Da Libero-News.it
di martedì 23 Dicembre 2008
Luciano Moggi
Qualche anno fa la Juventus fu favorita da un errore e vinse a Verona contro il Chievo: errore molto meno evidente di quello capitato all’inter nella trasferta di Siena. “Qualche” giornale titolò allora: «Scandalo a Verona». Per l’inter di Siena il titolo della rosea è stato «Un Maicon di troppo», per dire come, certe volte, l’informazione segue l’onda del... tifo.
Fino ad oggi, nessuno aveva visto né sentito Moratti, nessuno l’ha sentito pontificare, come sempre gli è piaciuto fare. Scomparso dalle tv. Dopo gli aiutini che l’anno scorso permisero all’inter di superare la Roma all’ultima giornata con i gol di Santo Ibrahimovic, adesso il pacco dono di Siena, il regalone di Natale, i tre punti rubacchiati sul gol di Maicon, con un fuorigioco più grande di una casa, l’avevano fatto sparire. Vana l’attesa che il grande lamentatore (fino ad un paio d’anni fa) si facesse vivo in qualche maniera per far conoscere il suo parere a proposito, vana la presunzione che il potente patron si abbassasse a chiedere scusa al Siena per una vittoria immeritata. Che bello sarebbe stato sentirlo dire «non è giusta questa nostra vittoria, vogliamo rifare la partita». Invece niente: che delusione.
Aiutini e silenzi
C’è voluta l’assemblea di ieri per rivederlo, bello pimpante, a recitare la solita strofetta della “buona fede” arbitrale di oggi al posto della “malafede del passato”. Ma chi ci crede più? Coloro che hanno sbagliato a Siena a favore dell’inter sono gli stessi che sbagliavano in passato (Griselli e Calcagno), e se in passato sbagliavano a favore della Juve erano in malafede, mentre ora che sbagliano a favore dell’inter lo fanno in buona fede?
Stia comunque tranquillo il presidente dell’inter. Non voglio dire che la “beneamata” è stata aiutata scientificamente. Queste sono invenzioni che appartengono ad altri, lui compreso e per primo. Errori e aiutini vari ci sono sempre stati, e l’unica cosa che varia è l’interpretazione che ad essi viene data. Ora è di gran moda parlare di buona fede. Sono tutti pronti a dire che la sudditanza psicologica non esiste, salvo poi notare (lo ha fatto anche Sacchi) che il potente viene guardato in altra maniera e che a farne le spese sono sempre le piccole. Debbo dire grazie a Maurizio Mosca che in un dibattito sulla giornata negativa per gli arbitri (o degli assistenti, ma poco cambia) ha avuto il coraggio di chiedere provocatoriamente alla platea di Controcampo che cosa si sarebbe detto se questi errori avessero interessato ancora la Juve di Moggi.
La verità sia pure a fatica viene fuori, lo stesso Mosca ha aggiunto con tono alto e severo “Su quella Juve sono stati vomitati per anni sospetti di imbroglio”, s’intende ingiustamente. In passato non ci sono mai stati né complotti, né macchinazioni, perché diversamente se ci fossero stati prima, ci sarebbero anche oggi. E così non è. E stando in tema debbo dire anche del sempre attento e pugnace Mughini che ha detto di voler leggere le intercettazioni, “non quelle delle chiacchiere da bar, ma di una almeno dove si dimostri che qualcuno sia stato corrotto”. Questa domanda la pongo io a Moratti e nello stesso tempo gli faccio presente che l’unica società che in quei tempi aveva contatti diretti con un arbitro in attività era l’inter. Mi auguro che questi squarci di verità illuminino anche chi, per partito preso, dal suo orecchio proprio non vuol sentire.
di martedì 23 Dicembre 2008
Luciano Moggi
Qualche anno fa la Juventus fu favorita da un errore e vinse a Verona contro il Chievo: errore molto meno evidente di quello capitato all’inter nella trasferta di Siena. “Qualche” giornale titolò allora: «Scandalo a Verona». Per l’inter di Siena il titolo della rosea è stato «Un Maicon di troppo», per dire come, certe volte, l’informazione segue l’onda del... tifo.
Fino ad oggi, nessuno aveva visto né sentito Moratti, nessuno l’ha sentito pontificare, come sempre gli è piaciuto fare. Scomparso dalle tv. Dopo gli aiutini che l’anno scorso permisero all’inter di superare la Roma all’ultima giornata con i gol di Santo Ibrahimovic, adesso il pacco dono di Siena, il regalone di Natale, i tre punti rubacchiati sul gol di Maicon, con un fuorigioco più grande di una casa, l’avevano fatto sparire. Vana l’attesa che il grande lamentatore (fino ad un paio d’anni fa) si facesse vivo in qualche maniera per far conoscere il suo parere a proposito, vana la presunzione che il potente patron si abbassasse a chiedere scusa al Siena per una vittoria immeritata. Che bello sarebbe stato sentirlo dire «non è giusta questa nostra vittoria, vogliamo rifare la partita». Invece niente: che delusione.
Aiutini e silenzi
C’è voluta l’assemblea di ieri per rivederlo, bello pimpante, a recitare la solita strofetta della “buona fede” arbitrale di oggi al posto della “malafede del passato”. Ma chi ci crede più? Coloro che hanno sbagliato a Siena a favore dell’inter sono gli stessi che sbagliavano in passato (Griselli e Calcagno), e se in passato sbagliavano a favore della Juve erano in malafede, mentre ora che sbagliano a favore dell’inter lo fanno in buona fede?
Stia comunque tranquillo il presidente dell’inter. Non voglio dire che la “beneamata” è stata aiutata scientificamente. Queste sono invenzioni che appartengono ad altri, lui compreso e per primo. Errori e aiutini vari ci sono sempre stati, e l’unica cosa che varia è l’interpretazione che ad essi viene data. Ora è di gran moda parlare di buona fede. Sono tutti pronti a dire che la sudditanza psicologica non esiste, salvo poi notare (lo ha fatto anche Sacchi) che il potente viene guardato in altra maniera e che a farne le spese sono sempre le piccole. Debbo dire grazie a Maurizio Mosca che in un dibattito sulla giornata negativa per gli arbitri (o degli assistenti, ma poco cambia) ha avuto il coraggio di chiedere provocatoriamente alla platea di Controcampo che cosa si sarebbe detto se questi errori avessero interessato ancora la Juve di Moggi.
La verità sia pure a fatica viene fuori, lo stesso Mosca ha aggiunto con tono alto e severo “Su quella Juve sono stati vomitati per anni sospetti di imbroglio”, s’intende ingiustamente. In passato non ci sono mai stati né complotti, né macchinazioni, perché diversamente se ci fossero stati prima, ci sarebbero anche oggi. E così non è. E stando in tema debbo dire anche del sempre attento e pugnace Mughini che ha detto di voler leggere le intercettazioni, “non quelle delle chiacchiere da bar, ma di una almeno dove si dimostri che qualcuno sia stato corrotto”. Questa domanda la pongo io a Moratti e nello stesso tempo gli faccio presente che l’unica società che in quei tempi aveva contatti diretti con un arbitro in attività era l’inter. Mi auguro che questi squarci di verità illuminino anche chi, per partito preso, dal suo orecchio proprio non vuol sentire.
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