VITTORIO OREGGIA
Da Tuttosport di giovedì 31 Maggio 2007
Gianluigi Buffon, sia sincero, per caso ha già scelto se restare alla Juventus o andarsene?
Da Tuttosport di giovedì 31 Maggio 2007
Gianluigi Buffon, sia sincero, per caso ha già scelto se restare alla Juventus o andarsene?
«Quasi, quasi... Con la società siamo rimasti d’accordo che renderemo pubblica la mia decisione dopo la fine del campionato di serie B, cioè intorno al 15 o 16 giugno».Però ogni giorno che passa lei sembra sempre più intenzionato a rimanere: una sensazione giusta?
«In effetti, le probabilità sono maggiori. Diciamo che rispetto a venti giorni fa si sono capovolte. Prima dell’incontro con i dirigenti erano 49 a 51. E il 51 rappresentava l’addio. Adesso posso sostenere tranquillamente che siamo 75 a 25».Tanta roba. Cosa è successo di così determinante da indurla a cambiare idea?
« Il merito è della nuova dirigenza, che in maniera intelligente ha saputo stimolarmi con progetti interessanti. Mi spiego meglio: sono stati bravi a fare sentire la mia presenza come un fatto fondamentale. In poche parole, mi hanno raccontato che se non fossi rimasto avrei creato un problema enorme alla Juventus. E, lo confesso, è stato un discorso gratificante ».Promesse?
« No, quelle no. Certo, mi avessero profilato un campionato di stenti, con il traguardo della salvezza da conquistare, avrei ringraziato e tolto il disturbo. Al contrario, ci sono idee chiare. Ci sono ambizioni. Per esempio, entrare subito nelle quattro della Champions League».Vincere lo scudetto rimane un’utopia...
«Le favole esistono ancora, però occorre essere realisti».Un atto d’amore, l’ennesimo, dopo l’anno in serie B...
«Io ho sempre ammesso di essere innamorato della Juventus. Questa società mi ha dato tanto, ma persino di più mi hanno dato i tifosi. La gente bianconera mi ha dimostrato attaccamento, rispetto, amore. Per i miei valori si tratta di aspetti umani che contano parecchio. Cercate di capirmi: ogni cosa che ho detto e che dico è frutto di un sentimento».Viene da strabuzzare gli occhi a sentirla. Lei è come un panda, animale in via di estinzione. Diventerà il Paolo Maldini della Juventus...
«No, quello è Del Piero. Ma io potrò avere un ruolo di prestigio nella storia del club».Fosse andato via avrebbe scelto una delle milanesi?
«Sono onesto. L’unica cosa che mi ha infastidito in tutta questa vicenda è stato ascoltare chi sosteneva la tesi del “resta perché nessuno lo vuole”. Una bugia colossale. Avessi voluto andarmene avrei trovato una squadra, subito. Per una forma di gentilezza verso i colleghi coinvolti preferisco non fare nomi, però...».Quattordici milioni di tifosi pendono dalle sue labbra...
«E’ un’immagine che non mi piace e che non condivido. Sarebbe come sminuire cento e passa anni di storia. Piuttosto, mi accorgo che la mia scelta è importante e per questa ragione non voglio mancare di rispetto ai miei dirigenti, ai miei compagni, ai miei sostenitori. Anzi, se adesso sono più vicino alla Juventus di tre o quattro giorni fa è per una questione proprio di rispetto».Ora può sbottonarsi. Quale tipo di remore si portava dentro?
« La paura, avendo lottato sempre per i massimi obiettivi possibili, di non sopportare una stagione da non protagonista. Poche volte in carriera mi è capitato di perdere due partite di fila, o di subire tre gol a incontro. A me interessava capire se avevo ancora voglia di tornare a fare grande questo club. E il primo incontro è stato davvero positivo».Cosa è scattato?
« Qualcosa dentro di me è scattato, sì. Una spinta me l’ha regala la finale di Champions League. Non ho provato invidia ma solo stima profonda nel vedere gente come Maldini, Nesta, Pirlo, Gattuso, Inzaghi, Gilardino, Ambrosini che si abbracciava ed esultava. Questa immagine mi ha fatto capire quanto sia fondamentale il gruppo: magari non sei favorito in una competizione, però certi valori possono portarti a trionfare. Ecco, quello del Milan è stato un trionfo morale. Io vorrei riuscire a ottenere la stessa cosa, lo stesso risultato ».Con la Juventus, ovvio...
«Mi sono reso conto che se vinci ma non ti senti parte integrante di un gruppo non riempirai il tuo cuore di gioia. La squadra nella quale mi riconosco di più è la Juventus. Il mio sogno è riuscire a vincere con questi ragazzi. Con Del Piero, Nedved, Camoranesi. Tra qualche anno».Quanto siete distanti da Inter, Milan e Roma?
«Siamo competitivi e possiamo ricoprire un ruolo di rilievo all’interno del prossimo campionato. Ne ho parlato con Del Piero e Camoranesi, ci siamo trovati in sintonia: se rimaniamo tutti e diamo il cento per cento di noi stessi, il prossimo anno diventeremo protagonisti. Naturale, c’è bisogno di costanza».La prima pietra è l’allenatore che adesso non esiste...
«Una situazione strana, è vero, ma che non mi provoca disagio. Però è scontato che mai come questa volta diventa fondamentale la scelta del nuovo tecnico».Un salto indietro, all’addio traumatico di Deschamps...
«Mi hanno colpito i tempi del divorzio, perché pensavo che rimanesse fino all’ultima giornata, invece se n’è andato a due dalla fine. E’ stata una sorpresa che non mi ha lasciato indifferente. Le frizioni erano sotto gli occhi di tutti, però capita. Alla Juventus e alle altre. Prendete Ancelotti, poverino: per otto mesi è stato sulla graticola e non so neppure perché, poi ha vinto la Champions League.... Deschamps, ad ogni modo, avrà sempre il mio rispetto: si è messo in gioco, per amore della Juventus e per interesse».E siamo al tormentone Marcello Lippi. Lei un giorno di qualche mese fa se ne uscì con questa frase: se Lippi mi chiama io lo seguo ovunque. Allora?
«Allora non sono il suo sponsor e non desidero esserlo. Lo sponsorizzano i risultati di una carriera straordinaria. Comunque è indiscutibile che se arrivasse un uomo con la sua storia sarebbe una sicurezza per noi e per i tifosi. Significherebbe, presumo, anche affiancargli giocatori all’altezza ».L’ha sentito al telefono?
«Ci siamo sentiti e visti. Mi pare sia deciso a mantenersi sulle sue posizioni fino a quando non si sarà risolta la faccenda del figlio. E’ una scelta da comprendere, la speranza è che la giustizia vada avanti e non ci siano continui rinvii altrimenti non torna più in panchina. Ma siccome siamo di fronte a una scelta che entra nella sfera familiare, quindi personale, non ritengo sia lecito forzarla».E il traghettatore?
«Una patata bollente per il club. Non mi sono mai trovato in una situazione simile, dunque non posso esprimere un giudizio. Per fortuna sono ancora un calciatore e non un dirigente ».Se Lippi non cedesse, chi vedrebbe bene sulla panchina della Juventus?
«Qualcuno di carismatico. Qualcuno che appartenga alla storia bianconera, che abbia vissuto emozioni violente con la maglia della Juventus sulla pelle».Buffon, sa che sta per fare felice milioni di persone?
«Io so che amo la Juve. E che la amerei anche se me ne andassi».
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