Wednesday, November 08, 2006

IL MONDIALE L'HA VINTO LUI

EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di mercoledì 8 Novembre 2006

Gianluigi Buffon sarà Pallone d’Oro. Non dovesse diventarlo ci troveremmo di fronte ad una palese ingiustizia tecnica, ad una violazione della consuetudine, ad una clamorosa ammissione di incompetenza, forse perfino ad un’inaccettabile manipolazione. L’anticipazione pubblicata ieri da Tuttosport e ripresa da tutto il mondo – lo scrive l’Ansa che riferisce di come l’indiscrezione sia stata rilanciata tanto dal sito spagnolo di As quanto da quello brasiliano di Placar, scatenando un autentico consesso “planetario” – non è solo realistica, ma fondata. Fondata perché si basa su preferenze già espresse in numero omogeneo e significativo. Non siamo, dunque, alle intenzioni di voto, ma almeno un passo oltre.
Buffon quale vincitore della cinquantunesima edizione del premio di France Football rappresenta un esito scontato per la cronaca, anche se manifestamente incalzato dalla storia. Solo una volta – nel 1963 – un portiere riuscì a conquistare il consenso dei giurati, si trattava di Lev Yashin, forse addirittura una fuga in avanti per quei tempi e quelle logiche. Nell’anno solare che racchiude invece l’assegnazione della Coppa del Mondo, gratificare un calciatore della Nazionale trionfatrice è quasi automatico. Non un obbligo, un riflesso condizionato. Nel caso di Buffon, poi, all’eccellenza tecnica va addizionata l’incidenza sul risultato finale. E in una squadra che ha vinto subendo appena due gol, di cui uno su autorete e l’altro da calcio di rigore, l’importanza del portiere e del reparto difensivo (oltre che della fase che governa i movimenti del collettivo quando la palla è all’avversario) sono primari.
Buffon non è stato necessariamente splendido, ma assoluto padrone di ogni situazione. Non comandava dentro l’area, sovrintendeva un’intera sezione della squadra. Ha parato, e molto, sempre con estrema sicurezza che, per un portiere, significa ridurre il gesto ad un’estrema economia, spendersi con parsimonia perché in qualsiasi momento potrebbe essere richiesto un supplemento di forza e lucidità. Non ha importanza adesso stabilire in quali e quante partite del Mondiale sia stato decisivo. E’ fondamentale che lo sia stato più di Cannavaro o Materazzi (peraltro autore di due gol indispensabili), più di Pirlo o Gattuso, più di Toni, Gilardino, Totti, Del Piero. Se solo uno di questi avesse chiuso da capocannoniere della manifestazione, per Buffon sarebbe stato più difficile, forse impossibile, imporsi. Ma di fronte ad una Nazionale che ha fatto della compattezza la propria peculiarità e della conservazione del risultato la leva verso il successo, Buffon è stato respiro e battito. Non bastasse tutto questo, sarebbe sufficiente la tautologia: Pallone d’Oro al miglior portiere del mondo della squadra campione del mondo.

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