Tuesday, June 05, 2007

ARGENTINA 0-1 ITALIA (MONDIALI 1978)

Agli ordini dell'arbitro israeliano Kle­in, il migliore del mondiale, Ita­lia ed Argentina scendevano in campo in un incontro denso di significati. L'Italia era indicata come la migliore formazione del mondiale, all'Argentina venivano riconosciuti come decisivi i van­taggi del fattore ambientale. La sfida venne affrontata seriamen­te dai due tecnici che allinearo­no le formazioni migliori. Italia: Zoff, Gentile, Bellugi (dal 6' Cuc­cureddu), Scirea, Cabrini; Benet­ti, Tardelli, Antognoni; Causio, Rossi, Bettega. E Argentina: Fillol; Olguin, Luis Galvan, Passarella, Tarantini; Ardiles, Gallego, Valencia; Bertoni, Kempes, Ortiz. Davanti a 76.000 spet­tatori, ammutoliti dalla superio­rità tecnica degli azzurri, dalla personalità di una squadra che comandava il gioco a suo pia­cimento, che si accendeva im­provvisamente del genio di Ros­si, dell'abilità di Bettega, del mo­vimento instancabile e possente di Romeo Benetti, della fresca vivacità di Cabrini, dell'efficacia di un Gentile superbo che can­cellava dal campo Kempes, la tifoseria argentina attendeva il momento della verità che Fillol aveva evitato nel primo tempo con una prodezza eccezionale su tiro ravvicinato di Bettega, ma che non poteva essere ulterior­mente procrastinato. Al 67' Ca­brini allunga ad Antognoni che cerca Bettega sulla tre quarti ar­gentina. «Cabeza bianca» si por­ta in avanti e detta a Rossi un triangolo che «Pablito» è pron­to a disegnare con il tacco, la palla è in area sui piedi di Bet­tega, tiro preciso di destro nel!' angolo basso alla destro di Fil­lol colto in uscita. E' il gol-par­tita ed è anche il più bel gol del mondiale, l'Italia resterà al River Plate e la vittoria resterà se­gnata per sempre nel libro d'oro azzurro come una delle più belle di tutta la sua storia.
Poche squa­dre europee, forse nessuna ha mai vinto a Buenos Aires, le po­lemiche della vigilia sul gioco a perdere per risparmiare fiato fanno parte di un bagaglio di furbizie che sarebbe meglio di­menticare. Finito il girone di qualificazione s'impone una tre­gua per cercare di capire cosa è successo in una squadra che sembrava composta da un bran­co di derelitti ed invece nel fuo­co della battaglia si è trasfor­mata in una formazione data a 2-1 per la vittoria finale.
In­nanzi tutto l'innesto di un fuoriclasse come «Pablito» Rossi: so­lamente i grandi del calcio han­no la proprietà di trasformare un buon complesso in una gran­de orchestra e Rossi con la linearità ed il genio delle cose facili c'è riuscito immediatamente più dando che ricevendo, perché cer­ti schemi vanno studiati e con Bettega e Causio non c'è stato il tempo per farlo. Poi Cabrini, una grande realtà, un giocatore da cui si temevano ripercussioni emozionali ed in­vece ha giostrato con le capacità di un veterano di mille battaglie. Poi Gentile, il grande Bettega che a metà torneo era certamente il miglior giocatore del mondiale, il formidabile Scirea finalmente autoritario, Zaccarelli sempre po­sitivo negli innesti che Bearzot operava per dare respiro, ed il grandissimo Causio che fu defi­nito il più sudamericano degli europei. Ma una parte dei meri­ti, oltre che a Bearzot ed ai gio­catori, vanno riconosciuti anche a Radice e Trapattoni che hanno portato a fine stagione giocatori ancora in grado di esprimersi su livelli fisici ottimali ed hanno fornito a Bearzot elementi in gra­do di giostrare sui canoni del calcio moderno che non richiede specializzazioni ma giocatori in grado di operare in qualsiasi zo­na del campo.

1 comment:

Anonymous said...

ma che partita hai guardato??
La sto guardando tutta, sono stati 60 minuti di controllo palla argentino, lo dice perfino il telecronista dopo il replay del gol.
Maperpiacere! Informati almeno,non dico guardala tutta..
E tra parentesi verso il 55' c'è un fallo italiano in cui è spuntato un giallo,ma era rosso diretto: gamba tesa verso il collo nel cerchio di centrocampo.