EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di martedì 7 Novembre 2006
Sinceramente ci aspettavamo di più. Invece Napoli-Juve si è accesa come un sole a metà ripresa, quando Alessandro Del Piero ha segnato su punizione, una lama di luce in un San Paolo fino a quel momento dominato dal buio e dal grigio. Meritavano di più, e da subito, non solo gli spettatori collegati da mezzo mondo, ma anche quelli che avevano riempito lo stadio come ai tempi di Maradona. Invece si è dovuto attendere più di un’ora per vedere una partita vera, il pareggio di Bogliacino e un finale senza economie.
La Juve, priva di sei titolari, avrebbe fatto meglio, cioè vincere la partita, se avesse potuto disporre fin dall’inizio di un Camoranesi almeno presentabile. Invece, l’italo-argentino sembra ridotto ormai a caricatura di se stesso, partecipa di contraggenio, disattento, superficiale, quasi che la sua presenza fosse una concessione al nostro piccolo mondo. Ammesso che non ci siano già stati, urgono provvedimenti. Non punitivi, ma preventivi: richiamare l’interessato alla conclamata professionalità è un dovere dei vertici del club. Dopo Camoranesi, il peggiore in campo è stato l’arbitro Rizzoli di Bologna. Il rigore negato alla Juve, per un doppio placcaggio in area, ha del clamoroso. L’accanimento sistematico nei confronti di Del Piero avrebbe meritato provvedimenti più netti dei pilateschi cartellini gialli. Tuttavia è stato bello sentire Didier Deschamps evitare di lamentarsi come altri, al contrario, hanno fatto domenica in serie A. Parlo di Carlo Ancelotti a Bergamo. Certo, ci vuole coraggio a prendersela con Pieri che, per rimediare ad un precedente errore (netto fallo dell’atalantino Tissone su Bonera), aveva letteralmente inventato un rigore a favore dei rossoneri. Casomai Ancelotti avrebbe dovuto prendersela con l’assistente Griselli. Il quale, però, ha visto e segnalato benissimo. Proprio vero che, come le stagioni, non esistono più neanche i guardalinee di una volta.
Abbandoniamo volentieri queste miserie. Per dire che, nonostante due punti lasciati, la Juve a Napoli ha colto la straordinaria occasione di misurare le qualità temperamentali, oltre che tecniche, dei giovani della sua rosa. Di Paro avevamo certezza fin dal precampionato e, per quanto mi riguarda, già da un paio d’anni. Stavolta a ripetersi su livelli eccellenti è stato Marchisio ( centrocampista di interdizione e manovra), mentre si è fatto vedere De Ceglie, subentrato a Legrottaglie, e dirottato sulla sinistra per l’ennesima rivoluzione del reparto difensivo ( Balzaretti a destra, Birindelli e Chiellini centrali). Questi giovani per la Juve rappresentano già il presente. A maggior ragione oggi che, dimezzata la penalizzazione, anche la classifica è tornata a sorridere. Non c’è rischio né di bruciarli, né di indebolirsi. Servono subito e servono con questa testa e queste gambe. Al contrario di spompati e spocchiosi.
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di martedì 7 Novembre 2006
Sinceramente ci aspettavamo di più. Invece Napoli-Juve si è accesa come un sole a metà ripresa, quando Alessandro Del Piero ha segnato su punizione, una lama di luce in un San Paolo fino a quel momento dominato dal buio e dal grigio. Meritavano di più, e da subito, non solo gli spettatori collegati da mezzo mondo, ma anche quelli che avevano riempito lo stadio come ai tempi di Maradona. Invece si è dovuto attendere più di un’ora per vedere una partita vera, il pareggio di Bogliacino e un finale senza economie.
La Juve, priva di sei titolari, avrebbe fatto meglio, cioè vincere la partita, se avesse potuto disporre fin dall’inizio di un Camoranesi almeno presentabile. Invece, l’italo-argentino sembra ridotto ormai a caricatura di se stesso, partecipa di contraggenio, disattento, superficiale, quasi che la sua presenza fosse una concessione al nostro piccolo mondo. Ammesso che non ci siano già stati, urgono provvedimenti. Non punitivi, ma preventivi: richiamare l’interessato alla conclamata professionalità è un dovere dei vertici del club. Dopo Camoranesi, il peggiore in campo è stato l’arbitro Rizzoli di Bologna. Il rigore negato alla Juve, per un doppio placcaggio in area, ha del clamoroso. L’accanimento sistematico nei confronti di Del Piero avrebbe meritato provvedimenti più netti dei pilateschi cartellini gialli. Tuttavia è stato bello sentire Didier Deschamps evitare di lamentarsi come altri, al contrario, hanno fatto domenica in serie A. Parlo di Carlo Ancelotti a Bergamo. Certo, ci vuole coraggio a prendersela con Pieri che, per rimediare ad un precedente errore (netto fallo dell’atalantino Tissone su Bonera), aveva letteralmente inventato un rigore a favore dei rossoneri. Casomai Ancelotti avrebbe dovuto prendersela con l’assistente Griselli. Il quale, però, ha visto e segnalato benissimo. Proprio vero che, come le stagioni, non esistono più neanche i guardalinee di una volta.
Abbandoniamo volentieri queste miserie. Per dire che, nonostante due punti lasciati, la Juve a Napoli ha colto la straordinaria occasione di misurare le qualità temperamentali, oltre che tecniche, dei giovani della sua rosa. Di Paro avevamo certezza fin dal precampionato e, per quanto mi riguarda, già da un paio d’anni. Stavolta a ripetersi su livelli eccellenti è stato Marchisio ( centrocampista di interdizione e manovra), mentre si è fatto vedere De Ceglie, subentrato a Legrottaglie, e dirottato sulla sinistra per l’ennesima rivoluzione del reparto difensivo ( Balzaretti a destra, Birindelli e Chiellini centrali). Questi giovani per la Juve rappresentano già il presente. A maggior ragione oggi che, dimezzata la penalizzazione, anche la classifica è tornata a sorridere. Non c’è rischio né di bruciarli, né di indebolirsi. Servono subito e servono con questa testa e queste gambe. Al contrario di spompati e spocchiosi.
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