L'INTERVENTO
DINO ZOFF
Da Tuttosport di venerdì 3 Novembre 2006
Forse, questa potrebbe essere la volta buona. Certo che ne è passato di tempo dal giorno in cui un portiere, l’unico nella storia del calcio, ebbe il privilegio di vincere il Pallone d’Oro. Si chiamava Jashin e rappresentava sul serio, a livello internazionale, il prototipo dell’atleta e del fuoriclasse assoluto. Naturalmente di lui e delle sue imprese il mio ricordo, più che altro sostenuto dal sentito dire, è assai sfumato. Eppure mi fa sempre un immenso piacere poter leggere il suo nome in quel particolare libro d’oro del calcio, non fosse altro che per orgoglio di categoria. Il fatto che, dopo di lui, mai più un “numero uno” al mondo abbia raggiunto un simile traguardo significa una certa distrazione da parte della giuria del premio, evidentemente sempre troppo incantata da personaggi più attraenti solamente perché impegnati in ruoli spettacolari per definizione. Un errore, comunque, perché il confine della bravura tra chi è capace di far gol e chi è in grado di evitarlo è davvero molto sottile.
Trentaquattro anni fa, per la verità, fui io a rischiare di rimediare a questa piccola ingiustizia. Il mio nome compariva, infatti, nella lista dei probabili vincitori e soltanto alla fine fui battuto da Cruyff. Non me la presi troppo a male e neppure ci feci una malattia, vista anche la valenza tecnica e di immagine del campione che mi aveva sorpassato sul filo di lana. Comunque continuai a chiedermi perché mai non dovesse toccare ad un portiere ricevere l’Oscar del pallone. Ora, forse, ci siamo per davvero. Dico e sottolineo il “forse” perché posso immaginare che la tendenza a premiare chi fa gol, anziché quelli che li evitano, sia ancora troppo radicata nella testa di chi ha il compito di scegliere. Questo pensiero non mi vieta, in ogni caso, di appoggiare senza alcun tipo di riserva la causa a favore di Buffon. Per Gigi ho sempre avuto una stima eccezionale. Fin da quando, lui era ragazzino e giocava a Parma, andavo spesso a vederlo e pensavo che sarebbe stato destinato ad una stupenda carriera. Non mi sbagliavo. Su di me dissero che ero il più grande portiere del mondo. Ora la medesima cosa va ripetuta per lui. E se io sfiorai il Pallone d’Oro, lui meriterebbe di stringerlo tra le mani. Salvo che la giuria non veda in Henry o in Kaká ciò che altri vollero leggere, ai miei tempi, in Cruyff.
DINO ZOFF
Da Tuttosport di venerdì 3 Novembre 2006
Forse, questa potrebbe essere la volta buona. Certo che ne è passato di tempo dal giorno in cui un portiere, l’unico nella storia del calcio, ebbe il privilegio di vincere il Pallone d’Oro. Si chiamava Jashin e rappresentava sul serio, a livello internazionale, il prototipo dell’atleta e del fuoriclasse assoluto. Naturalmente di lui e delle sue imprese il mio ricordo, più che altro sostenuto dal sentito dire, è assai sfumato. Eppure mi fa sempre un immenso piacere poter leggere il suo nome in quel particolare libro d’oro del calcio, non fosse altro che per orgoglio di categoria. Il fatto che, dopo di lui, mai più un “numero uno” al mondo abbia raggiunto un simile traguardo significa una certa distrazione da parte della giuria del premio, evidentemente sempre troppo incantata da personaggi più attraenti solamente perché impegnati in ruoli spettacolari per definizione. Un errore, comunque, perché il confine della bravura tra chi è capace di far gol e chi è in grado di evitarlo è davvero molto sottile.
Trentaquattro anni fa, per la verità, fui io a rischiare di rimediare a questa piccola ingiustizia. Il mio nome compariva, infatti, nella lista dei probabili vincitori e soltanto alla fine fui battuto da Cruyff. Non me la presi troppo a male e neppure ci feci una malattia, vista anche la valenza tecnica e di immagine del campione che mi aveva sorpassato sul filo di lana. Comunque continuai a chiedermi perché mai non dovesse toccare ad un portiere ricevere l’Oscar del pallone. Ora, forse, ci siamo per davvero. Dico e sottolineo il “forse” perché posso immaginare che la tendenza a premiare chi fa gol, anziché quelli che li evitano, sia ancora troppo radicata nella testa di chi ha il compito di scegliere. Questo pensiero non mi vieta, in ogni caso, di appoggiare senza alcun tipo di riserva la causa a favore di Buffon. Per Gigi ho sempre avuto una stima eccezionale. Fin da quando, lui era ragazzino e giocava a Parma, andavo spesso a vederlo e pensavo che sarebbe stato destinato ad una stupenda carriera. Non mi sbagliavo. Su di me dissero che ero il più grande portiere del mondo. Ora la medesima cosa va ripetuta per lui. E se io sfiorai il Pallone d’Oro, lui meriterebbe di stringerlo tra le mani. Salvo che la giuria non veda in Henry o in Kaká ciò che altri vollero leggere, ai miei tempi, in Cruyff.
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