FABRIZIO BIASIN
Da Libero di giovedì 14 Dicembre 2006
Guarda un po': dopo le chiacchiere, le accuse, i fiumi di parole e le polemiche varie, nell'ambito del celebre caso Calciopoli salta fuori uno studio quantomeno singolare. Quattro cervelloni dell'Università di Londra (Walter Distaso e Leo Leonida della "Queen Mary University") e dell'Università di Messina (Dario Maimone e Pietro Navarra), si sono arrovellati su fatti, arbitri indagati, sfaccettature e numeri del torneo di serie A 2004-05. Per capirci: quello vinto dalla Juventus, ma sottratto alla stessa dopo mesi di indagini da parte della procura di Napoli. «Moggi e i suoi hanno condizionato questo e quell'arbitro» si diceva, e quindi «è giusto togliere il tricolore dalle maglie dei bianconeri». Così è stato fatto, storia dell'ultima, focosa estate. Passano i giorni, le temperature si abbassano e i suddetti studiosi si lanciano in un calcolo a 360 gradi neanche troppo complicato. Cosa risulta dalle scartoffie? Pensa te, i bianconeri con gli arbitri inizialmente indagati (De Santis, Rodomonti, Bertini, Dondarini, Rocchi, Messina, Gabriele, Racalbuto e Tagliavento) conquistavano meno punti che con quelli cosiddetti "puliti". E in numeri - si sa - non mentono. A far quattro conti risulta che Del Piero e compagni - capaci di mantenere una media punti pari a 2,63 nelle partite dirette dagli arbitri senza macchia - con quelli sotto inchiesta si sono dovuti accontentare di una media punti pari a 1,89. Mica male se si tiene presente un altro dato: sul totale di 38 partite i bianconeri sono stati fischiati equamente dai "corretti" e dai "corrotti" (diciannove partite dirette per categoria). Strano no? Di più, secondo lo studio la stessa sorte è toccata ad altre due squadre penalizzate: il Milan (2,19 punti in media contro 2) e la Fiorentina (1,22 punti in media contro 0,93). In pratica solo la Lazio tra le squadre penalizzate ha ricevuto vantaggi (e che vantaggi) dagli arbitri sotto inchiesta; secondo lo studio, infatti, i biancocelesti (arbitrati 11 volte dagli arbitri sotto inchiesta contro 27 direzioni "pulite") hanno toccato una media punti pari a 2 con i primi e pari a 0,81 con i secondi. Ora, o la Lazio era maestra indiscussa nel cosiddetto "campionato parallelo", o qualcosa non torna: ma come, questi qua condizionavano i fischietti a loro piacimento e con gli stessi ottenevano meno punti? Parola a uno dei promotori dello studio, Pietro Navarra: «Il nostro è uno studio puramente statistico. Non ci interessa, nè siamo in grado di stabilire, se Moggi e gli altri dirigenti indagati potevano condizionare le partite, ma dal nostro punto di vista possiamo mettere in evidenza tre ipotesi più che valide: o non esisteva alcun condizionamento arbitrale nel torneo 2004-05, o esisteva ma non ha prodotto risultati rilevanti, o è possibile pensare a uno scontro tra dirigenti per l'acquisizione del sistema calcio che ha dato luogo a società vincenti e perdenti in quello che possiamo definire "campionato parallelo"». Tre ipotesi e un solo punto fermo: Juventus (in maniera evidente), Fiorentina e Milan in termini complessivi non hanno ottenuto vantaggi dagli arbitri inquisiti. «In più - continua Navarra - nello studio abbiamo tenuto conto anche della forza degli avversari affrontati dalle squadre coinvolte. La Juventus, per esempio, ha incontrato squadre più forti nelle partite dirette dagli arbitri sotto inchiesta. Questo potrebbe spiegare, almeno in parte, la considerevole differenza nella media punti complessiva».
E' SEMPRE COLPA DELLA JUVENTUS, MA LE PROVE NON SALTANO MAI FUORI
LUCIANO MOGGI
Da Libero di giovedì 14 Dicembre 2006
In un pezzo di venerdì 8 dicembre che definirei quantomeno complicato, l'editorialista della Gazzetta, Franco Arturi, che pure di solito è assai più chiaro e concludente, si avventura in un discorso su "complotti" e "cospirazioni" la cui chiave di lettura mi sfugge, ma che in un dettaglio mi sembra chiarissimo. Quel "dettaglio" coinvolge il solito accanimento del giornale verso il sottoscritto e la riproposizione di presunte (mezze) verità atte a colpire la mia persona.
La Rosea attacca ancora... ma non colpisce nel segno
Mi pare, infatti, che tutto il discorso dei complotti veri o falsi tenda unicamente a tenere fresca la memoria sul «complotto reale», come lo definisce l'articolista, «individuato dalla giustizia sportiva nell'estate scorsa». La Rosea, insomma, si preoccupa che l'impalcatura che ha contribuito a creare, possa essere messa a dura prova da un razionale revisionismo, oltre che dal trascorrere del tempo, che a sua volta fa vedere le cose in una luce più giusta. E allora dagli a insistere su opportuni passi della sentenza (ovviamente quelli che avvallano la tesi colpevolista), e nessuna tesi contraria. Un esempio? In alcuni passi della sentenza presi in esame dall'articolista si parla di gravi episodi di «illecito sportivo» ma, per la configurazione di questa fattispecie (come dicono i giuristi), la stessa sentenza ha riconosciuto che gli atti posti in essere per compiere l'illecito devono comunque essere «idonei, adeguati, avere un'efficacia». Non ci sono prove - dice la sentenza - siamo di fronte ad atti sleali, deontologicamente condannabili come violazioni dell'art 1: niente illeciti, insomma. Anche perché, come è stato osservato da illustri giuristi, più violazioni di "articoli 1" non possono generare un "articolo 6", quello che evidenzia l'illecito sportivo. La Rosea finge di dimenticare che proprio il presidente della Corte Federale, Pietro Sandulli, in un'intervista al "Romanista" aveva affermato che il campionato 2004-05 era stato regolare e che non c'erano stati illeciti. Punzecchiato dalla Rosea lo stesso Sandulli aveva fatto dei distinguo che non avevano affatto modificato il concetto base. Sandulli infatti affermava: «Abbiamo dovuto ammettere che non era possibile parlare di "illecito conclamato", ma si trattava di una serie di violazioni, di condizionamenti». E ancora: «Non c'era la prova provata dell'illecito come viene inteso nella scrittura del codice di giustizia sportiva, ma da questo - soggiungeva forse per compiacere la Rosea - a parlare di campionato regolare ne passa. L'unico dubbio riguarda la partita Lecce-Parma». Peccato per Sandulli che nella dichiarazione precedente fatta al "Romanista", e mai smentita, diceva proprio che «il campionato era stato regolare». Alla memoria a senso unico di Arturi, mi sembra giusto ricordare anche le dichiarazioni fatte da due illustri giuristi, uno dei quali è Corrado De Biase, il giudice che si occupò della vicenda calcio scommesse nel 1980, secondo il quale «il procedimento di Calciopoli è stato un aborto giuridico». Dice De Biase all'emittente toscana "Rete 37": «Se si vuole espletare in due settimane un procedimento che richiederebbe almeno sei mesi, non può che venir fuori un aborto giuridico. Quando si cassa per motivi di tempo un grado di giudizio, quando si impedisce agli imputati di portare testimoni, dossier e filmati in loro discolpa, ma gli si concedono soltanto 15 minuti per un'arringa difensiva, non si può che parlare di aborto giuridico. Quando non si concedono agli avvocati difensori i testi integrali delle intercettazioni, adducendo che non sono pertinenti, si può solo parlare di aborto giuridico. Quando infine si disassegna un titolo a una squadra, la Juventus, per assegnarlo ad un'altra, l'internazionale, prima che sia pronunciato il verdetto del primo iter istruttorio, allora siamo ben oltre l'aborto giuridico. (...) In ogni paese che si definisca civile eventuali pene e sanzioni devono essere comminate dopo che sia stato verbalizzato un verdetto di colpevolezza, mai prima. Una penalizzazione di 8-10 punti, una multa e la squalifica di Moggi e Giraudo per 10-12 mesi, questa era la pena congrua a mio parere. Ogni parallelo con la vicenda del 1980 è improponibile: qua non ci sono tracce di illecito, né denaro o assegni. L'illecito ambientale non è reato contemplato da nessun codice, a meno che non si parli di inquinamento atmosferico». Come disse il professor Manzella: «No money, no girls». A sua volta l'ex presidente della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre, in un'intervista a "Tuttosport", ricordava che il commissario Guido Rossi era stato membro del Cda dell'inter e questo non aveva certo «contribuito a creare una situazione limpida»; per quanto riguarda il procedimento, sottolineava che erano stati usati «metodi sommari da non meritare neanche il termine "giustizia"». Sempre all'articolista della Rosea posso ricordare i contrasti che c'erano stati all'interno della stessa Corte, per le dichiarazioni di uno dei giudici, Mario Serio, che aveva "rivelato" che la sentenza aveva tenuto conto «dell'emozione del Paese, dei moti di piazza».
Sentenze dimenticate e nuovi "aborti giuridici"
Tutto ciò premesso mi chiedo come mai la Rosea, che tiene tanto a mantenere l'attenzione sul cosiddetto scandalo, non faccia altrettanto su argomenti che interessano l'inter, come lo scudetto 2005-06, mai oggetto di indagine, e assegnato a tavolino durante il commissariato di Rossi. Oppure - fatto più grave - il silenzio sulla sentenza penale relativa alla vicenda dei documenti falsi di Recoba (per non parlare del tesseramento irregolare di Veron). Attenzione: non stiamo parlando di fatti relativi a un passato lontano, ma di avvenimenti nella sostanza contemporanei a Calciopoli; in particolare il caso-Recoba è stato chiuso nel maggio scorso con un patteggiamento, cioè con un'ammissione di colpevolezza da parte dell'inter (ovvero del suo dirigente Oriali). Parlare di giudizio già emesso è anche questo un "aborto giuridico", perché se all'epoca la sentenza sportiva dava all'inter la responsabilità oggettiva (la società si era dichiarata «estranea ai fatti»), dopo il patteggiamento in sede penale e l'ammissione di colpa da parte di Oriali, il club diventa direttamente responsabile. Per capirci: siamo in presenza di fatti nuovi che dovrebbero far riaprire l'inchiesta, ma tutto tace. Ci sono intoccabili nel calcio? La domanda la trasmettiamo per competenza alla Rosea e al suo editorialista.
Le verità di Georgatos
Ammazzare la Juventus poteva sembrare una cosa giusta e tutto fu fatto per il bene dei bianconeri e seguendo le regole... Da sempre gli interisti sapevano che la Juventus rubava e lo facevano notare a tutti. Chissà, probabilmente Oriali si rivolse a un tifoso juventino per ricettare la famosa patente di Recoba... promettendogli magari un passaggio in automobile fino a Torino per farlo giocare con la Juve... Non è così, ma sembra Vero! Dicevano che la Juve drogava tutti quanti, persino Georgatos incolpò i suoi compagni. Pardon: Georgatos era un giocatore dell'inter, e quindi non venne istruita alcuna indagine... Quelle contro la Juventus, invece, erano fumanti espressioni da bar, dette da qualcuno che preferiva sparlare piuttosto che fare il proprio lavoro. Dopo 7 anni di sciacallaggio mediatico tutto i mondo era ben "istruito": la Juve dopava i suoi giocatori. Peccato che i giudici alla fine del procedimento giudicarono falso quello che tutti "sapevano". Eppure sembrava Vero anche questo! Se l'inter di Moratti non vinceva nonostante l'immensa truppa di giocatori, la colpa era della Juve. La Juve comprava gli arbitri, falsificava documenti... Ah no, erano altri quelli "dei passaporti", quindi meglio non fare indagini. E infine, è unanimemente constatato che dagli albori della civiltà, fino all'annata passata, gli errori degli arbitri venivano considerati atti volontari per agevolare la Juve. Quelli attuali, invece, sono dovuti alla confusione e alla mancanza di "istruzioni"... Non essendoci più il "suggeritore" ci si rende conto che gli arbitri non hanno studiato... Non bisogna comunque essere troppo pignoli, perché secondo quanto scritto dal profeta Guido Rossi nel suo libro "Il ratto delle sabine" (un trattato di diritto travestito da racconto storiografico) «il potere a posteriori è capace di nobilitare gli atti più abominevoli. Si basa sulla menzogna per le false verità che impone e a cui finge di credere. Nella preparazione delle cerimonie si nasconde sovente l'inganno: le più feroci aggressioni avvengono nei luoghi di potere più severi e tranquilli, ove dietro a comportamenti di facciata si nascondono i grandi rituali dell'ipocrisia». Queste sue verità Rossi ha cercato di trasmetterle alla giustizia sportiva, ma il tutto dovrà essere giudicato dalla magistratura ordinaria - nella quale abbiamo piena fiducia - che potrà cambiare il verbo "sembrare" con il verbo "essere". Oppure no.
Ex commissario
L'ex commissario straordinario della Figc, Guido Rossi, eletto il 16 maggio scorso dopo lo scoppio dello scandalo Calciopoli. Il 15 settembre 2006 è stato nominato presidente di Telecom Italia.
Terzino greco
L'ex terzino sinistro dell'inter, Grigorios Georgatos. Lo scorso aprile, a proposito dei vecchi compagni nerazzurri, dichiarò: «In squadra c'era chi prendeva pillole e si faceva iniezioni...» Olycom
E' SEMPRE COLPA DELLA JUVENTUS, MA LE PROVE NON SALTANO MAI FUORI
LUCIANO MOGGI
Da Libero di giovedì 14 Dicembre 2006
In un pezzo di venerdì 8 dicembre che definirei quantomeno complicato, l'editorialista della Gazzetta, Franco Arturi, che pure di solito è assai più chiaro e concludente, si avventura in un discorso su "complotti" e "cospirazioni" la cui chiave di lettura mi sfugge, ma che in un dettaglio mi sembra chiarissimo. Quel "dettaglio" coinvolge il solito accanimento del giornale verso il sottoscritto e la riproposizione di presunte (mezze) verità atte a colpire la mia persona.
La Rosea attacca ancora... ma non colpisce nel segno
Mi pare, infatti, che tutto il discorso dei complotti veri o falsi tenda unicamente a tenere fresca la memoria sul «complotto reale», come lo definisce l'articolista, «individuato dalla giustizia sportiva nell'estate scorsa». La Rosea, insomma, si preoccupa che l'impalcatura che ha contribuito a creare, possa essere messa a dura prova da un razionale revisionismo, oltre che dal trascorrere del tempo, che a sua volta fa vedere le cose in una luce più giusta. E allora dagli a insistere su opportuni passi della sentenza (ovviamente quelli che avvallano la tesi colpevolista), e nessuna tesi contraria. Un esempio? In alcuni passi della sentenza presi in esame dall'articolista si parla di gravi episodi di «illecito sportivo» ma, per la configurazione di questa fattispecie (come dicono i giuristi), la stessa sentenza ha riconosciuto che gli atti posti in essere per compiere l'illecito devono comunque essere «idonei, adeguati, avere un'efficacia». Non ci sono prove - dice la sentenza - siamo di fronte ad atti sleali, deontologicamente condannabili come violazioni dell'art 1: niente illeciti, insomma. Anche perché, come è stato osservato da illustri giuristi, più violazioni di "articoli 1" non possono generare un "articolo 6", quello che evidenzia l'illecito sportivo. La Rosea finge di dimenticare che proprio il presidente della Corte Federale, Pietro Sandulli, in un'intervista al "Romanista" aveva affermato che il campionato 2004-05 era stato regolare e che non c'erano stati illeciti. Punzecchiato dalla Rosea lo stesso Sandulli aveva fatto dei distinguo che non avevano affatto modificato il concetto base. Sandulli infatti affermava: «Abbiamo dovuto ammettere che non era possibile parlare di "illecito conclamato", ma si trattava di una serie di violazioni, di condizionamenti». E ancora: «Non c'era la prova provata dell'illecito come viene inteso nella scrittura del codice di giustizia sportiva, ma da questo - soggiungeva forse per compiacere la Rosea - a parlare di campionato regolare ne passa. L'unico dubbio riguarda la partita Lecce-Parma». Peccato per Sandulli che nella dichiarazione precedente fatta al "Romanista", e mai smentita, diceva proprio che «il campionato era stato regolare». Alla memoria a senso unico di Arturi, mi sembra giusto ricordare anche le dichiarazioni fatte da due illustri giuristi, uno dei quali è Corrado De Biase, il giudice che si occupò della vicenda calcio scommesse nel 1980, secondo il quale «il procedimento di Calciopoli è stato un aborto giuridico». Dice De Biase all'emittente toscana "Rete 37": «Se si vuole espletare in due settimane un procedimento che richiederebbe almeno sei mesi, non può che venir fuori un aborto giuridico. Quando si cassa per motivi di tempo un grado di giudizio, quando si impedisce agli imputati di portare testimoni, dossier e filmati in loro discolpa, ma gli si concedono soltanto 15 minuti per un'arringa difensiva, non si può che parlare di aborto giuridico. Quando non si concedono agli avvocati difensori i testi integrali delle intercettazioni, adducendo che non sono pertinenti, si può solo parlare di aborto giuridico. Quando infine si disassegna un titolo a una squadra, la Juventus, per assegnarlo ad un'altra, l'internazionale, prima che sia pronunciato il verdetto del primo iter istruttorio, allora siamo ben oltre l'aborto giuridico. (...) In ogni paese che si definisca civile eventuali pene e sanzioni devono essere comminate dopo che sia stato verbalizzato un verdetto di colpevolezza, mai prima. Una penalizzazione di 8-10 punti, una multa e la squalifica di Moggi e Giraudo per 10-12 mesi, questa era la pena congrua a mio parere. Ogni parallelo con la vicenda del 1980 è improponibile: qua non ci sono tracce di illecito, né denaro o assegni. L'illecito ambientale non è reato contemplato da nessun codice, a meno che non si parli di inquinamento atmosferico». Come disse il professor Manzella: «No money, no girls». A sua volta l'ex presidente della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre, in un'intervista a "Tuttosport", ricordava che il commissario Guido Rossi era stato membro del Cda dell'inter e questo non aveva certo «contribuito a creare una situazione limpida»; per quanto riguarda il procedimento, sottolineava che erano stati usati «metodi sommari da non meritare neanche il termine "giustizia"». Sempre all'articolista della Rosea posso ricordare i contrasti che c'erano stati all'interno della stessa Corte, per le dichiarazioni di uno dei giudici, Mario Serio, che aveva "rivelato" che la sentenza aveva tenuto conto «dell'emozione del Paese, dei moti di piazza».
Sentenze dimenticate e nuovi "aborti giuridici"
Tutto ciò premesso mi chiedo come mai la Rosea, che tiene tanto a mantenere l'attenzione sul cosiddetto scandalo, non faccia altrettanto su argomenti che interessano l'inter, come lo scudetto 2005-06, mai oggetto di indagine, e assegnato a tavolino durante il commissariato di Rossi. Oppure - fatto più grave - il silenzio sulla sentenza penale relativa alla vicenda dei documenti falsi di Recoba (per non parlare del tesseramento irregolare di Veron). Attenzione: non stiamo parlando di fatti relativi a un passato lontano, ma di avvenimenti nella sostanza contemporanei a Calciopoli; in particolare il caso-Recoba è stato chiuso nel maggio scorso con un patteggiamento, cioè con un'ammissione di colpevolezza da parte dell'inter (ovvero del suo dirigente Oriali). Parlare di giudizio già emesso è anche questo un "aborto giuridico", perché se all'epoca la sentenza sportiva dava all'inter la responsabilità oggettiva (la società si era dichiarata «estranea ai fatti»), dopo il patteggiamento in sede penale e l'ammissione di colpa da parte di Oriali, il club diventa direttamente responsabile. Per capirci: siamo in presenza di fatti nuovi che dovrebbero far riaprire l'inchiesta, ma tutto tace. Ci sono intoccabili nel calcio? La domanda la trasmettiamo per competenza alla Rosea e al suo editorialista.
Le verità di Georgatos
Ammazzare la Juventus poteva sembrare una cosa giusta e tutto fu fatto per il bene dei bianconeri e seguendo le regole... Da sempre gli interisti sapevano che la Juventus rubava e lo facevano notare a tutti. Chissà, probabilmente Oriali si rivolse a un tifoso juventino per ricettare la famosa patente di Recoba... promettendogli magari un passaggio in automobile fino a Torino per farlo giocare con la Juve... Non è così, ma sembra Vero! Dicevano che la Juve drogava tutti quanti, persino Georgatos incolpò i suoi compagni. Pardon: Georgatos era un giocatore dell'inter, e quindi non venne istruita alcuna indagine... Quelle contro la Juventus, invece, erano fumanti espressioni da bar, dette da qualcuno che preferiva sparlare piuttosto che fare il proprio lavoro. Dopo 7 anni di sciacallaggio mediatico tutto i mondo era ben "istruito": la Juve dopava i suoi giocatori. Peccato che i giudici alla fine del procedimento giudicarono falso quello che tutti "sapevano". Eppure sembrava Vero anche questo! Se l'inter di Moratti non vinceva nonostante l'immensa truppa di giocatori, la colpa era della Juve. La Juve comprava gli arbitri, falsificava documenti... Ah no, erano altri quelli "dei passaporti", quindi meglio non fare indagini. E infine, è unanimemente constatato che dagli albori della civiltà, fino all'annata passata, gli errori degli arbitri venivano considerati atti volontari per agevolare la Juve. Quelli attuali, invece, sono dovuti alla confusione e alla mancanza di "istruzioni"... Non essendoci più il "suggeritore" ci si rende conto che gli arbitri non hanno studiato... Non bisogna comunque essere troppo pignoli, perché secondo quanto scritto dal profeta Guido Rossi nel suo libro "Il ratto delle sabine" (un trattato di diritto travestito da racconto storiografico) «il potere a posteriori è capace di nobilitare gli atti più abominevoli. Si basa sulla menzogna per le false verità che impone e a cui finge di credere. Nella preparazione delle cerimonie si nasconde sovente l'inganno: le più feroci aggressioni avvengono nei luoghi di potere più severi e tranquilli, ove dietro a comportamenti di facciata si nascondono i grandi rituali dell'ipocrisia». Queste sue verità Rossi ha cercato di trasmetterle alla giustizia sportiva, ma il tutto dovrà essere giudicato dalla magistratura ordinaria - nella quale abbiamo piena fiducia - che potrà cambiare il verbo "sembrare" con il verbo "essere". Oppure no.
Ex commissario
L'ex commissario straordinario della Figc, Guido Rossi, eletto il 16 maggio scorso dopo lo scoppio dello scandalo Calciopoli. Il 15 settembre 2006 è stato nominato presidente di Telecom Italia.
Terzino greco
L'ex terzino sinistro dell'inter, Grigorios Georgatos. Lo scorso aprile, a proposito dei vecchi compagni nerazzurri, dichiarò: «In squadra c'era chi prendeva pillole e si faceva iniezioni...» Olycom
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