Wednesday, February 14, 2007

MARCELLO TRIS ALLA JUVE ECCO TRE BUONE RAGIONI

EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di martedì 13 Febbraio 2007

Sono sinceramente convinto che la terza volta di Marcello Lippi sulla panchina della Juventus sia tutt’altro che ipotetica e, dunque, per nulla fantasiosa. A parte l’ormai inesausta invocazione da parte dei tifosi bianconeri, ci sono almeno tre ragioni che inducono a ritenerla probabile.
Prima ragione: Lippi si sente ancora legatissimo alla Juventus. E non solo perché con la Juve ha vinto tutto, ma anche perché ha lasciato eredità che altri hanno raccolto (Fabio Capello) e altri non hanno potuto (o saputo) sviluppare (Carlo Ancelotti).
Seconda ragione: Lippi, pur avendo un vastissimo mercato, non ama le esperienze al buio. L’estero lo attira, ma l’ostacolo della lingua e gli inevitabili adattamenti a realtà comunque diverse dall’Italia, lo frenano. Al contrario, Torino è casa sua, tanto da avere confidato, già alla fine della seconda esperienza torinese, che gli sarebbe piaciuto prolungarla trasformandola con l’andar del tempo: da allenatore a direttore tecnico.
Terza ragione: Lippi è stato certamente contattato da Berlusconi per guidare il rilancio del Milan. La prospettiva è allettante, però l’essere stato prima l’allenatore della Juve e poi dell’inter non facilita il feeling con la tifoseria. Più prosaicamente, poi, a Lippi sarebbe chiesto di tornare a vincere presto o subito (meglio subito), in una città esigente come Milano, con una squadra della quale, quasi certamente, non potrebbe rivendicare la paternità in fase di allestimento. Al Milan, il mercato lo fanno Berlusconi, Galliani e Braida. Come Moratti lo faceva all’Inter dove Lippi non ha fatto, né è stato, bene.
L’opposto di quanto accadrebbe alla Juve. Al rientro in serie A ci sarebbe la possibilità, tanto per l’allenatore quanto per la società, di abbracciare un progetto a medio termine (da tre anni in su) con l’obiettivo di riagganciare la Champions e di conquistare quegli scudetti che mancano per ottenere la terza stella. Di più: Lippi potrebbe fi­nalmente imporsi senza l’ombra di Luciano Moggi e Antonio Giraudo. La riconoscenza nei loro confronti non verrà mai meno, però la necessità di misurarsi da solo, come è stato nel Mondiale di Germania, per Lippi costituisce una notevole spinta psicologico-professionale.
Più semplice comprendere perché la Juve pensi a Lippi. Perché, questa volta, tornerebbe da ex c.t. campione del mondo, quindi, almeno teoricamente, da allenatore consacrato alla storia del calcio, non solo italiano; perché conosce l’ambiente e conosce quasi tutti i giocatori; perché i tifosi lo adorano e certamente gli perdonerebbe­ro anche qualche eventuale passaggio a vuoto.
A differenza di Deschamps, Lippi è un leader riconosciuto, prima di tutti dallo spogliatoio, ma anche dagli interlocutori della dirigenza: ogni sua richiesta diventerebbe automaticamente credibile.
Tutto questo non significa nulla per l’attuale staff tecnico. Sia perché la missione affidatagli non è stata ancora compiuta e non è per nulla scontata. Sia perché non manca il tempo, né il modo per recuperare dalle delusioni degli ultimi due mesi. Per fortuna, nel calcio la partita è sempre aperta. Ma nella corsa di qui alla prossima stagione, Lippi parte avanti e Deschamps in affanno.

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