Saturday, February 10, 2007

UNA DOMANDA AL GOVERNO: COSA SI FA CON GLI ABBONATI??

LUCIANO MOGGI
Da Libero di venerdì 9 Febbraio

La fermezza del governo sull'annunciata linea di intransigenza ha provocato mugugni e proteste tra le società di calcio. Il punto nodale riguarda, com'è noto, la chiusura degli stadi che non rispondono alle norme previste dal decreto Pisanu. Guardate com'è cambiato lo scenario: sembra passato chissà quanto tempo dalla morte del povero ispettore Raciti, nel senso che è scomparsa di botto la solidarietà collettiva che aveva unito tutto il mondo del calcio. Tutti pronti ad accettare - come sembrava - la stretta di freni che il governo si accingeva ad imporre. Quando si è passati dalle parole ai fatti, quando si è visto che il ministro dell'Interno Amato faceva sul serio, ecco i primi distinguo, e poi i secondi, e così via. Una figura preoccupa più degli altri i presidenti delle società che non potranno aprire le porte al pubblico, ed è quella dell'abbonato, il tifoso che ha pagato in anticipo tutto l'anno per assicurarsi la presenza alle partite. Con gli stadi chiusi, neanche gli abbonati potranno entrare, nonostante voci dissenzienti sempre più numerose si siano levate anche da club grossi (ma per Amato le società sono naturalmente tutte uguali). Ho sentito apprezzamenti e lamentele, a seconda delle posizioni, sulla linea dura adottata dal governo. Qualcuno ha detto che è la prima volta che i legiferanti adottano simili posizioni, ma non è così. Una linea severissima fu già seguita dal ministro dell'Interno dell'epoca (proprio Pisanu), dopo i gravissimi incidenti di Avellino nella stagione 2003-04, prima della gara di serie B Avellino-Napoli. Un giovane tifoso morì precipitando da un'impalcatura e l'episodio (a causa a quanto sembrò di soccorsi arrivati in ritardo) scatenò la furia degli ultrà con scene da guerriglia anche sul terreno di gioco. Il Napoli pagò perdendo la partita (mai effettuata) con l'Avellino, e con cinque gare in campo neutro e a porte chiuse; furono soprattutto queste ultime a risultare fatali per il cammino che avrebbe dovuto portare il club in serie A, e che invece contribuirono al fallimento della società. Il Napoli in effetti non aveva alcuna colpa, ma il giudice sportivo non ebbe dubbi nell'infliggere la "responsabilità oggettiva". Naldi che allora presiedeva il club, non trovò grande solidarietà, anzi nessuna, eppure se vogliamo già allora sarebbe potuto scattare un provvedimento punitivo per tutti che forse avrebbe anticipato lo scenario di cui ci stiamo occupando e che in ogni caso avrebbe potuto portare alla anticipata messa in sicurezza degli stadi. Com'è chiaro, questo obiettivo anche oggi non può non essere condiviso da tutti, così come in termini generali non si può non apprezzare la fermezza del Governo, che ha trovato pieno consenso in sede Coni e Figc. Però bisogna anche porre sul tavolo due princìpi importanti: 1) In una competizione le regole non dovrebbero mai essere cambiate in corsa; 2) Tutti dovrebbero competere in posizioni di parità. Le nuove regole decise dal governo riguardo la chiusura degli stadi stravolgono questi princìpi, e lasciamo stare il fatto che la gravità del momento s'impone su tutto. Però è un fatto che avremo squadre che giocheranno in piena normalità nel loro stadio, ed altre che dovranno abituarsi al "silenzio assordante" degli impianti. Per lo stesso motivo cadrà anche la parità di condizioni per tutti. E' partendo da queste basi che da parte di molti club, a cominciare dal Milan, si è cercato di trovare posto almeno per gli abbonati. E non solo per il fatto che in tal modo ci si allontanerebbe dal silenzio, ma anche per sfuggire alle migliaia di vertenze che ne scaturirebbero. Le associazioni dei consumatori si sono già mosse, e in ogni caso mi sembra evidente la conseguenza della restituzione del danaro, rapportato alle gare che si disputerebbero a porte chiuse. Ci sono altri due fatti che voglio annotare: le nuove norme non prevedono più alcuna deroga, ma l'ultima, la più recente, è stata firmata e dunque autorizzata dallo stesso ministro dell'Interno. Facile dire che la situazione era diversa. Però passare da un eccesso (di tolleranza) all'altro (cioè tolleranza zero) è un bel passo che forse avrebbe meritato una via di mezzo. E lo dico in termini generali; non dico invece se sono d'accordo su questo aspetto. Ma c'è ancora un altro fatto, che è stato reso noto da Cannavò sulla "Gazzetta", riguardo ad un invito a partecipare alla commissione di sicurezza convocata dal Comune di Milano in vista della ripresa del calcio, invito che è stato esteso ai capi ultrà di Milan e inter. Se questo è vero c'è sicuramente qualcuno che ha sbagliato perché tra le nuove norme, come si sa, c'è anche l'assoluto divieto di intrattenere rapporti di qualunque tipo con tifosi ultrà o organizzati che siano. Cannavò l'avrà tirata fuori a suo uso e consumo, perchè l'ultima sua crociata è di salvare il tifo buono, che sarebbe quello degli abbonati. Peccato che nel pezzo ci sia un velo di ironia nei confronti del ministro dell'Interno Amato, che mi sembra assai mal posto. Ho l'impressione che Cannavò ricordi poco le cariche di prestigio ricoperte dal "dottor Sottile" e che è stato due volte presidente del Consiglio dei ministri, un uomo di lunga militanza politica che non può essere stato colto di sorpresa da questa pur dolorosa vicenda, e che a mio parere in piena consapevolezza ha deciso la linea dura di cui stiamo parlando. Ma per completare il quadro dobbiamo valutare altri due fattori, che riguardano la responsabilità dei gravi ritardi nella messa in sicurezza degli stadi (fatto che non può riguardare solo le società fino a quando gli stadi non saranno privatizzati) e ancora il contraccolpo finanziario a carico dei club per i mancati incassi (e non solo). Molte società navigano tra bilanci in rosso e ridotti all'osso: questa spallata potrebbe fare assai male per la tenuta dei club. Chi o che cosa ripagherà ovvero riparerà i presidenti da questo rischio? Tutto ciò premesso, io mi sento dalla parte di coloro che ritengono praticabile un'eccezione per gli abbonati, il cui controllo è certamente assai più agevole rispetto ai possessori di biglietti. Per salvare il calcio dai suoi eccessi non mi pare il caso di aiutarlo a morire.

Analisi in quindici punti per far le pulci agli "onesti"
Gentile Signor Moggi, porgo alla sua attenzione una ricerca capillare, da me realizzata, sull'attuale situazione dell'inter e sull'insieme di avvenimenti, spesso trascurati, che sembrano in parte avvalorare la tesi di una congiura organizzata per liberare il mondo del calcio da una delle figure più competenti e concrete dai tempi di Allodi, ma non per questo esente da parziali, o forse sarebbe meglio dire marginali, responsabilità. A dimostrazione di come, dal giorno del suo addio, questo mondo non sia affatto cambiato. Ecco l'articolo. «L'uomo, onesto e probo, come sosteneva Machiavelli, per poter combattere il male necessita di uno smodato bisogno di conoscerlo, ponendosi in relazione con l'altra faccia del potere. La reclame della volontà di ripartire dalle ceneri, senza spargere il sale, erigendo un nuovo governo, dove gli imperatori sono ghigliottinati, venendo prontamente sostituiti dai loro consulenti, presenta dunque un fisiologico imbarazzo se, destituito il vecchio regime, il nuovo corso, quello degli onesti, non sembra poi discostarsi molto da quello precedente... 1) Moratti, presidente dell'inter, afferma: "Essere paragonati a Carl Lewis, uno dei più grandi della storia dell'atletica, ci inorgoglisce. Lui vinse a Seul perché Ben Johnson barò. E qualcuno negli ultimi anni ha barato". Anche Carl Lewis, proprio come Johnson, barò. Prima ancora di Seul, nel 1988, venne trovato positivo ai controlli antidoping. 2) L'inter e la mancanza di dialogo tra spogliatoio e dirigenza. Il 26/01/2007 Ibrahimovic, intervistato sul canale satellitare a pagamento dell'inter, dichiara a seguito di una domanda: "Cosa rispondo a Nedved che dice di vedermi male con lo scudetto dell'inter sul petto? Dico solo che mi sento campione d'Italia con la Juventus. Con i bianconeri ho vinto lo scudetto per due campionati consecutivi". 3) Doping inter. Ottobre 2003: Kallon risulta positivo al doping per norandrosterone e noretiocolanolone. L'attaccante verrà squalificato per otto mesi. Poi ridotti a sei. 4) L'inter ed il doping amministrativo. Accumulato un passivo di 181,5 milioni di euro, pari a circa 350 miliardi di lire, al 30 giugno del 2006. Un passivo persino superiore a quello di 118,7 milioni di euro accumulato nella stagione 2004/2005, anno di riferimento per stabilire la retrocessione della Juventus in cadetteria, accusata di illecito sportivo. Massimo Moratti vara il "cash cow", generando una società artificiale da un'altra più grande per poi essere "munta" all'occorrenza, aggiustando il bilancio negativo. I revisori della Kpmg hanno criticato tale operazione. La Federcalcio no. 5) Plsuvalenze inter: scambiati a prezzi gonfiati otto giocatori con il Milan. Tali Brunelli, Deinite, Toma, Giordano, Livi, Ticli, Ferraro e Varaldi. Tutti per una cifra oscillante tra i 2.9 milioni di euro di Brunelli ed i 3.5 milioni di euro di Varaldi. Livi dichiara: "Nel giugno del 2003 firmai per cinque anni con il Milan. Per uno stipendio di duemila euro al mese, la metà pagati dal Milan e l'altra dall'inter, società che mi ha venduto ai rossoneri. Ogni anno torno a Milano, e vengo ceduto regolarmente in prestito". Brunelli dichiara: "Sia l'inter che il Milan depositarono il contratto senza neanche la mia firma. Con i nerazzurri ho firmato un accordo di 5 anni, sino al 2008, per 2.500 euro al mese. Ad Aprile dell'anno scorso ho anche fatto una visita medica. Il responso è arrivato 10 mesi dopo. Ed hanno sbagliato spalla: quella infortunata era la destra e non la sinistra. Dal 2004 non posso più giocare ma la società continua a mettermi in bilancio. E visto che nessuno mi ha messo fuori rosa, sono anch'io Campione d'Italia". Per il solo ritardo nei pagamenti ai propri tesserati, la Triestina nella scorsa stagione è stata sanzionata con un punto di penalità. 6) L'inter ed i buchi di bilancio. La società nerazzurra è indagata dalla Procura di Milano per falso in bilancio. Secondo i pm senza artifizi l'inter non si sarebbe potuta iscrivere al campionato 2004-05, il medesimo nel quale il caso intercettazioni ha demolito la Juventus, declassandola in cadetteria, e penalizzato Milan, Reggina, Lazio e Fiorentina. 7) L'inter ed il conflitto di interessi. Nei mesi del terremoto giudiziario, il sistema lasciato in disordine da Franco Carraro viene ereditato da Guido Rossi, tempo addietro, per quattro anni, consigliere di amministrazione dell'inter. 8) Passaporti falsi inter: Nel campionato 2001/2002 Recoba gioca per nove mesi da comunitario grazie ad un passaporto falso. L'inter in sede penale patteggia sei mesi di reclusione per il giocatore, con una multa di 21,420 euro. La giustizia sportiva squalifica Recoba ed Orali, multando la società. 9) Ottobre 2006: Ibrahimovic sputa su Sottil, difensore del Catania, durante l'esecuzione di un calcio d'angolo a favore dell'inter. Non viene effettuata la prova tv. Due anni prima, nel 2004, Ibra, in quel tempo giocatore della Juve, per fallo di reazione su Cordoba, venne squalificato per 3 turni. 10) Gennaio 2007: Ibrahimovic scalcia il centrocampista gigliato Donadel dopo un normale contrasto di gioco, a due passi dal quarto uomo. Nessuno si accorge di nulla e non viene effettuata la prova tv. 11) L'inter e le ammonizioni. Una delle principali accuse rivolte a Moggi era quella di ammansire la rigidità dei direttori di gara, pilotando le ammonizioni e le diffide, in modo da favorire la Juventus. Nell'arco del girone d'andata del campionato 2006-07, l'inter ha beneficiato in 13 incontri di 18 assenze per squalifiche o diffide. 12) Eugenio Bersellini, insieme a Trapattoni ultimo allenatore ad aver vinto uno scudetto sul campo, interpellato in un'intervista esclusiva, dichiara: «Scudetto assegnato a tavolino all'inter? Fossi stato io l'allenatore, non l'avrei accettato. Piuttosto, mi sarei dimesso». L'ambiente nerazzurro parla di scudetto degli onesti, ricevendo dalla Federcalcio il trofeo conquistato a tavolino. 13) Stagione 2005-06 (quella della revoca dello scudetto). Juve: falli fischiati contro 827 (Milan 666). Juve: falli subiti 795 (Milan 684). Juve: ammonizioni 67 (Milan 55). Juve: espulsioni 3 (Milan 3). 14) L'ultima sconfitta casalinga della Juventus nel massimo campionato sotto accusa, con Moggi dg, risale al 2005. Vinse l'inter grazie ad una rete di Cruz. Il direttore di gara era De Santis, unico arbitro punito per la vicenda "Calciopoli", sul quale venne offerta all'inter una relazione dettagliata, frutto di pedinamenti ed indagini. 15) In 12 anni di era Moggi, terminata per gli esiti del caso intercettazioni, il Milan ha ricevuto 93 rigori a favore, realizzandone 72. La Juventus è quarta con 82 rigori a favore, con 63 realizzazioni. ALVISE CAGNAZZO Quotidiano "Puglia". Prendo atto di quanto mi dici e pubblico perché ognuno si possa creare una propria opinione. Per quanto riguarda la società nerazzurra (negli ultimi tempi ha usato in modo particolare la parola "prescrizione"...), credo sia necessaria una riflessione particolare. Le regole della vita sociale pubblica possono incontrare tanti contrasti imprevisti, e ci può essere l'impossibilità concreta di rilevare alcune irregolarità in un dato periodo. Si possono verificare inoltre innumerevoli variabili condizioni, patteggiamenti, interessi vari e mille altre condizioni che possono fare diventare irrisolvibile una "questione". Tutto questo non ha alcun "valore eticamente sportivo". Una competizione (non obbligatoria) con regole chiare (conosciute ed accettate) diventa immorale quando include tra le sue regole la dicitura: "Se non ti scoprono per due anni non sei colpevole!".

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