GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di giovedì 25 Gennaio 2007
Ieri mattina, su La Repubblica, il giornalista-scrittore Miche le Serra, moralista nella migliore accezione del termine, ha chiamato in causa Tuttosport, definendolo «un giornale appassionatamente e meritoriamente juventino». Sinceramente avrei trovato più opportuno che Serra ci chiamasse per nome ( Tuttosport, appunto) e che fosse più preciso: il nostro, infatti, è un giornale sportivo appassionatamente e meritoriamente torinese perché a Torino è nato 62 anni fa e da Torino ha allargato il proprio raggio d’azione al resto del Paese, raccontando le vicende dello sport italiano: dal ciclismo alle Olimpiadi, dalla Formula 1 al calcio. La Juve rappresenta una parte essenziale della nostra identità. Però non più importante di quella riguardante il Toro, per il quale un giornale come il nostro ha sostenuto (e sosterrà) battaglie appassionatamente e meritoriamente granata. Il fondatore di Tuttosport si chiamava Renato Casalbore, immigrato salernitano, simpatizzante del Torino che con i giocatori del Torino morì a Superga il 4 maggio 1949.
Serra, uno degli analisti più acuti e attenti della realtà socio-politica italiana, è tifoso interista e come tale ha sostenuto la sua invettiva polemica. Nel post scriptum al suo articolo, seppur con molto garbo, rifiuta la definizione di un’inter alla Moggi – titolo di prima pagina della nostra edizione di martedì; scrivendo che «di Moggi ce n'è stato uno solo, inimitabile, e lavorava a Torino». Da cronista e da tifoso (della verità e di Tuttosport) mi corre l’obbligo di ricordare a Serra che a Milano, lavora un certo Gabriele Oriali e, guardacaso, proprio nella società di Massimo Moratti. Oriali, al pari dell’inconsapevole giocatore Alvaro Recoba, non più tardi del 27 aprile 2006, ha patteggiato la pena di mesi 6 di reclusione per ricettazione (una patente rubata alla motorizzazione di Latina), falso in documenti, timbri contraffatti a causa del passaporto da comunitario poi elargito allo stesso Recoba. Il numero del passaporto italiano contraffatto è 4290445. «Detto documento – come recita il dispositivo della sentenza – veniva utilizzato presso i competenti uffici per la variazione del tesseramento in Italia da calciatore extra comunitario a giocatore comunitario».
Sempre da cronista riferisco a Serra che a Milano la Procura della Repubblica ha indagato Massimo Moratti, Rinaldo Ghelfi e l’ex amministratore delegato Mauro Gambaro, con l’ipotesi di falso in bilancio. Lo scopo, oltre che di coprire i buchi attraverso plusvalenze fittizie, era quello di eludere i parametri previsti per potersi iscrivere al campionato 2004-2005, senza la cui partecipazione l’inter non avrebbe ottenuto lo scudetto a tavolino nemmeno per il 2005-2006.
Di nuovo da cronista rammento che la Procura milanese è da mesi impegnata nel dipanare la vicenda-Telecom in cui finora è emersa, per stessa ammissione di Moratti, una serie di controlli illegali esercitati nei confronti di arbitri, guardalinee, dirigenti, presidenti. Lo scopo non è stato mai esplicitato, ma prima o poi bisognerà che qualcuno lo spieghi almeno ai pubblici ministeri.
Caro Serra, come vedi, Moggi non solo è imitabilissimo, ma addirittura superabile. Dipende sempre dal livello di attenzione dell’opinione pubblica, dei giornali, dei giornalisti, degli inquirenti, dei giudici (sportivi e ordinari). Certo, mentre tu su Repubblica scrivevi che adesso la «questione arbitrale consta di un caotico cumulo di errori sparsi a pioggia» e che la squalifica di una sola giornata a Totti è frutto del «caso», io su Tuttosport ribadivo che il doping amministrativo finora impunito (ma qualcosa si muove, finalmente), il mancato ricorso alla prova televisiva per Ibrahimovic, la grazia a Totti, il pastrocchio-Oddo (con tanto di partita anestetizzata) confermavano una perenne e inguaribile Calciopoli. Stavolta, però, senza la Juve. Come in una serie A zoppa, prevedibile e con i soliti favori. A proposito, Michele, perché non chiedi ai tifosi della Fiorentina cosa pensano della partita persa domenica a San Siro dalla loro squadra contro la tua?
Serra, uno degli analisti più acuti e attenti della realtà socio-politica italiana, è tifoso interista e come tale ha sostenuto la sua invettiva polemica. Nel post scriptum al suo articolo, seppur con molto garbo, rifiuta la definizione di un’inter alla Moggi – titolo di prima pagina della nostra edizione di martedì; scrivendo che «di Moggi ce n'è stato uno solo, inimitabile, e lavorava a Torino». Da cronista e da tifoso (della verità e di Tuttosport) mi corre l’obbligo di ricordare a Serra che a Milano, lavora un certo Gabriele Oriali e, guardacaso, proprio nella società di Massimo Moratti. Oriali, al pari dell’inconsapevole giocatore Alvaro Recoba, non più tardi del 27 aprile 2006, ha patteggiato la pena di mesi 6 di reclusione per ricettazione (una patente rubata alla motorizzazione di Latina), falso in documenti, timbri contraffatti a causa del passaporto da comunitario poi elargito allo stesso Recoba. Il numero del passaporto italiano contraffatto è 4290445. «Detto documento – come recita il dispositivo della sentenza – veniva utilizzato presso i competenti uffici per la variazione del tesseramento in Italia da calciatore extra comunitario a giocatore comunitario».
Sempre da cronista riferisco a Serra che a Milano la Procura della Repubblica ha indagato Massimo Moratti, Rinaldo Ghelfi e l’ex amministratore delegato Mauro Gambaro, con l’ipotesi di falso in bilancio. Lo scopo, oltre che di coprire i buchi attraverso plusvalenze fittizie, era quello di eludere i parametri previsti per potersi iscrivere al campionato 2004-2005, senza la cui partecipazione l’inter non avrebbe ottenuto lo scudetto a tavolino nemmeno per il 2005-2006.
Di nuovo da cronista rammento che la Procura milanese è da mesi impegnata nel dipanare la vicenda-Telecom in cui finora è emersa, per stessa ammissione di Moratti, una serie di controlli illegali esercitati nei confronti di arbitri, guardalinee, dirigenti, presidenti. Lo scopo non è stato mai esplicitato, ma prima o poi bisognerà che qualcuno lo spieghi almeno ai pubblici ministeri.
Caro Serra, come vedi, Moggi non solo è imitabilissimo, ma addirittura superabile. Dipende sempre dal livello di attenzione dell’opinione pubblica, dei giornali, dei giornalisti, degli inquirenti, dei giudici (sportivi e ordinari). Certo, mentre tu su Repubblica scrivevi che adesso la «questione arbitrale consta di un caotico cumulo di errori sparsi a pioggia» e che la squalifica di una sola giornata a Totti è frutto del «caso», io su Tuttosport ribadivo che il doping amministrativo finora impunito (ma qualcosa si muove, finalmente), il mancato ricorso alla prova televisiva per Ibrahimovic, la grazia a Totti, il pastrocchio-Oddo (con tanto di partita anestetizzata) confermavano una perenne e inguaribile Calciopoli. Stavolta, però, senza la Juve. Come in una serie A zoppa, prevedibile e con i soliti favori. A proposito, Michele, perché non chiedi ai tifosi della Fiorentina cosa pensano della partita persa domenica a San Siro dalla loro squadra contro la tua?
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