Il derby inter-Milan non si potrebbe disputare in serie C. Il club nerazzurro non soddisfa i parametri patrimoniali per l'iscrizione a quella che oggi viene moderatamente denominata "Lega Pro". Mentre i milanisti vi rientrerebbero per il rotto della cuffia. Ma né alla prima né alla seconda divisione potrebbero partecipare, come anche altri club di serie A e molti di B. A meno che le proprietà non mettano mano al portafogli. Una prassi che però non è più così scontata neanche dalle parti di Milano come hnno palesato le recenti cessioni di pezzi pregiati dell'argenteria di famiglia (da Kakà a Ibrahimovic).
Tra i paradossi (ma fino a un certo punto) del calcio italiano c'è anche questo: in pratica, i criteri per essere ammessi ai tornei più prestigiosi (Ae B) sono meno rigidi di quelli richiesti per le categorie minori. Così si spiega il fatto che società appena retrocesse dalla B alla Lega Pro (vedi Avellino , Pisa e Treviso) si scoprano - anche a causa di gestioni non proprio lungimiranti - non in grado di onorare i requisiti economici del troneo di rango inferiore e ne siano escluse.
Dalle norme di ammissione alla stagione 2009/2010 emanate lo scorso anno dalla Figc emerge un doppio filtro: tutte le società devono dimostrare che il capitale sociale non sia stato eroso per oltre un terzo dalle perdite e non sia sceso quindi sotto il minimo legale, nonché di essere in regola con i pagamenti di ingaggi e stipendi, delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e delle imposte (Ires, Irap e Iva) degli anni 2003, 2004, 2005, 2006, 2007; solo le società appartenenti alla Lega Pro invece sono tenute a depositare una fidejussione bancaria di 100mila euro e, soprattutto, a provare l'avvenuto rispetto del parametro "Pa", vale a dire di vantare un rapporto tra patrimonio netto e attivo superiore a 0,08. L'applicazione di questo parametro da parte della Covisoc (Commissione di vigilanza sulle società di calcio) ha appunto determinato l'espulsione di qualche settimana f, dalla Lega Pro, di otto formazioni: Avellino, Pisa, Treviso, Venezia, Biellese, Ivrea, Pistoiese e Sambenedettese. Giovedì prossimo saranno decretati i ripescaggi per ripristinare la griglia di partenza di 90 team.
Ma il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, ha denunciato l'incongruenza dei requistiti contabili, invocando maggiore uniformità. "Servono regole uguali per tutti. Se applicassimo il nostro rigore in serie B ne verrebbero messe fuori parecchie di squadre", ha tuonato al termine dell'ultimo Consiglio federale. Ottenendo, per ora, solo generiche rassicurazioni dal presidentedella Federcalcio Giancarlo abete ("come in tutte le aziende, non bisogna guardare solo ai debiti ma anche ai crediti", ha detto). Le società di A e B che hanno certo altri ftturati e altri giri d'affari - ma anche ben altre uscite e debiti (Dagli ultimi bilanci depositati delle 20 società di serie A emerge un indebitamento complessivo di quasi 2 miliardi di euro) - rispetto alla ex serie C, devono semplicemente depositare all'organo di vigilanza un budget preventivo che che asseveri la sostenibilità della gestione. Se però i conti dei club che militano nelle serie meggiori fossero esaminate con la stessa lente riservata a quelli della Lega Pro, sarebbero molti a ritrovarsi off-side.
Stando agli ultimi bilanci approvati dalle società della massima divisione, per esempio, non sono in linea con il parametro "Pa", oltre all'inter campione d'Italia, la matricola Bari, il Siena e il Genoa. Il Milan è appena sopra la line di galleggiamento, così come il Chievo e la Sampdoria. La torta dei diritti televisivi collettivi che dal 2010 dovrebbe assicurare entrate per almeno 900 milioni di euroall'anno dovrebbe tuttavia tranquillizzare i tifosi , a patto che i manager sappiano resistere alle pressioni delle piazze più esigenti e perseverare nella linea dell'"autarchia".
Molto peggio vanno le cose in B, dove su 22 società sono 8 quelle con un parametro "Pa" deficitario e cinque quelle "salve" per un soffio. E se davvero oggi sarà sancita la nascita di una Superlega di A, il rischio di una deriva (finanziaria e non solo) per la cadetteria si fa sempre più alto.
Tra i paradossi (ma fino a un certo punto) del calcio italiano c'è anche questo: in pratica, i criteri per essere ammessi ai tornei più prestigiosi (Ae B) sono meno rigidi di quelli richiesti per le categorie minori. Così si spiega il fatto che società appena retrocesse dalla B alla Lega Pro (vedi Avellino , Pisa e Treviso) si scoprano - anche a causa di gestioni non proprio lungimiranti - non in grado di onorare i requisiti economici del troneo di rango inferiore e ne siano escluse.
Dalle norme di ammissione alla stagione 2009/2010 emanate lo scorso anno dalla Figc emerge un doppio filtro: tutte le società devono dimostrare che il capitale sociale non sia stato eroso per oltre un terzo dalle perdite e non sia sceso quindi sotto il minimo legale, nonché di essere in regola con i pagamenti di ingaggi e stipendi, delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e delle imposte (Ires, Irap e Iva) degli anni 2003, 2004, 2005, 2006, 2007; solo le società appartenenti alla Lega Pro invece sono tenute a depositare una fidejussione bancaria di 100mila euro e, soprattutto, a provare l'avvenuto rispetto del parametro "Pa", vale a dire di vantare un rapporto tra patrimonio netto e attivo superiore a 0,08. L'applicazione di questo parametro da parte della Covisoc (Commissione di vigilanza sulle società di calcio) ha appunto determinato l'espulsione di qualche settimana f, dalla Lega Pro, di otto formazioni: Avellino, Pisa, Treviso, Venezia, Biellese, Ivrea, Pistoiese e Sambenedettese. Giovedì prossimo saranno decretati i ripescaggi per ripristinare la griglia di partenza di 90 team.
Ma il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, ha denunciato l'incongruenza dei requistiti contabili, invocando maggiore uniformità. "Servono regole uguali per tutti. Se applicassimo il nostro rigore in serie B ne verrebbero messe fuori parecchie di squadre", ha tuonato al termine dell'ultimo Consiglio federale. Ottenendo, per ora, solo generiche rassicurazioni dal presidentedella Federcalcio Giancarlo abete ("come in tutte le aziende, non bisogna guardare solo ai debiti ma anche ai crediti", ha detto). Le società di A e B che hanno certo altri ftturati e altri giri d'affari - ma anche ben altre uscite e debiti (Dagli ultimi bilanci depositati delle 20 società di serie A emerge un indebitamento complessivo di quasi 2 miliardi di euro) - rispetto alla ex serie C, devono semplicemente depositare all'organo di vigilanza un budget preventivo che che asseveri la sostenibilità della gestione. Se però i conti dei club che militano nelle serie meggiori fossero esaminate con la stessa lente riservata a quelli della Lega Pro, sarebbero molti a ritrovarsi off-side.
Stando agli ultimi bilanci approvati dalle società della massima divisione, per esempio, non sono in linea con il parametro "Pa", oltre all'inter campione d'Italia, la matricola Bari, il Siena e il Genoa. Il Milan è appena sopra la line di galleggiamento, così come il Chievo e la Sampdoria. La torta dei diritti televisivi collettivi che dal 2010 dovrebbe assicurare entrate per almeno 900 milioni di euroall'anno dovrebbe tuttavia tranquillizzare i tifosi , a patto che i manager sappiano resistere alle pressioni delle piazze più esigenti e perseverare nella linea dell'"autarchia".
Molto peggio vanno le cose in B, dove su 22 società sono 8 quelle con un parametro "Pa" deficitario e cinque quelle "salve" per un soffio. E se davvero oggi sarà sancita la nascita di una Superlega di A, il rischio di una deriva (finanziaria e non solo) per la cadetteria si fa sempre più alto.
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