GIANCARLO PADOVAN
da Tuttosport di venerdì 13 Ottobre
Non so cosa Donadoni abbia detto a Del Piero il giorno in cui, dopo Berlino, l’ha richiamato in Nazionale. So di certo cosa gli avrei detto io, se fossi stato al posto di Del Piero, alla prima esclusione dalla lista dei convocati: mister, grazie lo stesso, ma chiudo qui. In fondo, la Coppa del Mondo l’ha vinta e certamente un’altra non ne giocherà. All’Europeo di Belgio-Olanda, nel 2000, si è già visto sfilare da sotto il naso un titolo quasi preso, dovendo poi sopportare accuse e recriminazioni. Per l’Europeo italiano del 2012 si sarà già ritirato o, al massimo, vi parteciperà come dirigente. Cos’altro avrebbe dovuto chiedere uno come Alex alla nazionale e al suo immediato futuro?
E proprio qui sta l’eccezione di Alex: quando gioca, non specula e se si dà non si centellina. E’un campione? Sta bene? Può essere utile? Allora aspetta la chiamata e quando arriva la chiamata, pensa di giocare. Non perché si tratta di Del Piero, ma al contrario perché ritiene di essere all’altezza di tutti i suoi compagni. Ora, se Donadoni non la pensa come Del Piero, ha il diritto di non convocarlo e, come accadde con Lippi sia al Mondiale che durante le qualificazioni, di preferirgli Totti o qualcun altro.
Mandarlo in tribuna, invece, è un affronto e un abuso. Un affronto perché essere ridotto al rango di spettatore è un’esperienza vissuta come un trauma da chiunque, figurarsi da Del Piero. Un abuso perché, da quanto so e ho capito dell’interessato e delle dinamiche di un gruppo, a pagare le conseguenze estreme sono sempre i più disponibili, i più educati e i più intelligenti. Del Piero – ne convengono sia compagni che avversari – è disponibile, educato, intelligente. Infatti, di lui, hanno approfittato Capello, Lippi (che gli ha preferito Totti nonostante le sue condizioni fisiche consigliassero altro), adesso perfino Donadoni. La contraddizione stride proprio con l’ultimo ct Da giocatore, infatti, Donadoni era proprio come Del Piero: mite e ubbidiente, sensibile e rispettoso, spesso silenzioso, a volte al limite dell’introversione.
In tutta sincerità, pur imputando a Donadoni qualche inadeguatezza tattica, non sono convinto che abbia voluto fare uno sgarbo a Del Piero relegandolo in tribuna. Tuttavia sono convinto che perfino nelle più rozze diplomazie da spogliatoio si sarebbe trovata una soluzione più idonea per tutelare, al tempo stesso, la libertà di scelta del tecnico e l’immagine del giocatore. Anzi, a questo proposito mi chiedo, come mai tra i tanti assistenti del ct, gli accompagnatori, i team manager, i segretari e i vice commissari della Federcalcio, a nessuno sia passato per la mente di gestire la faccenda con il tatto dovuto. Ma di che cosa mi sorprendo se Gigi Riva, ormai calatosi nel ruolo di precettore punitivo, ha bacchettato Camoranesi solo perché ha ipotizzato che Del Piero avesse un dolore al tendine? Mi sbaglierò, ma questa Nazionale un Del Piero non lo merita. Peggio: merita di rimpiangerlo presto.
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