GIANCARLO PADOVAN
Da Tuttosport di mercoledì 20 Dicembre 2006
C’era un rigore per il Bologna (Buffon su Marazzina) e, forse, il pallone scagliato da Zalayeta, che è valso il successo della Juventus, in porta non c’è mai entrato del tutto. Chi racconta la verità o, almeno cerca di farlo con onestà intellettuale, non deve accettare censure e, meno che mai, imporsele. Perciò, se la Juve ha sottratto tre punti all’avversario con un’azione viziata da un fallo di braccio (sempre di Zalayeta) e con una conclusione non completamente oltre la linea di porta, va detto subito e con chiarezza. Tuttavia, per dirlo, bisognerebbe avere qualche sicurezza. E, invece, sicurezze non ce ne sono. In effetti Zalayeta allarga il braccio, ma per sostenere – come ha fatto un telecronista di una televisione a pagamento auto esentatasi dallo sciopero dei giornalisti radiotelevisivi – che il fallo di mano c’è bisognerebbe almeno disporre di un’altra inquadratura. Così come sul gol-non gol di Zalayeta non sarebbe male capire da dove il difensore del Bologna allontana la palla dopo che, respinta dalla traversa, essa era tornata nettamente giocabile. Perché, dopo il primo movimento, la parabola a spiovere la riporta verso e probabilmente oltre la linea. E’ difficile stabilirlo perché la palla è in aria e quindi manca qualsiasi riferimento attendibile. Ma se non esiste certezza che sia entrata, su cosa si basa la certezza opposta?
Esistono, in compenso, varie forme di ipocrisia. Anche nel fare una telecronaca e, dunque, nel fornire un’informazione di prima mano. Ieri sera, per esempio, l’ormai incontinente Fabio Caressa di Sky, prima ha affermato che, a occhio nudo, si era subito accorto del gol bianconero. Poi, al replay, ha cambiato radicalmente opinione, scusandosi e, però, astenendosi dall’esaminare il secondo movimento della palla. Comunque se in maniera inequivoca le immagini documenteranno tanto l’infrazione di Zalayeta (mano) quanto il non-gol dello stesso giocatore, sarò pronto a riconoscerlo pubblicamente, anche se so che al Bologna, ai suoi giocatori e ai suoi tifosi nulla restituirà il punto perduto. Diciamo che, nel caso mio e di Tuttosport, è una questione di lealtà, fedeltà, credibilità, rispetto. In ogni caso, attenendoci alla prestazione, più di un punto il Bologna non avrebbe meritato, mentre la Juventus sì. Non solo perché ha creato, per numero e qualità, più occasioni da rete e di maggiore spessore, ma soprattutto per la continuità di iniziativa nel secondo tempo. Il successo, dunque, non può essere rubricato come immeritato. Fatto salvo che la regolarità di una rete non può essere considerata un optional per nessuno.
Riccardo Neri e Alessio Ferramosca sono stati ricordati con grandissima partecipazione anche dei sostenitori bolognesi. Ora, proprio a loro, chiediamo di attenuare la rabbia della sconfitta con il pensiero che le faccende di calcio, per quanto serie e importanti, sono nulla rispetto a due ragazzi morti per inseguire un pallone finito in acqua. Probabilmente dedicare a loro questa vittoria è banale. Ma fermarsi a riflettere su questa e altre tragedie della vita, quello no, non è tempo sprecato. Perché, di ciascun accadimento, esso fornisce la giusta dimensione.
Esistono, in compenso, varie forme di ipocrisia. Anche nel fare una telecronaca e, dunque, nel fornire un’informazione di prima mano. Ieri sera, per esempio, l’ormai incontinente Fabio Caressa di Sky, prima ha affermato che, a occhio nudo, si era subito accorto del gol bianconero. Poi, al replay, ha cambiato radicalmente opinione, scusandosi e, però, astenendosi dall’esaminare il secondo movimento della palla. Comunque se in maniera inequivoca le immagini documenteranno tanto l’infrazione di Zalayeta (mano) quanto il non-gol dello stesso giocatore, sarò pronto a riconoscerlo pubblicamente, anche se so che al Bologna, ai suoi giocatori e ai suoi tifosi nulla restituirà il punto perduto. Diciamo che, nel caso mio e di Tuttosport, è una questione di lealtà, fedeltà, credibilità, rispetto. In ogni caso, attenendoci alla prestazione, più di un punto il Bologna non avrebbe meritato, mentre la Juventus sì. Non solo perché ha creato, per numero e qualità, più occasioni da rete e di maggiore spessore, ma soprattutto per la continuità di iniziativa nel secondo tempo. Il successo, dunque, non può essere rubricato come immeritato. Fatto salvo che la regolarità di una rete non può essere considerata un optional per nessuno.
Riccardo Neri e Alessio Ferramosca sono stati ricordati con grandissima partecipazione anche dei sostenitori bolognesi. Ora, proprio a loro, chiediamo di attenuare la rabbia della sconfitta con il pensiero che le faccende di calcio, per quanto serie e importanti, sono nulla rispetto a due ragazzi morti per inseguire un pallone finito in acqua. Probabilmente dedicare a loro questa vittoria è banale. Ma fermarsi a riflettere su questa e altre tragedie della vita, quello no, non è tempo sprecato. Perché, di ciascun accadimento, esso fornisce la giusta dimensione.
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