il più bravo di tutti e meglio di tutti conosce l’ambiente. Lippi è mezzo in parola con il Milan e non dispiace al Chelsea, Lippi di qui a marzo riceverà altre proposte allettanti, Lippi nella peggiore delle ipotesi solleciterà Deschamps a gettarsi ancora con più entusiasmo nella sua missione. Ma basta l’idea di vedere spuntare la sua testa grigia dal tunnel degli spogliatoi per scuotere ricordi e coscienze.

Saturday, January 27, 2007

CASO inter: VIETATO INSABBIARE

L’INTERVENTO
PAOLO BERTINETTI
Da Tuttosport di venerdì 26 Gennaio 2007

ERAVAMO rimasti al fatto che a pensar male quasi sempre ci si azzecca. Poiché la notizia del doping amministrativo imputato all’inter (grazie a Tuttosport) non poteva più essere ignorata, chi avrebbe voluto tacerla ha deciso di parlarne solo per spiegarci che mai si arriverà a una sentenza dove si dichiara che l’inter, senza plusvalenze, non avrebbe potuto nemmeno iscriversi al campionato 2004-05. Perché il doping non c’era stato? No. Perché, ci fosse stato o no, in ogni caso il reato ormai è prescritto. Il dott. Borrelli non aveva ignorato il fatto che alle Procure di mezza Italia erano stati mandati i fascicoli relativi alle pratiche forse illecite di varie squadre; e sin da agosto aveva mandato la sua relazione a Palazzi. Il quale ora l’ha letta e a fine mese ci farà sapere. Lo “stralcio” della parte relativa alle plusvalenze (più la faccenda firme false) potrebbe essere una cosa buona. Ma chi pensa male ha l’impressione che contro l’inter non ci sia la volontà di fare. Sbagliato. E’ peggio: c’è la volontà di non fare. Non vuole la Figc, non vuole il Coni, non lo vogliono i moralisti che hanno passato l’estate a strillare che bisognava agire contro la Juve. E adesso che è stato fatto, che la Juve è stata affossata, che abbiamo il campionato più falsato del mondo, bisogna che tutto il mal fatto non venga messo in discussione. Speravano nel silenzio. Adesso sperano nelle sottigliezze legali. Il professor Vinti (Università di Roma) ci ha spiegato che la prescrizione teoricamente non è scattata e che l’inter avrebbe violato l’art. 13 ( caso per cui è prevista la retrocessione). Il collega giurista sa certamente che in pubblico si dice che l’Italia è la patria del Diritto; mentre in privato si ammette che è la patria del “ dritto”. Temo che questa vicenda lo confermerà. Ma come far digerire agli appassionati di calcio che all’inter tutto viene perdonato? I moralisti di cui sopra, che prima tacevano e che poi ci spiegavano la prescrizione probabile, sanno bene che prescrizione (così come patteggiamento) vuol dire che la porcata l’hai fatta, ma che è cancellata; e che quindi ti possono dare lo scudetto per motivi etici. E allora, per far digerire l’insabbiamento, da un lato spiegano che l’inter è diventata antipatica (e alcuni credono che questa sia punizione sufficiente). Dall’altro fanno i complimenti alla Juventus (perché tanto in B ormai c’è) e intervistano tifosi bianconeri illustri che dicono che va bene così: non ritorniamo sul passato, né sul fatto che la Juve è stata ingiustamente retrocessa, né sul fatto che l’inter è stata vergognosamente premiata. Sono abili professionisti. Digeriremo tutto. Da Roma i fascicoli furono mandati alle molte Procure interessate. Tutte li apriranno e li chiuderanno subito. Tutte tranne una. Su questo, come sul resto, naturalmente spero di sbagliarmi. Non sempre ci si azzecca.

Paolo Bertinetti (Associazione Nazionale Amici della Juventus)

Thursday, January 25, 2007

LE BATTAGLIE DI TUTTOSPORT E LA REPUBBLICA interista

EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di giovedì 25 Gennaio 2007

Ieri mattina, su La Repubblica, il giornalista-scrittore Miche le Serra, moralista nella migliore accezione del termine, ha chiamato in causa Tuttosport, definendolo «un giornale appassionatamente e meritoriamente juventino». Sinceramente avrei trovato più opportuno che Serra ci chiamasse per nome ( Tuttosport, appunto) e che fosse più preciso: il nostro, infatti, è un giornale sportivo appassionatamente e meritoriamente torinese perché a Torino è nato 62 anni fa e da Torino ha allargato il proprio raggio d’azione al resto del Paese, raccontando le vicende dello sport italiano: dal ciclismo alle Olimpiadi, dalla Formula 1 al calcio. La Juve rappresenta una parte essenziale della nostra identità. Però non più importante di quella riguardante il Toro, per il quale un giornale come il nostro ha sostenuto (e so­sterrà) battaglie appassionatamente e meritoriamente granata. Il fondatore di Tuttosport si chiamava Renato Casalbore, immigrato salernitano, simpatizzante del Torino che con i giocatori del Torino morì a Superga il 4 maggio 1949.
Serra, uno degli analisti più acuti e attenti della realtà socio-politica italiana, è tifoso interista e come tale ha sostenuto la sua invettiva polemica. Nel post scriptum al suo articolo, seppur con molto garbo, rifiuta la definizione di un’inter alla Moggi – titolo di prima pagina della nostra edizione di martedì; scrivendo che «di Moggi ce n'è stato uno solo, inimitabile, e lavorava a Torino». Da cronista e da tifoso (della verità e di Tuttosport) mi corre l’obbligo di ricordare a Serra che a Milano, lavora un certo Gabriele Oriali e, guardacaso, proprio nella società di Massimo Moratti. Oriali, al pari dell’inconsapevole giocatore Alvaro Recoba, non più tardi del 27 aprile 2006, ha patteggiato la pena di mesi 6 di reclusione per ricettazione (una patente rubata alla motorizzazione di Latina), falso in documenti, timbri contraffatti a causa del passaporto da comunitario poi elargito allo stesso Recoba. Il numero del passaporto italiano contraffatto è 4290445. «Detto documento – come recita il dispositivo della sentenza – veniva utilizzato presso i competenti uffici per la variazione del tesseramento in Italia da calciatore extra comunitario a giocatore comunitario».
Sempre da cronista riferisco a Serra che a Milano la Procura della Repubblica ha indagato Massimo Moratti, Rinaldo Ghelfi e l’ex amministratore delegato Mauro Gambaro, con l’ipotesi di falso in bilancio. Lo scopo, oltre che di coprire i buchi attraverso plusvalenze fittizie, era quello di eludere i parametri previsti per potersi iscrivere al campionato 2004-2005, senza la cui partecipazione l’inter non avrebbe ottenuto lo scudetto a tavolino nemmeno per il 2005-2006.
Di nuovo da cronista rammento che la Procura milanese è da mesi impegnata nel dipanare la vicenda-Telecom in cui finora è emersa, per stessa ammissione di Moratti, una serie di controlli illegali esercitati nei confronti di arbitri, guardalinee, dirigenti, presidenti. Lo scopo non è stato mai esplicitato, ma prima o poi bisognerà che qualcuno lo spieghi almeno ai pubblici ministeri.
Caro Serra, come vedi, Moggi non solo è imitabilissimo, ma addirittura superabile. Dipende sempre dal livello di attenzione dell’opinione pubblica, dei giornali, dei giornalisti, degli inquirenti, dei giudici (sportivi e ordinari). Certo, mentre tu su Repubblica scrivevi che adesso la «questione arbitrale consta di un caotico cumulo di errori sparsi a pioggia» e che la squalifica di una sola giornata a Totti è frutto del «caso», io su Tuttosport ribadivo che il doping amministrativo finora impunito (ma qualcosa si muove, finalmente), il mancato ricorso alla prova televisiva per Ibrahimovic, la grazia a Totti, il pastrocchio-Oddo (con tanto di partita anestetizzata) confermavano una perenne e inguaribile Calciopoli. Stavolta, però, senza la Juve. Come in una serie A zoppa, prevedibile e con i soliti favori. A proposito, Michele, perché non chiedi ai tifosi della Fiorentina cosa pensano della partita persa domenica a San Siro dalla loro squadra contro la tua?

inter, TOTTI, ODDO CALCIOPOLI CONTINUA

EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di mercoledì 24 Gennaio 2007

Siamo in piena Calciopoli, ma c’è chi finge di non saperlo. Forse aspetta i tabulati e/o i testi di qualche intercettazione telefonica, magari i riscontri di indaffaratissime Procure. Forse qualcuno spera di non ritrovarseli mai tra le mani altrimenti sarebbe costretto a occuparsene. Fatto sta che nel frattempo si sono completamente defilati i giornalisti duri e puri che impazzavano nella calda primavera del 2006. Quei Torquemada che sezionavano le partite incriminate della Juve (stagione 2004-2005, lo dico per chi ancora ritiene legittimo il furto dello scudetto 2005-2006), ravvisando compromettenti pressioni su arbitri, dirigenti, giudici sportivi. Cosa dire allora di questi giorni normalizzati dalla maggioranza silenziosa in cui pochissimi, a parte Tuttosport naturalmente, annotano il mancato ricorso alla prova televisiva per l’intervento di Ibrahimovic su Donadel e la squalifica soltanto per un turno di Francesco Totti per una reazione completa e totale che ne avrebbe richiesti automaticamente due? Siamo in piena Calciopoli, lo dicono i fatti, cui non seguono gli atti. Né quelli del procuratore federale Palazzi, il magistrato che nella torrida estate scorsa avrebbe voluto fare a pezzi la Juve, e però smentì Borrelli sul Milan, favorendo l’immondo pastrocchio delle sentenze differenziate. Borrelli, tanto per chiarire, avrebbe voluto in serie B anche i rossoneri, oltre a Fiorentina e Lazio, ma poi abbiamo visto chi ha pagato, quanto e per quali motivi. Nel giro di una settimana, Palazzi dovrebbe far sapere al mondo del calcio la risposta alla relazione (di Borrelli) che giace sul suo ta­volo dall’agosto scorso a proposito del doping amministrativo con annesso, pesantissimo, coinvolgimento dell’inter. E’ stato proprio Borrelli a svelare il ritardo, ma a nessuno è venuto in mente di chiedere a Palazzi il perché di quel ritardo. Peccato che meno di un anno fa si sparasse a palle incatenate perché il dossier archiviato dalla Procura torinese sulle telefonate era rimasto sette mesi nei cassetti della Federcalcio senza che nessuno se ne curasse. Dove sarebbe, di grazia, la differenza rispetto ad ora?
La differenza, ovviamente, c’è. E, molto semplicemente, riconduce alla storia millenaria del potere e delle sue rappresentazioni: ad un nucleo di controllo se ne è sostituito un altro con le stesse modalità di percezione, di protezione, di vantaggio, di opposizione, solo con direzioni differenti e nuovi beneficiari. Le polemiche di questi giorni tra inter e Fiorentina ne sono la diretta testimonianza perché uguali sono le accuse, uguale il modo di respingerle, uguale perfino il lessico e le motivazioni.
Siamo in piena Calciopoli e, purtroppo, non basta nemmeno indicarlo con tanto di particolari e coincidenze. Lunedì mattina, per esempio, il Corriere dello Sport - Stadio è stato illuminante e coraggioso nel denunciare lo scempio di Lazio-Milan, scontro che avrebbe dovuto indicare la pretendente al quarto posto per la Champions, finito invece con un imbarazzante pareggio suggellato da una cena per definire il passaggio di Oddo in rossonero. Eventualità comicamente negata, nel tiepido dopopartita, dall’amministratore delegato Galliani e puntualmente realizzatasi ieri. Il problema è che, Calciopoli o no, nessuno riesce più a scandalizzarsi. A parte gli juventini che, dal giorno della catarsi, guardano al resto del calcio per vedere cosa sia e come agisca quello strano machiavello chiamato giustizia sportiva.

Tuesday, January 23, 2007

MORATTI NON HA RICEVUTO FAVORI...

LUCIANO MOGGI
Da Libero di martedì 23 Gennaio 2007

Moratti non ha ricevuto favori. È solo il rispetto verso i potenti
Non sarebbe neanche più il caso di parlare dell'inter. La pratica è archiviata, il vantaggio sulla seconda in classifica si allunga sempre di più (ora a undici punti) e col passare delle giornate aumenterà ancora. I nerazzurri sprizzano salute da tutti i pori e in più sfruttano abilmente qualche disattenzione arbitrale che non ci dovrebbe essere (così dicono nell'entourage della Fiorentina). Per non parlare del fiato corto della prima inseguitrice - la Roma - che appare in evidente difficoltà. In soldoni non c'è più corsa e al limite toccherà registrare i nuovi record nerazzurri: attualmente i successi consecutivi sono 13 (ti credo, non ci sono rivali...) e i Mancini boys hanno un punto in più della Juve dello scorso anno (ma il livello del campionato si è sensibilmente abbassato).

inter, show e favori Milan, occasione sprecata
Per tenere vivo l'interesse del torneo molti avevano sperato nell'impresa della Fiorentina (ma pochi ci avevano veramente creduto). Toni ha illuso tutti quanti, ma l'assenza di Mutu alla lunga si è fatta sentire. Forse Prandelli avrebbe fatto bene a schierare subito le due punte (bravissimo Pazzini, la Fiorentina farebbe bene a tenerlo), ma alla lunga l'inter avrebbe vinto comunque. Ciò detto, meritano rispetto le lamentele di Prandelli e del ds Corvino nei confronti dell'arbitro. I due ritengono viziati tutti i tre gol dell'inter, soprattutto il terzo di Ibra, con l'aggiunta di un presunto rigore per fallo di Materazzi su Jorgensen, e di un paio di falli di reazione non fischiati ai nerazzurri. I viola ci sono andati pesanti, gridando allo scandalo. Per Corvino «l'inter non ha bisogno di favori», per Prandelli (Tuttosport) «i nerazzurri sono stati aiutati». Sono scenari che ho vissuto quando la Juve dominava e gli altri protestavano. Ma la situazione non è proprio la stessa. Secondo il vecchio teorema la Juve vinceva perché favorita da arbitri corrotti, adesso gli "aiutini" all'inter dipendono da meri infortuni di arbitri in buona fede. L'unico che ha il coraggio di scrivere controcorrente è Padovan su "Tuttosport", che richiama le tante «analogie con chi dominava in passato, comprese le sistematiche ammonizioni agli avversari nel turno precedente (...) e da ieri anche i gol regalati». Chi invece non vuol proprio vedere certe analogie col passato (vedi l'editorialista del "Corrierone"), sceglie un'altra prospettiva: «Moratti si rassegni: vincere ed essere amati è impossibile». Come mai - mi chiedo - questo precetto non era in voga anche negli scorsi campionati? La verità è che non si è avuto il coraggio di ammettere un'elementare verità; chi vince, chi è ben visto dal Palazzo, usufruisce quasi automaticamente anche dell'occhio benevolo dell'arbitro di turno e dei suoi assistenti. E' sempre successo (basta dare un occhio alle statistiche), solo che per la Juve si voleva vedere ad ogni costo un sistema preordinato. A parte tutto sono solidale con i viola e ne comprendo le preoccupazioni: la classifica (sestultima a 19 punti) piange, e non serve ricordare che senza i 15 punti di penalità, i viola sarebbero quarti. Il posticipo tra Lazio e Milan (una sorta di "spareggio" per il quarto posto) è piaciuto davvero poco. Sono solo due i fatti da ricordare: il brutto fallo di Behrami su Gilardino (non sanzionato da Saccani) e il record personale migliorato da Ballotta, portiere classe '64 che ha difeso la porta laziale dopo il forfait di Peruzzi, fermato da una colica. L'impressione è che Ancelotti abbia perso un'occasione, ma forse i segnali d'allarme lanciati dalla Coppa Italia (qualificazione sì, ma con sconfitta ad Arezzo) erano più seri del previsto: l'attacco ha fatto acqua e Kakà si è dimostrato lontanissimo dalla sua condizione migliore. Certo, il 4,5 appioppato da un giornalista al brasiliano mi è sembrato un'inutile offesa. Ma tant'è: in passato ci fu un coraggioso che riuscì a dare 3,5 a Maradona!

Gli auricolari agli arbitri? Un fallimento totale
Lo scontro con Galante e la reazione di Totti all'espulsione rimediata in LivornoRoma hanno avuto grande spazio sui giornali, richiamando le opinioni più disparate. Personalmente non ne farei un casus belli ; Totti ha sicuramente sbagliato, ma l'arbitro Ayroldi avrebbe potuto (e dovuto) gestire meglio la vicenda. Va segnalato, invece, il rigore concesso con manica larga al Livorno, per un fallo inesistente di Ferrari su Lucarelli. In conclusione (omettendo per spazio molti altri errori) la pubblicizzata "operazione auricolari" è clamorosamente fallita. Il pareggio ha consentito al Livorno di respirare, ma adesso sono otto le giornate senza vittoria. Unica nota positiva il felice debutto di Manitta, che ha preso il posto di Amelia. Per quest'ultimo Spinelli ha probabilmente già deciso il trasferimento, che gli consentirà di rimpinguare la cassa aziendale. Onore al merito a Atalanta e Empoli. Con un Doni così i bergamaschi possono coltivare sogni europei. I toscani, invece, hanno rovinato la festa a Novellino, che avrebbe voluto festeggiare diversamente la sua panchina blucerchiata numero duecento. A guardar bene il flop maggiore è stato quello del Catania, uscito con le ossa rotte contro il Cagliari: dov'erano i siciliani? Scomparsi. Buon per Colomba, che con il secondo successo consecutivo ha raggiunto il Torino. I granata sono sprofondati a Parma grazie a un gol di Rossi, arrivato in Emilia da Manchester pochi giorni fa. La situazione dei piemontesi assomiglia a quella della Samp: troppi risultati altalenanti che lasciano la squadra in perenne affanno. Nella zona di classifica sospesa tra precipizio e tranquillità, un bel balzo in avanti ha fatto il Siena, tornato a respirare grazie alla vittoria sul Chievo. Onore al "difensore-goleador" Portanova, autore del 2-1 e non nuovo a imprese sotto rete. Anche a Udine è tornato a splendere il sole (solo in senso figurato, perché per il resto ha dominato la nebbia); la scelta di patron Pozzo di affidarsi a Malesani è stata vincente, ma quanta fatica prima di arrivare al gol di Iaquinta. Sul fronte opposto mister Giordano poteva fare veramente poco con sette titolari assenti. Sul fondo della classifica è pesante anche la situazione della Reggina, penultima con 13 punti e reduce dal pari con il Palermo nell'anticipo di sabato. Sorridono, invece, gli uomini di Zamparini, che visto il rallentamento della Roma potrebbero proporsi come vice-inter (obiettivo che vale l'ammissione diretta alla Champions League, e un sacco di quattrini).

Gli "onesti" fanno ironia ma quelle plusvalenze...
Finita la disamina sul campionato, passiamo ad esaminare le dichiarazioni di Moratti nel post gara di inter-Fiorentina. I giornalisti pongono al patron nerazzurro domande circa le ammonizioni e relative squalifiche che regolarmente subiscono le squadre che devono affrontare i suoi, lui risponde in maniera quantomeno singolare: «Parla proprio Moggi che è un esperto di squalifiche pilotate. Lui sì ne capisce più degli altri». Non voglio entrare nel merito di queste dichiarazioni (se non per un'eventuale querela) e faccio presente al signor Massimo Moratti che personalmente ho sempre parlato di squalifiche casuali, di fatti che si verificano nell'attuale campionato come capitavano nelle stagioni passate. Su queste pagine l'ho scritto in più di una occasione. A questo punto mi corre l'obbligo di riportare al patron nerazzurro quanto dichiarato al "Qn" dal giocatore dell'inter Brunelli, coinvolto nel caso "plusvalenze" e che parla del suo contratto con il club milanese: «Ci sono delle firme false e nessuno ha voluto darmi delle spiegazioni per cui si ipotizza il reato di associazione a delinquere. E se qualcuno ha sbagliato, è giusto che paghi...». Nella storia della Juventus una cosa del genere non è mai capitata... a proposito di etica!

Saturday, January 20, 2007

INCREDIBILE, ORA ANCHE GLI ONESTI INCOMINCIANO A TREMARE

LUCIANO MOGGI
Da Libero di venerdì 19 Gennaio

Incredibile, ora anche gli "onesti" cominciano a tremare
Gentile Direttore, finalmente leggo che anche "gli onesti" o quelli che si ritengono tali iniziano a tremare, così come quelle testate che timidamente riportano la notizia senza tanti clamori o eccessi, quasi con la paura di irritare irrimediabilmente il "benefattore" per eccellenza di questa nostra Italia. Di chi è la colpa? Forse di un sistema che fa acqua da tutte le parti e che è facilmente corruttibile; forse della mancanza di umiltà nell'accettare una sconfitta; forse solo voglia di vincere ad ogni costo... La frenesia del comando e del potere che tutto può, anche comprare la rispettabilità... Tutti hanno trovato nella Juventus ed in lei i colpevoli di un sistema che non andava come avrebbe dovuto e hanno voluto far credere, attraverso il controllo dei media, che questa era la giustizia e che il calcio era finalmente pulito. Nessuno ha tenuto conto di un popolo di tifosi che non si è fermato davanti alle apparenze e che non si è arreso all'evidenza costruita magistralmente da saggi consiglieri del potere. Oggi, noi veri tifosi bianconeri, aspettiamo che la giustizia, quella vera, faccia finalmente il suo corso. Una nota, caro direttore, vorrei riservala al dottor Guido Rossi, un esperto di legge che ha condotto la Figc in maniera scandalosa, volta solo a proteggere interessi personali. La stessa persona che ha consegnato lo scudetto - conquistato sul campo dalla nostra Juve - all'inter dal curriculum immacolato... Per capirci stiamo parlando della società che ha fornito un documento falso ad un suo giocatore (Recoba) ed ha persino ammesso il reato (hanno patteggiato la pena in sede penale). Sempre i nerazzurri risultano mandanti (attraverso i loro rappresentanti) di una serie di intercettazioni illegali ancora al vaglio della magistratura e si sono iscritti all'ultimo campionato nonostante un indebitamento superiore a 181 milioni di euro. Come possono questi signori aver ricevuto lo scudetto dell' "onestà" dopo essersi dichiarati persino garanti della democrazia e della legge? Perché è stato permesso tutto questo? Perché non è ancora intervenuto nessuno? La legge è veramente uguale per tutti? Sinceramente credo che questa sia la più brutta sconfitta per l'inter e per il suo presidente PAOLA
Cara Paola, sono grato al popolo di tifosi bianconeri che, come lei, non si è fermato di fronte alle banali apparenze. La verità, poco a poco, sta venendo a galla. Tanti (e lei è tra questi) l'hanno capito, altri presto lo capiranno. Ne sono convinto. Grazie e a presto.
Attaccare Moratti? Una vera ingiustizia. O no?
Signor Moggi, sono un tifoso interista e a guardar bene mi sembra che il nostro presidente venga eccessivamente maltrattato. Si vuole trasformare qualche inutile e normale scambio di giocatori in una "Plusvalenzopoli". Possibile che la gente non capisca? Le spese per costruire una squadra vincente (?!) sono enormi. Una volta i passaporti costavano 12 mila lire, ma già nel 1999 sono arrivati a costare 80 mila dollari. Forse solo perché per il documento in questione non era stata presentata alcuna richiesta di rilascio alle autorità italiane. Ma perché dare altro lavoro alle Prefetture quando già per la Motorizzazione ci arrangiamo da soli? No, non intendevo parlare dei motorini lanciati dagli spalti, non cercate sempre la malizia... Sulla vicenda "plusvalenze" mi sembra si sia sollevato un polverone esagerato come giustamente ha affermato il nostro presidente. «Mi pare che alla cosa sia stato dato uno spazio esagerato» ha detto. E in effetti è uscito addirittura un articolo sul "Corriere della Sera". Ma siamo diventati pazzi? Su Internet, dove dicono non esista la censura della "Cupola della stampa", si trovano elenchi sterminati di malefatte dell'inter; c'è anche quella faccenda di "doping amministrativo", ma è talmente dispersa che quasi non si trova. E dire che senza questo "piccolo aggiustamento" l'inter non si sarebbe potuta iscrivere al campionato... Chiacchiere a parte la verità è una sola: chi viene punito è colpevole. Stop. La Juventus è stata punita e quindi è colpevole. Che non si conoscano i motivi è un particolare secondario, non si può mica sapere tutto. L'inter, viceversa, non è praticamente mai stata punita, quindi non è colpevole. E che nessuno tiri in ballo la questione dei "reati prescritti" per favore. Se sono riusciti a raggiungere i loro obiettivi evidentemente avevano a libro paga persone capaci. L'importante è fare le cose a termine di legge, no? Senza considerare che il nostro presidente non avrebbe nessun motivo per uscire dal sentiero battuto della legge, che tanto ogni tre o quattro mesi spedisce un'autobotte satura di quattrini per coprire il deficit societario. Lo so, volete far apparire il nostro patron come un incompetente. Noi invece, siamo così onesti, sportivi e auto-ironici che abbiamo invaso l'etere con siti che raccontano i suoi infiniti errori. L'abbiamo persino supplicato di abbandonarci. Siamo, in definitiva, i migliori. SERGIO P.
Caro Sergio, sei davvero un maestro d'ironia. Non devo aggiungere nulla, hai detto tutto tu. Saluti.
L'inter è immacolata ma solo per chi crede alle favole
Caro Luciano, Moratti stavolta si è superato. Colto con le mani nella marmellata (storie di plusvalenze fittizie), ha ancora una volta giurato sull'assoluta regolarità delle operazioni messe in piedi dall'inter. Ma si è reso conto che adesso gli pende addosso un'accusa di falso in bilancio? O pensa di essere "legibus solutus", sciolto cioè dal dovere di rispettare le leggi? In più si è lamentato perché il "Corrierone" ha dato troppo spazio alla notizia. Sfido io, lui è abituato al silenzio complice dei media sulle malefatte dell'inter. Io, caro Luciano, voglio porre la questione sotto un altro aspetto: avrà ancora Moratti il coraggio di parlare dell'inter come della società degli onesti? Avranno ancora il coraggio di impostare su questa colossale mistificazione la propria campagna abbonamenti? E l'ineffabile ex commissario Figc Guido Rossi arrossirà di vergogna davanti alla ennesima sconfessione di quei presunti valori etici, sulla base dei quali ha assegnato lo scudetto 2005-2006 alla sua cara inter? Quando, l'attuale commissario Luca Pancalli (che non ha mai approvato quell'assegnazione), si deciderà ad avviare una procedura urgente di revoca? Aspettiamo risposte. RODOLFO CASTELLI
Caro Rodolfo, ho notato anch'io la reazione apparentemente controllata di Moratti. In un vecchio film Totò soleva dire «Sono un uomo tutto d'un pezzo...». Penso che Moratti lo abbia preso ad esempio. Ormai il patron dell'inter s'è messo una maschera, e con quella va in giro. Apparentemente non si smuove di un millimetro, ma qualcosa vacilla. Troppe cose si sono mosse intorno all'inter in maniera non regolare. E' roba che nessuno, neanche Moratti, può far passare sotto silenzio. A qualche altro lettore avevo ricordato l'antica massima "chi è senza peccato, scagli la prima pietra": finalmente la verità si sta facendo largo sia pure a fatica e tra montagne di sofisticazioni. O c'è ancora qualcuno che crede alle favole?
Quel "Viva Moggi!" che non piace alla Gazzetta
Caro Luciano, L'Arturi autore di "Portofranco" c'è rimasto male quando ha letto il «viva Moggi!» scritto da un lettore a conclusione di una breve lettera. Nella stessa si descriveva il comportamento biasimevole dei tifosi napoletani contro i tifosi del Verona, in occasione della gara Napoli-Verona. Arturi, visibilmente accigliato, è sbottato: «Moggi che c'entra? Pensa che inneggiare a lui rafforzi il suo ragionamento?». Bene voglio provare io a interpretare il significato di quel "Viva Moggi!": si tratta di un grido di libertà e di autonomia. Tutti i tifosi juventini sanno bene come la Rosea ha trattato la Juve e i suoi vecchi dirigenti. Dire "Viva Moggi" per noi è come dire che non siamo d'accordo con questo metodo di assoluta parzialità nella critica sportiva. MARCO MARTINO
Caro Marco, non so se sia esatta l'interpretazione che proponi, ma l'arrabbiatura di Arturi traspare evidente dal commento. Un po' mi viene da sorridere. E come se davanti al mio nome si scoprisse, in casa-Rosea, una quantità indefinita di nervi. Per capirci, appena qualche giorno fa si sono vantati scrivendo che la parola da loro inventata, "Moggiopoli", è risultata il neologismo più diffuso dell'anno appena passato. Ma come si è arrivati a stabilire una balordaggine del genere? La mia impressione è che la Rosea, non contenta di aver abusato di questa Nella strana classifica dei "flop" non rientrano Coco e Cesar esemplificazione, si sia voluta auto-premiare per l'invenzione del termine. Bene, staremo a vedere se la Zanichelli lo inserirà nell'edizione 2008 dell'omonimo vocabolario. Comunque, caro Marco, grazie per la tua interpretazione.
In alto i cuori e... "Viva Moggi!"
Egregio direttore, di recente la Gazzetta ha pubblicato i "flop" calcistici degli ultimi anni: sono rimasto allibito. Al primo posto c'è Mendieta (acquistato dalla Lazio di Cragnotti), al secondo Rivaldo (acquistato dal Milan). L'inter viene citata solo quando si parla di Robbie Keane. Ma dico, siamo pazzi? I nerazzurri hanno comprato di tutto e viene citato solo Robbie Keane? Ma vogliamo parlare solo delle ultime due delusioni, Cesar e Coco? Un tifoso del Milan deluso... Venga da noi la prego. ANGELO FDL
Caro Angelo, conosco perfettamente la situazione. Ho pubblicato addirittura l'elenco degli acquisti inutili e delle cessioni eccellenti dell'inter. C'è poco da aggiungere. Per conoscenza Cesar e Coco erano nel suddetto elenco. Ti ringrazio per le belle parole.
Scudetti "di carta", strane verità e ingiustizie varie...
La Juventus sopravvive e i suoi tifosi (quelli veri) non l'hanno abbandonata. Siamo consapevoli delle macchinazioni che ci hanno portato in serie B e di quelle che ancora oggi vengono costruite dai media per avallare "l'aborto giuridico" di Calciopoli. Giornalisti faziosi e privi di professionalità hanno provato ad abbindolare la gente con chiacchiere da bar, ma i tifosi non sono stupidi e ora sono ben consci di quello che è successo. Da mesi stiamo conducendo una protesta pacifica: boicottiamo tutto ciò che è falso, non ci siamo arresi all'evidenza e lottiamo per ottenere la verità. Crediamo che chi patteggia una pena e iscrive la sua squadra grazie a qualche strano decreto "salva-calcio" non possa fregiarsi del titolo di "onesto". Ci sono persone disposte ad affrontare un processo senza paura per dimostrare la propria innocenza e altre che fanno di tutto per nascondersi. C'è chi lotta per ristabilire un principio di "eticità" e chi fa di tutto per farlo passare inosservato. C'è chi si accontenta di giocare senza rivali validi e gode nel vincere uno scudetto "di carta", probabilmente consapevole di non essere riuscito a conquistarlo sul campo. C'è chi preferisce giocare per i soldi e chi per passione e con il cuore. Siamo quelli che sono andati al di là delle apparenze, fieri di aver vinto ventinove scudetti sul campo, di avere campioni che giocano per l'attaccamento ai colori, e altri che non si arrendono davanti a ingiustizie palesemente volute e ottenute contro ogni logica. Concludo dicendo a tutti gli anti-juventini che, anche se continuerete a fare il possibile per attaccare e accusare il nostro direttore, Luciano Moggi, l'unico messaggio che ci arriva è quello di uno scandalo con un unico capro espiatorio. Non aggrappatevi agli specchi; la realtà è una sola, basta avere l'umiltà di ammettere che è stata fatta una grave ingiustizia. ASSOCIATO "GIÙ LE MANI DALLA JUVE"
Grazie caro tifoso della Juve. E' proprio grazie al vostro affetto che continuo la mia personale battaglia, che è anche la vostra. A presto.

Friday, January 19, 2007

CORAGGIO, COBOLLI REAGISCI ALLO SCIPPO

L’INTERVENTO
CHRISTIAN ROCCA
Da Tuttosport di venerdì 19 Gennaio

Un vecchio adagio dice che domandare è lecito, rispondere è cortesia. Dopo quasi due mesi di silenzio da parte del presidente Giovanni Cobolli Gigli, mi sa che la cortesia di rispondere a una domanda semplice semplice – «quanti scudetti ha vinto la Juventus, 29 o 27?» – evidentemente non rientra nell’operazione simpatia avviata con successo dalla nuova dirigenza juventina. Nemmeno ora che tutti – tranne la Pravda rosa che si trova sui banconi del gelato nei bar dello sport – provano imbarazzo per chi, oltre allo scudetto, si è appropriato anche del titolo di Squadra Immacolata, naturalmente anche questo conquistato a tavolino, visto che sul campo si ricordano piuttosto una patente ricettata, un passaporto falsificato, una condanna penale patteggiata, pedinamenti commissionati a un dirigente Telecom oggi in attesa di giudizio, ipotesi di reati finanziari e anche la vendita fittizia del proprio marchio a una società di comodo. Tra l’altro, gli Immacolati non si sarebbero potuti iscrivere al torneo aziendale di quest’anno se, come ha scritto il Sole-24 Ore, non fosse arrivato uno sconto di 60 milioni di euro accordato da un ex membro del consiglio di amministrazione, diventato nel frattempo Commissario della Federcalcio, e poi tornato in Telecom, ma solo dopo aver consegnato lo scudetto vinto regolarmente sul campo dalla Juventus.
Continuo a sostenere che le procure debbano restare fuori dal calcio, anche nel paradossale caso degli onesti indossatori di scudetti altrui. Pensate al povero Ibrahimovic: a causa di inchieste di ogni tipo non sa se è stato campione d’Italia, non sa se lo è, non sa se lo sarà mai.
Meglio restare sul calcio giocato, proprio per questo ripeto al presidente della Juventus la domanda calcistica che gli posi su queste colonne il 28 novembre scorso: «Signor Cobolli Gigli, quanti scudetti ha vinto la Juventus: 29 o 27?». E’ così difficile rispondere? A me pare di una semplicità e di una linearità pari all’azione con cui l’anno scorso, a San Siro, Mauro German Camoranesi fece fesso uno dei 18 argentini di Mancini e mise al centro la meravigliosa palla con cui poi Ibra si inghiottì altri tre sudamericani per il gol dell’uno a zero a San Siro.
Mi chiedo come mai Cobolli non risponda e, inoltre, perché non abbia sentito il dovere di smentire il giornale di famiglia, La Stampa, che lo avrebbe visto applaudire, in Lega, la consegna della Coppa dello scudetto a Massimo Moratti. Mi chiedo, ancora, perché non rivendichi gli scudetti sottratti. Mi chiedo, insomma, di che cosa si occupi Cobolli se non di questo?
Ripeto ancora una volta la domanda: ventinove o ventisette, signor presidente?
Se la risposta fosse ancora il silenzio, aumenterebbe il sospetto che sia vero quanto si dice a Torino e altrove riguardo alla farsa chiamata Calciopoli con cui è stata condannata soltanto la Juve, e un po’ la Fiorentina, malgrado i giudici non avessero trovato né una partita truccata né un arbitro colpevole di aver aiutato i campioni d’Italia (quelli veri).
Il dubbio di cui parlo sappiamo tutti qual è. Abbiamo visto tutti che la Juve non s’è difesa. Abbiamo visto tutti la liquidazione degli uomini di Umberto Agnelli. Abbiamo visto tutti che la Juve ha chiesto di essere condannata, malgrado non ci fosse “uno straccio” di prova come aveva scritto la procura di Torino. Abbiamo visto tutti come è stata fatta cassa, smantellando la migliore squadra degli ultimi 15 anni. Abbiamo visto tutti che non è stato detto nulla al momento dello scippo degli scudetti. Abbiamo visto tutti la rinuncia al Tar e poi anche al Tas e poi a qualsiasi altra cosa potesse servire a ristabilire la verità sportiva, cioè che la Juventus quegli scudetti li aveva vinti regolarmente e meritatamente sul campo. Insomma c’è il sospetto concreto che il ruolo della Juve in Calciopoli sia stato più dalla parte delle guardie che tra i ladri. Fino a prova contraria non è così, ovviamente. Ma per smentire queste voci, acquisire un minimo di credibilità per il futuro e fidarsi degli ottimi progetti industriali di Jean Claude Blanc, basterebbe che il presidente Cobolli rispondesse «29 scudetti» alla mia domandina facile facile. E che poi li rivendicasse uno per uno, mostrandoli sulla divisa, in sede e allo stadio.

SMASCHERARE GLI “ONESTI”

EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di giovedì 18 Gennaio 2007

La notizia che anche l’inter e Massimo Moratti – dopo il Milan e Adriano Galliani – sono indagati per falso in bilancio, chiude il cerchio giudiziario ed etico apertosi il maggio dello scorso anno a carico della società nerazzurra. Silenziato dal fragore di Calciopoli, minimizzato o, peggio, oscurato dai mezzi di comunicazione, colpe­volmente omesso dagli organi di giustizia sportiva, il poderoso dossier-inter si compone adesso di tre capitoli cruciali. Uno: il patteggiamento con cui è passata in giudicato tutta una serie di reati (dalla ricettazione al falso), imputabili al dirigente Gabriele Oriali e al giocatore Alvaro Recoba per il passaporto da comunitario dell’uruguaiano. Due: il coinvolgimento di Massimo Moratti nell’affare Telecom e, per quanto è dato sapere – in forza dell’ammissione dello stesso presidente – nell’e­sercizio di controllo dell’attività privata dell’ex arbitro De Santis. Tre: il doping amministrativo che la Procura di Milano ipotizza a carico del club nerazzurro e senza la cui pratica l’inter non sarebbe nemmeno riuscita a rientrare nei parametri previsti per l’iscrizione al campionato 2004-2005.
E’ lampante quanto l’accusa di falso in bilancio e il ricorso a plusvalenze fittizie rappresenti di gran lunga il fatto inequivocabilmente più grave. Innanzi tutto perché pone l’inter di Moratti sul piano dei molti club che hanno commesso irregolarità contabili per ottenere benefici sul piano tecnico e al di fuori dal piano regolamentare. In secon­do luogo perché toglie al club nerazzurro, e stavolta in maniera definitiva, quell’aureola indebitamente costituitasi con la farsesca assegnazione dello «scudetto degli onesti», di cui una parte degli interisti sembra andare fiera. Tanto più che l’artifizio per aggirare i vincoli dell’iscrizione potrebbe riguardare – secondo alcune interpretazioni – la stagione 2005-2006, ovvero quella «premiata» con il tricolore sottratto alla Juve.
La nostra onestà impone di assumere lo stesso atteggiamento che, pur in solitudine, abbiamo tenuto durante Calciopoli. Ovvero la presunzione di innocenza e il diritto alla difesa per chicchessia. Siamo sempre stati contro i processi sommari e le forche. Ma anche contro una giustizia, sportiva o ordinaria, che da un occhio non vede e da un orecchio non intende ascoltare.

Thursday, January 18, 2007

inter CON LA SORTE IN POPPA IL MILAN ANDRA' IN CHAMPIONS

LUCIANO MOGGI
Da Libero di martedì 16 Gennaio 2007

Non ci fosse di mezzo l'inter "inarrestabile" di questi tempi, potrei dare conforto alla Roma sulla questione dei nove punti di distacco. Sono incolmabili? L'esperienza personale mi dice di no: spedisco pari pari i miei ricordi a Spalletti per tirarlo su e per convincerlo che non tutto è perduto. Certo, l'inter di questi tempi è in grado di abbattere le speranze dei tifosi (giallorossi) più ottimisti; la forza impressa alla squadra di Moratti dagli ex gioielli bianconeri Vieira e Ibra è micidiale e capace di contagiare tutti i compagni di squadra. Di più: anche l'allenatore Roberto Mancini non sbaglia più niente, né in campo, né fuori; è attento a parlare, non se la prende più con i giornali e se la cava bene anche nella questione (in verità un po' stucchevole) del rinnovo del contratto. Non so se il tecnico lascerà l'inter, ma se resterà lo farà dopo che Moratti gli avrà incrementato adeguatamente lo stipendio. Troppo per un contratto già lauto? Può darsi, ma Mancini è un asso a cogliere al volo certe situazioni favorevoli. Personalmente continuo a pensarla a modo mio: l'inter non ha rivali e trasformerà in una passeggiata questa trionfale stagione. Del resto non c'è niente di meglio delle vittorie per cementare il gruppo. Avete notato lo sguardo compiaciuto rivolto da Mancini a Ibra in occasione del gol del 2-1 contro il Toro? Avete sentito gli elogi spesi dal giocatore svedese nei confronti del suo tecnico? E se alle "poesie" di Ibra (attaccante che mi onoro di aver portato in Italia) si aggiunge il recupero di Adriano, per le altre c'è davvero poco da fare. Quella fortuna sfacciata che aiuta i nerazzurri
Se poi ci si mette anche la buona sorte... Già, perché gli avversari dei nerazzurri scendono in campo sempre con formazioni falcidiate dalle squalifiche. Alè con l'elenco: inter-Sampdoria (Falcone e Del Vecchio); inter-Catania (Stovini-Biso); Udinese-inter (Muntari); inter-Ascoli (Pesce); Parma-inter (Dessena); inter-Reggina (Lucarelli, Tedesco); Palermo-inter (Simplicio); inter-Siena (Vergassola); Lazio-inter (Mutarelli e Rocchi, scusate se è poco); Torino-inter (Barone e Comotto, scusate se è poco). inter-Fiorentina (Mutu e Ujfalusi, uffa...). Totale 17 giocatori: un record. In passato quando accadevano cose del genere si parlava di congiure arbitrali, e quest'anno? Chi risponde al quesito? La lingua biforcuta dell' "onesto" Mihajlovic

Mi ero ripromesso di essere più tenero con l'inter, ma alcune dichiarazioni rilasciate da Mihajlovic a "Controcampo" meritano una risposta. Secondo Sinisa l'inter ha meritato lo scudetto a tavolino perché i fatti accaduti «sono stati dimostrati». Il vice di Mancini aggiunge che quanto accaduto «gli ha fatto schifo» (ha detto proprio così) e che lui è «molto orgoglioso perché l'inter è sempre stata estranea a tutte queste cose». Chiedo a Mihailovic quali siano i fatti "dimostrati", se è vero come è vero che le sentenze della giustizia sportiva - per ammissione esplicita di uno dei giudici - sono state emesse in forza non di una responsabilità accertata, ma per seguire «il sentimento collettivo». E poi, se Mihajlovic è così "orgoglioso", perché non gli fa ribrezzo (cambio quella sua volgare affermazione) la vicenda del passaporto falso di Recoba? O quella delle intercettazioni Telecom? O quella dei pedinamenti a carico dell'arbitro De Santis, di Vieri, di procuratori vari e di altri ancora...? Probabilmente l'ex difensore non conosce l'antica massima "chi è senza peccato scagli la prima pietra". Altre cose strane sono accadute durante "Controcampo". Quando Giampiero Mughini ha preso le difese della Juve, è bastato che citasse la questione-passaporti per indurre il conduttore a chiamare la pubblicità... Conferma del fatto che, tra le carte in mano a Moratti, c'è anche la capacità di imporre il silenzio quando viene fuori qualcosa di sgradevole nei confronti dell'inter. Mi viene in mente il passivo in bilancio di casa-inter: oltre 181 milioni di euro. Per non parlare della formula - definita "avveniristica" - utilizzata per far tornare i conti. Ne volete leggere un'altra? Chiamo in causa un lettore, Romano S. di Roma, che mi scrive a proposito dell'iniziativa avviata presso il Tar dall'Associazione "L'ego di Napoli", che ha chiesto la revoca dell'assegnazione dello scudetto 2005-06 all'inter. Il Tar ha deciso di entrare nel merito della questione, ma «su una vicenda di evidente interesse - osserva il lettore - è stato steso un totale silenzio da parte dei giornali. Unica eccezione "Tuttosport", che ha ospitato una lettera di Paolo Bertinetti, presidente dell'Associazione Nazionale "Amici della Juventus", il quale chiede perché l'attuale dirigenza della Juve non abbia intrapreso azioni analoghe, per esempio rivolgendosi alla giustizia sportiva europea». «Inoltre - ricorda il lettore - Bertinetti mette in evidenza la paura dei media di dispiacere Guido Rossi: ma peggio della censura c'è solo l'autocensura"». Caro Romano, non penso che si temi di dispiacere Guido Rossi, più probabilmente non si vuole contraddire in nessuna maniera l'inter e il suo presidente. Il vero scandalo è questo, ma nessuno dice niente. Tutti zitti. Per fortuna su queste pagine se ne può parlare. Nella giornata del dodicesimo successo consecutivo dell'inter e del pareggio della Roma, il vero botto l'ha fatto la sconfitta della Juve in serie B: la prima dopo 45 partite e la prima nella serie cadetta. La delusione è grande e in tanti tra i tifosi bianconeri mi hanno chiesto: «Rischiamo di non farcela?». Vi dico la mia. Nessuno regala niente, tantomeno in B; la serie A dovrà essere conquistata, ma la Juve ce la farà agevolmente: quello di Mantova è stato solo un incidente di percorso. Sul momento della squadra riporto i pensieri di un lettore, Enzo C.: «Mi aspettavo questa battuta di arresto. C'è troppa gente che parla in questa Juve. Quando c'era lei queste cose non avvenivano». Credo che il lettore sia troppo pessimista. E' vero, parlano in troppi in casa-Juve, ma chi tiene in mano il timone saprà correggere la rotta.

Rossoneri rinati Saranno quarti
Ancora sul campionato; il Milan può tranquillamente puntare al 4° posto. Sono rimasto fermo su questa mia convinzione anche in tempi assai difficili per la squadra di Ancelotti, attualmente a tre punti dall'obiettivo Champions (anche se Catania e Empoli devono recuperare un match). Una vittoria importante per i rossoneri, ma quantomai difficile. La Reggina aveva destato già un'ottima impressione contro l'inter. Con i rossoneri si è ripetuta in meglio, ma il risultato non è stato migliore. Patron Foti può stare tranquillo: sommando gli 11 punti di penalizzazione la squadra ne ha totalizzati 23 complessivi nel girone d'andata. Non pochi davvero. Bene anche il Palermo (2-0 all'Udinese): con Amauri ai box Guidolin ha dato fiducia a Caracciolo, che lo ha ripagato con un gran gol. A questo punto Zamparini può anche evitare di tornare sul mercato. La Lazio ha raggiunto il 4° posto: un risultato più che soddisfacente per la squadra di Rossi, ma Lotito sperava in qualcosa di più. Attualmente, il pensiero principale del patron resta la possibile cessione di Oddo. Il Milan non vuole andare oltre la sua offerta, ma non so quanto convenga alla Lazio trattenere un giocatore che ha fatto capire di voler cambiare aria. Le prodezze dell'atalantino Doni hanno portato all'esonero di Arrigoni del Livorno. Spinelli - presidente "caldo" - è sbottato con una frase eloquente («mi vergogno di questa squadra») che è stata l'antefatto del licenziamento del tecnico. Se l'anno scorso, con Donadoni, il patron non aveva giustificazioni, in questo caso i motivi di tanta rabbia non mancano. Polemiche anche a Messina; il pareggio ha salvato la panchina di Giordano, ma c'è stata contestazione nei confronti del presidente Franza. Non capisco perché: i tifosi dovrebbero ricordarsi in quale categoria erano solo qualche stagione fa. Alla prossima.

Wednesday, January 17, 2007

QUELL’URLO DEL CAPITANO

EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di martedì 16 Gennaio 2007

Del Piero terzino, che costringe Papa Waigo al fallo di fondo e poi invita il pubblico dell’Olimpico di Torino a urlare più forte – perché non si sente abbastanza e la Juve ne ha bisogno –, costituisce la nitida istantanea di una squadra squassata dagli infortuni, che in dieci batte il Cesena e agguanta la testa della classifica, ritrovandosi però senza difesa: Piccolo va a fare il centrale al posto di Kovac, pesto e zoppicante; il duttilissimo Birindelli scala al suo fianco; De Ceglie a sinistra, Balzaretti a destra. Non capisco perché Deschamps, nel momento in cui è stato espulso Zebina, non abbia av­vicendato Trezeguet anziché Camoranesi. L’italo-argentino, almeno per l’atteggiamento dimostrato fino a quel momento, sarebbe stato più utile del francese. Trezeguet, lo si sa, è un delizioso uomo d’area – anche se ieri sera un paio di ottimi suggerimenti li ha mancati –, ma non rientra, non difende palla, non fa salire la squadra. Ti lascia lì, in mezzo ad una strada.
Ma quando si vince, in Italia, si ha ragione a prescindere, mica siamo in Spagna dove il gusto è per il gioco e le sue ragioni. In Italia, naturalmente, chi vince ha sempre ragione. Tranne che si tratti della Juve. La quale ha sempre torto anche adesso che si trova in serie B (unica ad avere pagato con la retrocessione, mentre il Milan gioca in Champions League) e, sul campo – ovvero l’unico terreno di confronto ammesso e credibile –, ha realizzato 44 punti. Nove (erano quelli di penalizzazione) in più del Napoli, con il quale divide il primo posto. E’ tecnicamente discutibile una squadra che, nonostante un progressivo svuotamento dell’organico difensivo, vince così tanto perdendo una volta soltanto in quattordici mesi? Eppure, quasi come un riflesso pavloviano, ogni volta si tira in ballo l’arbitro.
Ieri sera, per esempio, quasi nulli sono stati i commenti televisivi sul fallo subito da Birindelli in occasione dell’1-2 (spinta di Papa Waigo che sbilancia il difensore bianconero e gli impedisce l’intervento sulla linea), mentre si sono sprecati quelli relativi al gol annullato al Cesena nel finale. Strano sentir parlare due ex portieri come Luca Marchegiani e Sebastiano Rossi dell’episodio, omettendo il particolare che un portiere in uscita alta non può essere toccato. Ancor più strano sostenere che il cesenate Mezavilla aveva ostacolato Mirante in maniera involontaria. Tutti sanno, infatti, che il concetto di volontarietà o meno è solo relativo al fallo di mano, non ad altre infrazioni o scorrettezze. Dunque se Mezavilla ostacolava lo poteva fare anche da fermo (e i blocchi sul portiere sono vietati), altrimenti non c’era ostacolo. Ma, si sa, il regolamento ormai è pura interpretazione. Se, infatti, Zebina doveva essere espulso per il fallo di reazione su Mezavilla (sempre lui), come mai a quest’ultimo non è stato fischiato il fallo intenzionale ai danni del francese che avrebbe portato all’ammonizione del cesenate?
Sono domande che solo in un prossimo futuro potremo porre al portavoce degli arbitri, secondo la ge­niale idea del plenipotenziario, Cesare Gussoni. O girare allo sportello- reclami, dietro al quale Antonio Matarrese vorrebbe far sedere Paolo Casarin. In attesa di Collina, le svolte sarebbero queste.

Sunday, January 14, 2007

CARO LUCIANO @ (CANNAVARO E' DIVENTATO UN BIDONE?)

LUCIANO MOGGI
Da Libero di venerdì 12 Gennaio 2007

Cannavaro è diventato un bidone? Chi lo dice non capisce di calcio
Caro Luciano, il signor Cannavò (l'uomo che intinge sempre il dito nel veleno quando parla di te e della vecchia Juve), è partito dal colore dei capelli di "don Fabio" per arrivare quasi a "insultare" Cannavaro ed Emerson, dipinti più o meno come "bidoni" rifilati al Real Madrid con un «colpaccio dice lui - alla Moggi». Cannavò, se non erro, è lo stesso che non voleva far partire per i mondiali Cannavaro e Buffon; lo stesso che parla del "giocatore del Cagliari Loria", quando lo stesso gioca da due anni all'Atalanta. Il nostro, in definitiva, è sulla stessa lunghezza d'onda dell'amico Moratti, che svendette Cannavaro alla Juve, ritenendolo un giocatore sul viale del tramonto. Ho l'impressione che il signor Cannavò dovrebbe aggiornare le sue conoscenze, ma per questo non gli basta l'Enciclopedia Universale che pubblicizza con lo slogan «siamo tutti ignoranti» (o ex ignoranti, fate voi). No, a Cannavò non basta neanche l'almanacco. Di calcio si sa o non si sa. Lui può essere un'ottima penna (tanto stanca però...), ma di calcio ne sa proprio poco. Caro Luciano, cosa ne pensi del Cannavaro attuale? ANGELO M.
Caro Angelo, sei stato duro con il "Candido... ma non troppo", ma è vero: quando il troppo stroppia, bisogna dire basta. Alle tue osservazioni aggiungo due miei pensieri. 1) Probabilmente Cannavò mi sogna anche di notte visto che non perde occasione per citarmi anche quando potrebbe tranquillamente farne a meno. Ma tant'è! 2) Le lezioni non bastano mai. Se Lippi avesse seguito i consigli di Cannavò e compagnia (che peraltro volevano far fuori soprattutto lui) non avremmo vinto il mondiale (con Cannavaro e Buffon a casa? Impossibile...). Adesso dagli addosso nuovamente a Cannavaro, colpevole a questo punto anche di aver vinto il Pallone d'Oro e il Fifa World Player (o forse la massima colpa è stata quella di aver lasciato l'inter per andare a fare il fenomeno alla Juve?). Cannavò e soci sembrano contenti delle difficoltà del Real, causate - a loro parere - proprio dagli ex Juve (il capitano azzurro, ma anche Emerson e Capello). A questi improvvisati conoscitori di calcio dico che per giudicare il rendimento di un giocatore come Cannavaro bisogna tener conto del contesto nel quale si va ad operare: a Madrid le cose non funzionano, e a Fabio tocca rincorrere sempre gli avversari perché i compagni di reparto (travestiti da attaccanti) gli lasciano il deserto attorno. Carriera finita? Neanche per sogno, e lo stesso discorso vale per Emerson. A Napoli esiste un detto, che suona meglio in dialetto, ma che cerco di rendere in italiano: se non sai usare i chiodini necessari per le scarpe, non puoi fare il calzolaio. Tradotto: se non si capisce di calcio non ci si deve avventurare a parlare di tecnica e tattica. Molto meglio per Cannavò parlare del cane Lillo (l'amico a quattro zampe di Moratti) o del prurito che lo ha pervaso (anche se non ha specificato la parte del corpo colpita...) quando è stato a Praga ed è stato riconosciuto da un gruppo di ragazzi; in quei casi almeno riesce a far ridere! Se, invece, parla di calcio... fa piangere.
Caro Luciano, qualche intervista ad hoc aveva lanciato il segnale, ma adesso abbiamo anche l'imprimatur. Il sistema, (quello vero) si prepara a riabilitare Carraro con tutti gli onori. Lo si capisce dalle affermazioni dell'attuale commissario della Figc, Luca Pancalli, nell'intervista rilasciate a "Repubblica" venerdì scorso. «Franco Carraro? - dice Pancalli - L'ho visto di recente a Milano. Se mi fossi mosso nei mesi scorsi, in pieno periodo di processi, erano già pronti i plotoni di esecuzione. Non dimentichiamo - aggiunge - che Carraro è membro dell'esecutivo Uefa sino al 2009. Spero proprio che ci aiuti ad avere gli Europei del 2012». Dunque, caro Luciano, il dott. Pancalli riconosce implicitamente il clima giustizialista dei processi, ma se è tanto prodigo di attenzioni (e di interesse) per l'ex reietto Carraro, ha un'idea della questione arbitrale che non mi sembra seria. A suo parere «ora la gente è convinta che chi sbaglia lo fa in buona fede. Non è poco rispetto a prima». Il che significa, per Pancalli, che prima gli arbitri sbagliavano in cattiva fede. E chi gli ha detto, mi chiedo, che le cose adesso sono cambiate, chi glielo ha dimostrato? AGOSTINO B.
Caro Agostino, la tua valutazione delle parole di Pancalli su Carraro mi sembra esatta. L'ex presidente "di tutto", qual è stato Carraro, si appresta a tornare trionfalmente in pista. Nessuno si ricorda più di tutto ciò che gli era stato addebitato. Gli rimane un solo avversario, Matarrese, ma ho l'impressione che non se ne preoccupi troppo. Ad ogni modo il gruppone dei "reietti", come tu li chiami, si è ulteriormente assottigliato. Quasi quasi rimaniamo solo io e Giraudo. Ti pare una cosa seria? A te la risposta. D'altra parte, se mai ce ne fosse bisogno, la presenza di Carraro alla premiazione dei campioni del mondo vale più di una prova. Motivi di opportunità avrebbero dovuto indurre l'ex presidente Figc a non intervenire, ma forse non si poteva chiedere al presenzialista numero uno dello sport di non partecipare. Al contrario quella presenza fa parte di una precisa strategia che "il nostro" con abilità - glielo debbo riconoscere - sta da qualche tempo perseguendo. Vanno lette in quella chiave le interviste rilasciate ad arte dopo le revisioni delle condanne (ma a suo carico c'è ancora la questione degli 80 mila euro di multa...): le suddette rientrano nel "pacchetto salvatutto". E in questo pacchetto, se vuoi, puoi inquadrare il silenzio complice degli amici... Gazzetta compresa. Se poi quest'ultima con i "Fatemi capire" e altri suoi "columnist" insiste con i pistolotti moraleggianti rivolti a tutti tranne che "agli amici" appunto, risulta quantomeno legittimo bacchettarla per mancanza di moralità.
Sugli scandali Mondonico è l'unico che ha detto la verità
Caro signor Moggi, alla buonora. Finalmente qualcuno ha il coraggio di dire le cose come stanno. Questo qualcuno si chiama Emiliano Mondonico, ex allenatore del Torino; in un'intervista uscita su "La Gazzetta", il Mondo risponde così alla domanda del giornalista («i cattivi erano solo Moggi e Giraudo?»): «Non so, ma loro sono pronti a dimostrare la loro innocenza davanti alla giustizia ordinaria. Tanti altri, invece, accettando gli sconti, hanno dimostrato di non essere proprio immacolati». A me interessa soprattutto la prima parte: Mondonico non ha ripetuto la solita tiritera della "vergogna" e dello "scandalo". Complimenti a lui. Diciamolo una volta di più: le condanne sono state preparate da chi ha ordito il complotto mediatico. Ma se non ci sono i corrotti, perché ci dovrebbero essere i corruttori? GUSTAVO G.
Caro Gustavo, sono d'accordo con te. Mondonico ha dimostrato di guardare là dove troppi non vogliono guardare. Alle accuse (prive di logica) da lei citate, dobbiamo aggiungere tasselli importanti del tutto ignorati o addirittura calpestati. Esempio: perché nessuno parla delle dichiarazioni rilasciate a suo tempo da Bergamo? L'ex designatore disse che tanti dirigenti (non solo quelli della Juve!) lo chiamavano e s'intrattenevano con lui. Quelli dell'inter in particolare. Quest'aspetto della vicenda è diventato un moloch da rimuovere. Chissà poi perché...
Il piano (quasi) perfetto per far fuori Moggi e Giraudo
Caro Moggi, mi perdoni, talvolta sconfina nel patetico. La proprietà non vi ha difeso... Le richieste suicide dell'avvocato... Lei sa benissimo come stanno le cose. Le intercettazioni Telecom-intercomandate giacevano da tempo in qualche cassetto, ma non erano utilizzate perché non provavano niente. Gli "onesti" e i probi non sapevano cosa farsene. Poi è subentrata la "proprietà" e ha fiutato l'affare. Davate fastidio (forse più Giraudo che lei). Questa è la verità. Avevate vinto tutto, ma la gestione della società era sfuggita dalle mani dei proprietari. La società eravate voi, "loro" non contavano più niente. C'era in ballo anche l'affare del nuovo stadio. Pensavate lo lasciassero nelle mani di Giraudo? Ma quando mai. Avete chiesto giustamente - degli investimenti e a questo punto la proprietà ha sbottato; sborsare dei soldi? Impossibile. Un poco ve la siete cercata, anche perché avete sottovalutato la feroce guerra familiare (avesse vinto il ramo Agnelli sareste ancora in sella). Insomma bisognava farvi fuori, ma per le vie normali non si poteva: avevate vinto troppo. E allora, oplà, si studia un piano perfetto. Si aprono i cassetti, si scatenano i "candidi" e "rosei" cannoni di famiglia (servirà ben a qualcosa l'aggancio in Rcs): la squadra retrocede in B, si vendono gli elementi più costosi e si porta a casa una barcata di soldi. Magari tra una mossa e l'altra si fa anche qualche colpetto in Borsa, che non guasta mai. Un piano perfetto e perfettamente realizzato. L'avvocato è un ingenuo nelle sue richieste? Suvvia Moggi; a quel livello gli ingenui non esistono. Si fa quello che chiedono i committenti. Certo, il buco nella ciambella non è perfettamente riuscito: Buffon è rimasto a libro paga; altri (dallo stipendio oneroso) non se ne vanno o non si riesce a piazzarli, ma il più è fatto e poi c'è sempre il mercato di gennaio per rimediare. I tifosi? Non contano nulla e sono pilotati e suggestionati dalla stampa. Lei difende ancora la società, combatte in suo nome: lasci perdere, non ne vale la pena. Nel suo settore è il migliore: è stato silurato della proprietà come capita a tanti manager in tutti i campi. Ne prenda atto e guardi avanti, c'è ancora tanto spazio nel calcio per lei, qualora ne abbia voglia. Auguri di buon anno da un herreriano fanatico e anti-Juve. LETTERA FIRMATA
Carissimo, ho letto con molto interesse la tua lettera. Tra le altre cose fai intendere che io sono il solo a difendere la Juve; lo faccio perché questa società mi ha dato tante soddisfazioni personali, così come io ne ho date agli azionisti, alla città, a tutti i tifosi sparsi nel mondo. Prendo atto di quanto mi dici circa il meccanismo che ha portato fuori dalla Juventus me e Giraudo... mi auguro che non sia così come tu dici.
La "Rosea" va fuori tema ma non la punisce nessuno
Caro Luciano, pensavo ci fosse un limite a tutto, ma dopo aver letto la risposta data a un lettore nella rubrica "Porto Franco" della Gazzetta, credo che questo limite sia stato abbondantemente superato. Per capirci: il lettore se la prende con Cannavaro per la sue "figuracce" al Real Madrid e bastona quelli che «si sono prostrati davanti al fenomeno multimediale». Qual è la risposta di "Porto Franco"? Una serie di chiacchiere fuori tema, che tirano in ballo Calciopoli e Moggi. Cosa c'entra tutto questo? Niente: la Gazzetta vuole solamente tenere alta la tensione e picchiare sul bersaglio grosso... Postilla: quando andavo a scuola e uscivo fuori tema, prendevo dei gran brutti voti. Mister "Porto Franco" sarà stato richiamato? FRANCESCO M.
Caro Francesco, dubito che mister "Porto Franco" (come lo chiami tu) verrà rimproverato. In certe alcove sfruttano il minimo pretesto per attaccare la Juve della Triade con la solita tiritera, che ormai ha stancato tutti. Nel caso in questione "Porto Franco" fa una figuraccia: le argomentazioni proposte sono inventate, punto e basta. Situazione capovolta, invece, quando si parla di inter: con i nerazzurri il miele cola a cucchiaiate. Cosa ci vuoi fare, così va il mondo...
L'Inter degli "onesti" affoga in 181 milioni di debiti
Caro Luciano, sul "Sole24Ore" di mercoledì ho letto una cosa che ha dell'incredibile. Il debito dell'inter ammonterebbe a 181,5 milioni di euro... è stato battuto persino il record realizzato dal Parma di Tanzi nel 2002-03 (meno 167,3 milioni)! Pare che per iscriversi al campionato, i suddetti abbiano realizzato una plusvalenza virtuale vendendo il marchio Inter a una società interna (inter Brand srl) per 158 milioni. Poi, grazie a una deroga compiacente di Guido Rossi, si sono potuti iscrivere con un passivo (solo virtuale) di 40 milioni (euro più euro meno). Ma non erano proprio i nerazzurri i promotori del calcio senza macchia? Rimango allibito. PIERO MOTTA
Caro Pietro, ora puoi capire perché nel mio ultimo pezzo ho scritto che l'inter si era mossa bene nell'ultimo mercato... Moratti, Branca, Oriali e Rossi hanno fatto un bel lavoro. Del resto - leggo proprio sul "Sole" -: «Anche la Covisoc, la commissione della Figc che vigila sui conti dei club, dopo aver tentato l'affondo del rigore l'estate scorsa è stata tollerante sui conti taroccati».

Friday, January 12, 2007

inter DA RECORD. IL BUCO DI BILANCIO A QUOTA 181 MILIONI

FABRIZIO BIASIN
Da Libero di giovedì 11 Gennaio 2007

Meno 181,5 milioni di euro. Trecentocinquanta miliardi delle vecchie lire (lira più lira meno). Una cifra che vale il primato meno ambito. Quello delle società di serie A col deficit più alto. Vittoria incontrastata per l'inter di Massimo Moratti, che non si accontenta del primato in campionato e spadroneggia anche tra numeri e quattrini (col meno davanti). Il risultato (clamoroso, ma sai la novità...) emerge dal bilancio consolidato al 30 giugno 2006, predisposto dai nerazzurri ma - guarda un po' - non divulgato. Già, perché fino a ieri era noto solo il bilancio civilistico del club di via Durini, approvato dai soci il 6 novembre e pari a -31,14 milioni di euro. Tanti, per carità, ma niente a che vedere con la cifra monstre venuta a galla ieri. Il mistero è presto svelato e messo in luce da un'indagine del "Sole 24 ore"; Moratti e i suoi hanno utilizzato un trucchetto semplice, già sfruttato da altri club di serie A: è bastato rivalutare e vendere il marchio Inter a una società dal nome inequivocabile, l'inter Brand Srl. Una copiosa plusvalenza realizzata in famiglia insomma. L'operazione ha permesso ai nerazzurri di tappare (in apparenza) la falla, poiché nella gestione dei bilanci civilistici è consentito ammettere plusvalenze anche se realizzate "in casa", e quindi clamorosamente fasulle. Com'è come non è l'inter si è ritrovata 158 milioni virtuali in più e le perdite si sono ridotte di parecchio. Tutto a posto? Neanche un po'. I revisori incaricati di valutare il bilancio di casa Moratti hanno storto non poco il naso facendo notare che «tra l'altro su questa plusvalenza non è stata accantonata l'Irap pari a 6,7 milioni». Una serie di beghe che hanno portato Moratti a impegnarsi per «supportare economicamente e finanziariamente in caso di necessità la società». A questo punto, nel bilancio consolidato è scomparsa la plusvalenza di 158 milioni e il "buco" ha toccato quota 181,5 milioni. Per mettere a posto (almeno in parte) le cose il patron nerazzurro ha varato un rafforzamento patrimoniale e un riassetto, attraverso la fusione tra Fc inter e inter Capital srl che porterà nelle casse del club liquidità pari a 70 milioni. Per il resto ci penserà (come al solito) il portafogli del suddetto patron, generosissimo e sempre più presidente-padrone: le sue quote nella squadra aumenteranno dall'89 al 92 %.

Tuesday, January 09, 2007

IO IL MERCATO DI GENNAIO LO FAREI COSI'

LUCIANO MOGGI
Da Libero di martedì 9 Gennaio 2007

Non era mia intenzione cimentarmi in un pezzo di mercato, ma le richieste di coloro che amano definirmi "il re del settore" mi hanno fatto cambiare idea. Per quanto mi riguarda non ho mai avuto necessità di ricorrere alle "svendite" di gennaio: è sempre stata mia abitudine concludere tutto nella prima sessione. Chiarito questo aspetto vi dirò la mia squadra per squadra: quali sono i punti deboli di ogni club e con quali giocatori rinforzerei l'organico. Prima di iniziare però, permettetemi di esaudire il desiderio di un lettore, Lorenzo Rossi, di cui ho pubblicato una lettera settimana scorsa: voleva conoscere le operazioni fatte dall'inter nell'era Moratti. Eccone alcune. Cessioni: Ronaldo, Roberto Carlos, Seedorf, Pirlo, Cannavaro, Mutu, Frey, Pandev, Brocchi. Acquisti. Difensori: Adani, Angloma, Bia, Brechet, Centofanti, Cirillo, Coco, Domoraud, Festa, Fresi, Gamarra, Georgatos, Gilberto, Gresko, Helveg, Macellari, Mezzano, Milanese, Padalino, Pedroni, Pistone, Rambert, Rivas, Sartor, Serena, Sorondo, Tarantino, Vivas, West, Wome, Ze Maria. Centrocampisti: Carbone, Cesar, Couet, Cinetti, Emre, Fadiga (ma quando?), Farinos, Gonzalez , Guly, Karagounis, Lamouchi, Luciano (o Eriberto) Okan, Peralta, Conseicao, Sforza, Vampeta, Van der Meyde. Attaccanti: Caio, Choutos, Ferrante, Pacheco, Sukur, Robbiati, Robbie Keane. Ovviamente non posso dilungarmi oltre: occuperei l'intera pagina del giornale essendo oltre 130 i soli giocatori acquistati. Per capirci: il vecchio sistema inter non è il più appropriato da seguire. Passiamo alla situazione generale. A mio parere le squadre devono essere divise per settori di competitività; alle grandi (Milan, inter, Roma, Fiorentina, Lazio, Palermo e permettetemi - Juventus) la seconda sessione del mercato dovrebbe servire soltanto per smaltire i giocatori in esubero o per sostituire quelli infortunati. In quest'ultimo caso occorre prestare la massima attenzione per non rischiare di inserire pedine con una certa superficialità: ogni acquisto deve poter diventare un cardine per il futuro, se serve solo a tappare un buco momentaneo non serve a niente. Discorso diverso, invece, per le società di minore importanza (metà classifica o lotta per la retrocessione), che possono trarre grossi benefici comprando quei giocatori che non trovano spazio nei grandi club. ASCOLI Allontanato il dg De Nicola tocca al procuratore Antonelli fare il mercato... di quest'ultimo ci occuperemo nelle prossime puntate. Se l'Ascoli si vuole salvare occorre che il patron metta mano al portafogli: giocatori presi a zero lire e con stipendi da serie C non possono compiere miracoli. La squadra deve essere ricostruita in toto e se si salverà sarà solo grazie a Sonetti, tecnico che sa il fatto suo. ATALANTA La vera squadra rivelazione del campionato assieme al Catania. I bergamaschi non hanno bisogno di rinforzi perché non sono condannati a vincere il campionato. In caso di cessione di Ventola il nome più probabile (e che consiglio) è quello del messinese Floccari. CAGLIARI Dopo l'infortunio di Chimenti agli isolani serve assolutamente un portiere: fosse per me sceglierei Puggioni del Pisa. L'anno scorso i rossoblu ebbero lo stesso problema; fui io ad aiutarli cedendogli proprio Chimenti, determinante per la salvezza del club (mai ricevuto un ringraziamento da parte del presidente Cellino...). Colomba deve fare i conti con il ko di Esposito: potrebbero arrivare Millesi del Catania o Do Prado della Fiorentina. CATANIA Vale lo stesso discorso fatto per l'Atalanta. Potrebbe arrivare Papa Waigo. CHIEVO Dopo l'arrivo di Italiano e la partenza di Godeas, ai veneti serve una punta. Conoscendo le caratteristiche del club sceglierei un attaccante abile in area di rigore. Un nome? Bogdani. Loro seguono Bernacci del Mantova. EMPOLI Per quanto mi riguarda i toscani stanno bene così. Vale la valutazione fatta per Catania e Atalanta. FIORENTINA La squadra è competitiva, deve solo risalire la classifica a causa dell'handicap penalizzazione. Nel mirino ci sono Semioli e Rinaudo. inter Al completo, i nerazzurri sono già una super squadra così. In estate Moratti, Branca, Oriali e Guido Rossi si sono mossi benissimo. LAZIO Dopo l'acquisto di Jimenez perderà sicuramente Oddo; un addio importante perché il difensore si è dimostrato il migliore tra i suoi. Per la sostituzione consiglio Mesto della Reggina, oppure Terlizzi della Samp. Fosse per me, però, proverei a tenere Oddo. LIVORNO Dopo la partenza di Giallombardo (Messina), quella di Danilevicius (Bologna) e l'arrivo di Coppola dal Messina, occorre rimpinguare la rosa con un attaccante e un centrocampista. Nel mirino Capone del Cagliari. MESSINA Ottimo l'arrivo di Pestrin, discreto quello di Giallombardo. Del resto i siciliani dovranno fare una campagna acquisti oculata per riuscire a non retrocedere. In caso di partenza di Parisi, richiesto dal Napoli, dovranno cercare un degno sostituto: l'inter potrebbe fare un favore ai giallorossi cedendo in prestito Coco. MILAN L'arrivo di Oddo è sicuramente importante: utile per il presente, utilissimo per il futuro. Nutro qualche dubbio sul neo acquisto brasiliano Grimi, mentre potrebbe essere necessario trovare una punta: il giocatore ideale sarebbe Cassano, ma solo a certe condizioni... Le qualità del giocatore sono note e il barese potrebbe essere un punto di riferimento importante per il Milan del futuro. PALERMO Visto l'infortunio occorso ad Amauri i siciliani saranno costretti a trovare un sostituto; anche in questo caso consiglio Bogdani del Siena, oppure - insieme a Caracciolo - Miccoli della Juventus. PARMA Dopo l'arrivo del difensore Perna dal Modena, gli emiliani avranno bisogno di almeno un giocatore per reparto. Viste però le difficoltà economiche della società è difficile prevedere cosa potrà accadere. Ventola sarebbe un giocatore importante, mentre un eventuale ritorno di Fiore dal Torino potrebbe dare al centrocampo vigore e qualità. REGGINA Difficile dare consigli al presidente Foti, uno dei migliori in serie A. Conoscendolo, presumo che le sue trattative riguarderanno giocatori in prestito gratuito da rivalutare. Mi vengono in mente d'Agostino dell'Udinese o Cozza del Siena, già bandiera in Calabria. ROMA Dopo l'arrivo di Tavano e l'addio di Montella (al Fulham), non credo che i capitolini abbiano bisogno di altro se non di rimpinguare la rosa in maniera qualitativa. Siccome però "l'obiettivo qualità" non è facile da raggiungere, Spalletti farà bene a tenersi la squadra così com'è. SAMPDORIA L'infortunio di Berti obbliga i genovesi a cercare un portiere: i dirigenti ne vogliono uno esperto, bravo e che costi poco... Io consiglio ancora una volta il giovane pisano Puggioni. In avanti farebbe comodo Marchionni. SIENA Dopo l'arrivo del portiere Benussi e la partenza di Pavarini (al Lecce), penso che il Siena possa fare poco altro tenendo in considerazione l'attuale crisi dirigenziale. D'altra parte la squadra è sufficientemente forte per raggiungere la salvezza con la rosa attuale. TORINO I granata hanno bisogno di un attaccante che aggredisca gli avversari nei sedici metri, oltre a un difensore. Per l'attacco si fa il nome di Maccarone del Middlesbrough. Viste le caratteristiche della squadra insisto su Bogdani del Siena. Sarebbe un errore cercare una mezza punta o un esterno: si rischierebbe di pestare i piedi all'ispirato Rosina. Per la difesa può andar bene il giovane Andreolli dell'inter. UDINESE Secondo quanto visto prima della sospensione del campionato, i friulani sono in crescita e sufficientemente forti per disputare un buon girone di ritorno.

JUVENTUS
Sebbene i bianconeri siano in B, mi permetto di inserirli tra i big. Per tornare in A la Juve non ha bisogno di rinforzi: la vera preoccupazione dei dirigenti deve essere quella di mantenere i campioni rimasti e sostituire quelli che sono partiti. Il pubblico juventino merita le soddisfazioni degli ultimi 12 anni con la Triade in sella. Attendiamo tutti con ansia, fiduciosi nell'operato dei nuovi dirigenti...Tra i possibili arrivi anche un certo Cassano...

BLANC: JUVE LEADER E MODELLO

L'INTERVISTA
ELVIRA ERBI'
Da Tuttosport di lunedì 8 Gennaio 2007

Jean Claude Blanc, è amministratore delegato della Juventus dal 29 giugno 2006: sono stati mesi intensi e di intenso lavoro. E il 2007 non sarà da meno...


«Gennaio è un mese importante, sicuro. Ma non è che gli altri saranno di relax, anzi. Nell’ultimo periodo stiamo stringendo i tempi perché sono parecchie le decisioni da prendere. Ogni volta bisogna trovare la soluzione ideale per grandi problemi. E come essere al Tour: una montagna dietro l’altra. E gennaio è il Tourmalet». Un colle definito hors catégorie...
«Già. Sono tante le cose da fare, e una legata all’altra. All’orizzonte si apre una grande opportunità: gli Europei del 2012 e, da calendario Uefa e Figc, il dossier deve essere presentato entro il 15 febbraio. Di conseguenza, 7 città e la Juventus devono ufficializzare la posizione definitiva perché occorre firmare il contratto con la federazione con­tinentale; noi in quanto proprietari del Delle Alpi, unici in Italia. Lo stadio è una priorità, quindi, perché a seconda degli investimenti puoi aumentare visibilità e ricavi. C’è una posizione comune sugli obiettivi della società che sono inseriti nel piano industriale. Ah, devo dire che quello della Juve gode di pubblicità enorme... Non lo discuteremo con la stampa ma con la proprietà. Si tratta di un documento strategico che dovremo appunto condividere con gli azionisti e il Cda. Non è un documento politico, comunque. E non divulgheremo troppo le cifre perché non vogliamo informare la concorrenza, per esempio su quanto sarà disponibile per il mercato ecc...».

La Juve avrà finalmente una sua casa confortevole?

«Stiamo discutendo anche con la città di Torino e con la Federcalcio. E’ l’investimento più importante per un club che adesso è in B con ricavi dimezzati e senza gli introiti della Champions League e che però ha di fronte una chance enorme: decidere che tipo di società vuole essere nel futuro. E noi vogliamo essere leader» .

Una bella dichiarazione d’intenti.

«Vuol dire primeggiare nell’accoglienza e sul campo. Per ottenere tutto ciò serve una squadra competitiva» .

Sono parole che i tifosi attendono ad alta voce, perché regna l’incertezza.

«Dobbiamo valutare e soppesare ogni mossa, con intelligenza e creatività, cercando magari strade alternative. La sfida è cruciale e pensiamo ai tifosi, ovvio. Saranno il pilastro del futuro, la scelta è giusta» .

Ma pare che i campioni siano intenzionati a fuggire. Come fermarli?

«Il nostro mercato è cominciato la scorsa estate e abbiamo dimostrato con determinazione l’impegno; era più facile vendere tutti e invece alla fine abbiamo impostato le strategie per l’avvenire. Tornando al gergo ciclistico, quello è stato il prologo, un buon prologo per la parte sportiva ed economica. Ora la posizione è più facile: dobbiamo tenere i big, non selezionare quali lasciare andare via. Lo spirito nel gruppo è condizionante: in squadra si è creata l’alchimia perfetta tra fuoriclasse e giovani e i risultati lo dimostrano. Il merito, naturalmente, va a Didier Deschamps e allo staff tecnico. Non è semplice motivare partita dopo partita. Con l’apporto del direttore sportivo Alessio Secco e del presidente Giovanni Cobolli Gigli siamo giunti sin qui, giocando bene e con la voglia di vincere, sempre. Sono convinto che Gigi Buffon e Alessandro Del Piero saranno animati dalla volontà di difendere ancora questa maglietta» .
Siete attrezzati per la controffensiva? «Il mercato sarà una partita a scacchi, iniziata per l’appunto l’estate scorsa, quando ancora non sapevamo se avremmo giocato in A o in B, quindi allestendo una rosa valida anche in prospettiva» .

I giocatori non sono tutti uguali.

«Buffon è la persona chiave alla Juve, come e più degli altri giocatori. E’ il migliore al mondo, tutti lo vorrebbero. Per decidere se restare qui o partire vuole sapere cosa vogliamo fare, così potrà fare le sue valutazioni, nelle prossime settimane. Lui e i compagni capiranno bene la realtà e avranno in mano tutto il necessario per decidere, gli argomenti che definiranno cosa significa oggi essere alla Juve, fattori che risulteranno fondamentali nella scelta di ognuno».

Anche Del Piero vuole essere convinto.

«Con Alex e con tutti il discorso è aperto, trasparente. Non vorrei mai che fra sei mesi qualcuno possa dire: Blanc non ha detto la verità. Darò loro gli elementi in mio posses­so. Sono professionisti e hanno bisogno di informazioni. Ma non è la settimana prossima a stabilire la storia bianconera: ci sono 109 anni di gloria. La maglia si porta appresso una sua ricchezza, conta qualcosa. E noi vogliamo il meglio» .

Il campionato che verrà diventa snodo cruciale per le vostre ambizioni.

«Sì. La prossima stagione sarà un palcoscenico incredibile per l’intero calcio italiano: godrà di visibilità massima, con Juve, Milan, inter, Palermo, Fiorentina, Roma, tutte sullo stesso piano, senza penalizzazioni. Saranno sfide da alto gradimento. Me ne rendo conto anche sentendo gli addetti ai lavori, gli appassionati. Quando parlo con Michel Platini mi dice: la Juve di qui, la Juve di là, la Juve al centro dei discorsi quest’anno e figurarsi il prossimo, un’opportunità fantastica, con grandi giocatori. E’ come una piramide: prima siamo a un livello, poi si va più su. E la cima è ristretta a pochi».

Quale sarà lo sponsor della Juventus?

«Con Tamoil abbiamo deciso di chiudere il contratto anche perché Tamoil è in vendita e la Oilinvest che ne cura la collocazione non poteva mantenere un impegno gravoso, altrimenti sarebbe stato complicato per loro trovare acquirenti, visto l’accordo decennale con noi. Un comportamento responsabile, lo rispettiamo. Tra i nostri partner, nessuno è andato via in estate. E loro, adesso che stiamo per avere la visibilità di cui si è detto, lasciano... Bene: questa è un’opportunità per la Juve e per un’azienda internazionale. L’anno difficile è quello della B, che pure da noi ha avuto un boom di ascolti e di interesse. Ma il prossimo sarà più importante di qualunque campionato passato in A. Stiamo contrattando con alcune società: internazionali che guardano non solo alla visibilità ma anche ai valori dello sport, al lavoro sui giovani, alla visione globale del calcio che verrà. Alla fine Juve e partner dovranno diventare un connubio. L’annuncio arriverà prima del termine di questa stagione».

Proviamo a tracciare un identikit?

«Aziende italiane con bacino di utenza internazionale, o internazionali che puntano forte anche sul mercato italiano».

Un evento nel suo genere?

«Beh, con la Coppa del Mondo in archivio, le Olimpiadi di Pechino già chiuse come partecipazione economica, gli altri grandi club europei già affiancati, ecco che rimane la Juve come veicolo unico a livello mondiale per far viaggiare il proprio nome» .

Si pensa a un ciclo mediamente lungo?

«Cinque anni, poco più del quadriennio olimpico».

Non è che sulla maglia comparirà il marchio Fiat? Sarebbe una svolta, e anche un segnale preciso della Famiglia.

«Fiat è e resta un importante gruppo internazionale, con visione sul futuro. E siccome nel mondo sportivo restano poche opportunità... ».

Nella sua mente c’è un modello di riferimento? Che so, Arsenal, Manchester, Real Madrid, Barcellona...

«Il modello è la Juventus. Quando si analizza un club trovi chi agisce meglio in un certo settore, ma se guardi alla Juve, nel complesso, è il meglio, è il vero modello. Con umiltà possiamo imparare e ogni giorno, con estrema professionalità, vediamo come e dove crescere. Sì, lavoriamo per essere un modello anche per gli altri».

In Europa si è scatenata la caccia al baby prodigio, di qualsiasi provenienza. Voi come vi comporterete?

«Abbiamo ricostruito il settore scouting con Pasquale Sensibile. Se guardo la Juve dentro, noto uno staff di giovani preparati che offrono il massimo. Quasi quasi io sono tra i più vecchi, con i miei 43 anni... Qui c’è stato un salto di generazione. Abbiamo introdotto un modo di lavorare diverso, come in Fiat dove gli uomini di Sergio Marchionne hanno costruito la svolta».

E’ qui da oltre sei mesi: quali sono stati gli apici dell’emotività?

«Il giorno più bello da quando sono a Torino è stato il primo novembre: la festa per i 109 anni del club, i campioni felici e orgogliosi di appartenere alla storia bianconera, il pubblico che ci è sempre stato vicino, l’amore e l’attaccamento per la squadra. Il giorno più brutto non lo scorderò mai: il 15 dicembre. Un giorno terribile, un lutto inconsolabile, la scomparsa di Alessio e Riccardo ».

Pensa di restare bianconero a vita?

«Io sono qua e devo portare risultati. Con i risultati si rinsalda la fiducia. Se non produci risultati ti cacciano ovunque. Ho rapporti frequenti con John Elkann e Carlo Sant’Albano, l’amministratore delegato dell’Ifil, così come con il presidente Gianluigi Gabetti. C’è particolare vicinanza tra l’Ifil e la società. Con John vengono prese le scelte ritenute giuste per il futuro. E la responsabilità è enorme».

Antonio Giraudo e Luciano Moggi hanno caratterizzato gli ultimi dodici anni. Nel suo modo di lavorare, nel modo di intendere il calcio del nuovo gruppo c’è una presa di distanza rispetto ai precedenti manager?

«Del passato è rimasta la voglia di vincere. Quella non si cambia...».

Come si trova un francese sotto la Mole?

«Sono un vero torinese, adesso. E la mia famiglia vive bene. Ho vissuto in Savoia, a Chambéry e adesso vivo le montagne dell’altra parte. Incredibile prospettiva ».

Sta collezionando imprese di vario genere.

«Devo dire che la mia vita professionale mi ha concesso incredibili opportunità, incontri che arricchiscono. Ho trascorso 13 anni a stretto contatto con Jean Claude Killy, tra l’avventura di Albertville e il Tour de France. Senza tralasciare la Parigi Dakar (allora si chiamava così, oggi il raid motoristico non parte più dalla capitale francese, ndr), il Roland Garros».

Poi, un giorno, si è imbattuto nel giovane John Elkann, nipote di Giovanni Agnelli, erede dichiarato della grande dinastia sabauda.

«Un incontro non organizzato, è nato tutto per caso, a una cena con amici comuni, su terreno neutro, né in Francia, né in Italia. Mi sono trovato al suo fianco, abbiamo cominciato a parlare di sport, della sua visione dello sport, dell’evoluzione inesorabile, di come le esperienze e le peculiarità di eventi come le Olimpiadi si potessero applicare, prima o poi, anche al mondo del calcio. Certo, non tutto è condivisibile fra i vari sport, ma il pallone è un settore che può ricevere molte innovazioni. Ci siamo accorti che avevamo una linea comune, io e John. Abbiamo stabilito un rapporto e dopo alcuni mesi mi ha chiesto se ero disposto a trasferire le mie esperienze alla Juve: così nel 2005 sono entrato nel Cda. Lui ha visto come funzionano gli Open di Parigi, come si fa accoglienza negli impianti del Roland Garros, il feeling con il pubblico, i record battuti, la quantità abbinata alla qualità, il lavoro svolto con le famiglie degli appassionati e con la famiglia del tennis. Un ragazzino di 10 anni può partire dal sud per andare a Parigi a vedere i campioni e poi tornare al suo circolo. Così pure la Federugby porta i giovani al torneo delle Sei Nazioni. Si sensibilizza la base, la si mette in contatto con gli alti livelli, con i valori del campione, che deve essere esempio anche sotto il profilo umano e comportamentale. Ebbene, la Juve nel suo campo deve dare un buon esempio: se un bimbo incontra Alessandro Del Piero incontra il capitano, il simbolo, un atleta che esprime fattori positivi. E sul campo i nostri giocatori devono tenere un comportamento irreprensibile, perché i più piccoli si rifaranno a loro. Insomma, dopo la famiglia, la scuola, anche noi abbiamo un piccolo ruolo educativo, sociale. Alex e Gigi Buffon se agiscono con classe e intelligenza impartiscono una lezione di professionalità ai ragazzi: sì, Gigi che abbraccia un rivale, Ale che non reagisce a un colpo... La Juve vuole dare un messaggio importante: possiamo vincere o perdere (spero mai, o quasi mai, perché è utile non uscire sconfitti), ma sempre dimostrandosi esempio positivo».

Pavel Nedved a Genova era una furia, però.

«Lui ha riconosciuto di non aver dato il meglio di sé, ma per i giocatori è difficile essere perfetti, perché sono sottoposti all’enorme pressione di doversi affermare e la volontà è notevole, come lo spirito agonistico».

Qual è il profilo del gruppo dirigenziale attuale?

«Magari non sarà una tattica vincente, ma non vogliamo essere aggressivi, alzare la voce; vogliamo che le istituzioni riconoscano i nostri meriti, non per avere favori in cambio, ma per essere trattati in modo giusto, equo. Anche i giocatori sono rimasti sorpresi, all’inizio, perché il calcio non è abituato a certi modi di agire, mentre in altri sport è la norma. E il calcio deve cambiare, certo sotto la spinta delle società, ma anche, anzi soprattutto delle istituzioni. Se in sei mesi l’atteggiamento della Juve non sarà vincente, se avrà ragione chi fa sempre casino, la lezione sarà chiara... La nostra squadra gode di enorme visibilità e dopo pochi mesi la situazione è ancora troppo calda, però notiamo che altre società dicono: bravi, così si fa. Sia chiaro: noi non siamo troppo ingenui, siamo professionisti. Sappiamo che si tratta di qualcosa di estremamente innovativo nel football, ma ci siamo accorti che alcuni club, magari di serie B o club minori di A, adottano questa linea, senza risalto. Ma noi siamo visibili, eccome».

Dal Palazzo sono giunti riscontri?

«Ho avuto modo di parlare con il commissario Luca Pancalli; riconosce che è la strada giusta. Anche il signor Antonio Matarrese è d’accordo. La palla è sul tavolo, sul campo istituzionale. E noi siamo dotati di umiltà, sappiamo che non tutti sono con la Juve, ma molti sì».

Con un rischio. Non date l’impressione, anche alla squadra, di essere arrendevoli a priori?

«Quando ho avuto il faccia a faccia con Nedved e i compagni ho ribadito che faremo tutto, sempre, per difendere il loro lavoro sul terreno di gioco, ma interpellando le istituzioni, non urlando in tv. E i nostri giocatori stanno portando avanti un ottimo lavoro. Stiano tranquilli perché saremo in prima fila a proteggerli ».

Lei è un tifoso della...

«Juventus. Da ragazzo, lo ero del Saint Etienne, che è stata la prima squadra francese a giocare bene, che è andata in finale in una coppa europea. Ricordo che partivo in pullman da Chambéry, in un paio di ore ero allo stadio, applaudivo i miei giocatori, mi gustavo la partita e poi si tornava a casa. Ricordo le gare con il Psv Eindhoven, con il Bayern Monaco. Lì un club del mio paese si è aperto al calcio continentale. Adesso c’è il Lione di Jean Michel Aulas che conferma quanto conti la stabilità. Loro vendono un big all’anno e lo sostituiscono con un giovane bravo ma la concorrenza è minore rispetto all’Italia. Ora costruiranno un nuovo stadio e diventeranno ancora più forti».

Un messaggio per la Juve, quindi.

«Sì, lo stadio può fare la differenza. E’ come per un giornale essere in bianconero o a colori».

Per quale giocatore commetterebbe una follia?

«Non faremo follie per nessuno». Parola di manager che amministra i soldi altrui. Allora le follie saranno riservate a John e Lapo Elkann. Liberi di investire sulla loro squadra del cuore.