Friday, October 13, 2006

L'ETICA FATTA IN CASA

EDITORIALE
GIANCARLO PADOVAN
da Tuttosport di giovedì 12 Ottobre

Christian Vieri, detto Bobo, totem idolatrato da ogni interista quantomeno per alimentarne il mito del buon selvaggio, ha deciso di rispondere a Massimo Moratti, il samaritano di tutti i miliardari bidonati, con un’azione legale della quale non lo ritenevamo capace: la revoca dello scudetto più abusivo che la storia del calcio ricordi.

Sinceramente - e Vieri ci perdonerà - pensavamo che, dopo averne incassati tanti, l’ex centravanti si concentrasse sui soldi, cioé puntasse al risarcimento-danni in sede civile per essere stato pedinato, o qualcosa di più, dalla sua ex società. Invece vuole soddisfazione in ambito sportivo: l’inter, sosterrà in un’istanza l’avvocato Danilo Buongiorno, non è degna di vedersi assegnato uno scudetto perché ha tenuto, per stessa ammissione del patron-presidente, un comportamento eticamente censurabile. I morattiani, che nelle redazioni dei quotidiani e delle tv abbondano, anche se qualche puntuto distinguo comincia a levarsi, si affrettano a smentire questa sinistra eventualità. Ma, evidentemente, non conoscono, o non sono interessati a conoscere, le cinque pagine del parere consultivo elaborato il 24 luglio scorso dai tre saggi - Gerhard Aigner, Massimo Coccia, Roberto Pardolesi - nominati dall’allora commissario straordinario Guido Rossi. Le conclusioni, che in quel caso portarono il titolo all’inter, non lasciano dubbi sull’epilogo di una vicenda di spionaggio autodenunciato - e stavolta non smentito - da parte del patron della stessa società interista. Il punto non è, come nei casi previsti dal processo sportivo, arrivare a sentenza o a sanzione. Qui, come si evince solo leggendo il capitolo 20 del parere consultivo, lo scudetto può essere revocato in base a «comportamenti poco limpidi», «alla luce di criteri di ragionevolezza e etica sportiva». E il potere di intervento è discrezionale, senza la necessità di «prove certe».

Qualcuno si domanda se l’iscrizione di Vieri al crescente movimento anti-interista, sia frutto della stizza per le incaute dichiarazioni di Moratti («Vieri non si senta troppo vittima») o di qualche rancore precedente. Per quel che posso capire, e dovrebbe capire anche Moratti, siamo in presenza della rivendicazione di una garanzia primaria di un cittadino. Si chiami Vieri - e sia calciatore/dipendente - si chiami con un altro nome. Casomai andrebbe affrontata una questione di metodo. Una società di calcio, come una qualsiasi altra azienda, non può agire al di fuori della legalità. Ma il concetto di legalità, esattamente come il concetto di etica, è apparentabile al coraggio: uno, se non lo possiede, non se lo può dare. L’inter, per esempio, non riesce a darselo più: dal passaporto truccato di Recoba (sentenza patteggiata il 27 aprile scorso nell’imbarazzante silenzio dei quotidiani amici) allo scoperchiamento di spiate e spioni, è stato tutto un franare goffo e velleitario. Una fine c’è, ma non è prossima.

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