L'INTERVISTA
DI GIANFRANCO TEOTINO
Da Tuttosport di martedì 7 Agosto 2007
Moratti, ci siamo. Domani c’è il primo incrocio pericoloso. inter-Juventus a Napoli, trofeo Moretti, una birra per aperitivo.
«Calcio d’agosto, non conta: ci fu anche l’anno scorso, in un’estate ben più problematica di questa. Nessuno se lo ricorda più. Né quel triangolare, né quello di Milano con tanto di Milan. L’appuntamento vero è quello di campionato».
Eppure in giro si sente già un po’ di preoccupazione. C’è chi pensa che nella rivalità fra le due tifoserie oggi ci sia qualcosa di patologico.
«Patologico? Beh, è da sempre una rivalità patologica, sportivamente parlando. Patologia sana, se si può dire. Da non confondere con la fortissima contrapposizione dovuta ai fatti che sono successi e che ha messo in ulteriore conflitto le due tifoserie. Ma una rivalità sportiva particolare c’è sempre stata e sempre ci sarà. Non si può far finta di niente ed è giusto così».
Però faceva una certa impressione sentire i cori del popolo bianconero a Pinzolo. Erano molti di più quelli contro l’inter che quelli per incitare i propri beniamini. E contro il Milan niente.
«Ma il Milan non è mai stato antipatico al mondo Juve. Sì, certo, in campo c’è antagonismo, le squadre cercano di superarsi, è ovvio, ma fuori... Le due società vanno a braccetto da sempre. Fra inter e Juventus invece questo odio, no, non parliamo di odio, diciamo questa fondamentale contrapposizione ideologica è nella storia. Anche se con maggiore o minore intensità a seconda delle epoche. E mai si potrà cancellare. Basta che non sfoci in violenze, reali o anche solo verbali».
E allora mi dia una sua definizione di questa sfida... epocale. inter-Juventus che cos’è?
« inter-Juventus è il calcio italiano. E’ tutto: i ricordi, le emozioni, le ansie, le gioie, i dolori, le rabbie, le commozioni. inter- Juventus è fascino e spettacolo. E’ il derby d’Italia. E’ l’incrocio che risveglia la passione per il calcio ».
Con questo caleidoscopio di sentimenti, è evidente che ha ragione Cobolli Gigli: meglio che i presidenti la vedano a distanza di sicurezza...
« Ah già, mi ero dimenticato di quella provocazione, nel calcio si gira pagina così in fretta... Alla larga da Moratti, disse. Una battuta che qualcuno qui all'inter non ha gradito, ma io l'ho capita. A volte si è obbligati a fare battute. Cobolli voleva farsi riconoscere, mostrare ai tifosi la sua juventinità, risvegliare l'orgoglio della gente bianconera. Anche se, forse, con questo clima non ce n'era molto bisogno ».
Poi però Cobolli si è seduto accanto al suo amministratore delegato Paolillo durante il sorteggio del campionato. Un gesto distensivo. E comunque anche lei ha detto che non gli si metterà mai accanto durante una partita.
« Certo. Guardi che quello che fanno in Spagna a me non piace proprio. Come si fa a restare impalati, gelidi quando i tuoi stanno giocando una partita, qualsiasi partita? Io voglio, devo poter soffrire, esultare, sognare, esaltarmi, sbracciarmi. Secondo me, neppure i presidenti spagnoli amano questa abitudine, vedrà che presto l’abbandoneranno pure loro ».
Cobolli fece un’altra battuta: separati allo stadio, cordiali fuori; in fondo Moratti come me è un padre di famiglia, anche se di una famiglia un po’ troppo interista.
«Ecco, questa battuta mi è piaciuta di più. Simpatica. Stimo Cobolli, sta vivendo la sua avventura bianconera con grande passione. Purtroppo, anche lui ha una famiglia troppo juventina per i miei gusti ».
A proposito di stadio e di partite: da quanto tempo non va a vedere una Juventus- inter a Torino?
« Da una vita ».
Colpa della Triade?
«C’era troppa tensione. Andarci era considerato quasi una provocazione. Non volevo partecipare a questo gioco al massacro. Diciamo che ho evitato di eccitare ulteriormente gli animi. La vedevo su Sky ».
Quest’anno potrebbe essere la volta buona per il grande ritorno.
« Vedremo. Sa, io seguo poco la squadra fuori casa. E per abitudine decido sempre la mattina stessa. Certo, ora il clima a livello di dirigenti si è stemperato. Dipende un po’ da come ci si arriva. Ma non c’è più nessuna preclusione ».
Quindi anche lei ritiene che la Juve sia cambiata in modo sostanziale.
« Eh, sì. Mi sembra proprio che ci sia stato un mutamento netto. Non solo di persone. C’è maggiore simpatia, maggiore pacatezza di comportamenti. Il cambio di sostanza è evidente a tutti. Ma io vedo dei progressi anche nella comunicazione, a parte qualche sbavatura. C’è meno arroganza, più ricerca di consenso ».
I dirigenti sono diversi, ma i tifosi bianconeri sono gli stessi di prima. E restano convinti, come del resto anche Tuttosport, che la Juventus abbia pagato troppo e l’inter troppo poco rispetto a tutto quanto accaduto negli ultimi anni. Lei che ne pensa?
« Io penso esattamente l’opposto di quando dicono i tifosi bianconeri e Tuttosport.
In quanto alla Juve, hanno deciso i giudici, ma se non ricordo male le richieste iniziali erano state ben più pesanti. Tanto che il loro avvocato ha dovuto lui chiedere alla corte la retrocessione in B con penalizzazione. Capisco che questa cosa i tifosi juventini non l’accettino, ma poteva andare peggio ».
Poteva o doveva, secondo lei?
« Guardi, lasciamo perdere. Diciamo che è stato un bene per il campionato che quest’anno ritrova una grande protagonista ».
E l’inter?
« L’inter cosa? ».
Troppo poco punita?
« L’inter con Calciopoli non c’entra e non c’è mai entrata. Per quanto riguarda altre vicende, è stata giudicata e ha pagato, sempre che fosse colpevole ».
Pagato poco, secondo il giudizio di molti osservatori. Prendiamo il caso Recoba. C’è stato un patteggiamento e...
« . .. e Recoba è stato squalificato. Recoba che in quel periodo per noi era un giocatore importante. Il patteggiamento rientra nelle possibilità giuridiche. Oriali ha patteggiato. E tre gradi di giustizia sportiva e un grado di giustizia ordinaria hanno stabilito che la società inter non era responsabile di niente. E poi guardi: negli anni scorsi, le società che hanno pasticciato con i passaporti saranno state ventisette. E invece ci si ricorda solo dell’inter. Anche questo fa un po’ ridere ».
Parliamo di plusvalenze e bilanci falsi, allora. O dei giocatori spiati.
« No, di queste cose non parliamo proprio. Sono questioni ancora all’attenzione della magistratura e sarebbe poco elegante da parte mia entrare nel merito. Ma sono assolutamente tranquillo ».
Torniamo a Calciopoli. I tifosi della Juve, e Tuttosport, e molti osservatori sono convinti che la Juve abbia pagato troppo più di Milan, Lazio e Fiorentina, insomma delle altre squadre coinvolte.
« Mah, non so. E’ difficile dire. Ma se ha pagato di più è perché il gruppo Moggi teneva in mano le redini del discorso ».
Moggi. Ma se lo incontra per strada, lo saluta?
« Massì che lo saluto ».
Sedersi vicino allo stadio neanche parlarne...
« No, ma perché allo stadio io ho sempre bisogno di avere accanto un figlio su cui scaricare i miei malumori ».
Restando a Calciopoli, non pensa che il calcio italiano ne sia uscito male?
« Ne è uscito, è già qualcosa. Anzi, ne sta uscendo ».
Non sono cambiate molte persone.
« Ne sono cambiate abbastanza. E soprattutto sono resuscitate le speranze di un calcio pulito. Certo, preoccupa il desiderio degli esclusi di tornare a contare qualcosa. E speriamo che il settore arbitrale non risenta da un punto di vista fisico e mentale di quanto che è successo. E’ quello che il pubblico si aspetta e spera ».
Parole prudenti, ma gli arbitri sono quasi tutti gli stessi di prima.
« Sì, ma hanno preso una botta che può servire anche a loro. Devono riuscire a far capire ai tifosi - e anche a me - perché sono ancora lì. Mi rendo conto che non era possibile colpevolizzare tutti, però... Comunque, ho grande fiducia in Collina: ha una personalità tale da far pensare che questa maggiore attenzione ai comportamenti ci sarà ».
Anche in Federcalcio non c’è stato un gran ricambio.
« Abete sta facendo bene. Certo, ci sarebbe bisogno di un salto generazionale. Come in tutti i settori della vita italiana. L’industria lo ha capito, la politica un po’ meno. Il calcio penso che se ne stia rendendo conto. Ci vogliono teste nuove in grado di comprendere e interpretare le nuove realtà ».
Gente come Matarrese...
« Un momento di passaggio, una scelta d’emergenza per non sfasciare tutto ».
Già. Quelli erano giorni tesi. Giorni in cui vi fu attribuito lo scudetto della Juve. Mai pentito di averlo accettato?
« Mai. Non ho mai considerato questa scelta una ripicca o uno sgarbo alla nuova Juve. Ma un fatto normale. Giusto. Le dirò di più: una cosa di prestigio ».
Magari pensa che avrebbe avuto il diritto di ottenerne anche altri a tavolino.
« Beh, il diritto no. Ma certo mi è venuto di pensare che dal ’ 95 in poi qualcosa di più poteva capitare, certi campionati potevano finire diversamente ».
Guardiamo avanti. Ciak, si gioca. L’inter domani è a Napoli, poi in Olanda, poi il trofeo Tim. Test importanti. Anche se forse non per lei, visto che snobba il calcio d’agosto.
« Scusi, ma lei si ricorda qualche risultato d’agosto dell’anno scorso o di due anni fa? No, il calcio d’agosto conta soltanto per gli allenatori che devono fare esperimenti. E’ un laboratorio. L’unica cosa è che magari sarebbe meglio evitare le brutte figure ».
Qualcuna l’avete fatta: tre sconfitte e una vittoria in Inghilterra. Che cosa pesa di più?
« Per gli interisti naturalmente pesa di più la vittoria a Manchester, contro una diretta avversaria di Champions. Poi è chiaro che perdere non piace mai. Ma le altre squadre erano più avanti in condizione ».
Però l’inter, anche mentre dominava l’ultimo campionato, in Europa zoppicava sempre. Avete un problema, un complesso?
« No, nessun complesso. Semmai un po’ di lentezza nel capire che in Europa non si può sbagliare neppure l’approccio alla partita. E poi, quest’estate, magari ci sarebbe capitato di perdere anche con squadre italiane ».
La seccherebbe molto una sconfitta domani contro la Juve?
« La prova della verità, lo ripeto, sarà la sfida in campionato ».
Con Ibrahimovic e Vieira in maglia nerazzurra, altro elemento di rabbia per il tifoso juventino.
« Due grandi campioni. Li abbiamo voluti a tutti i costi. E non è che abbiamo vinto il campionato per un pelo. Sì, magari sarebbe andata diversamente senza di loro, perché Ibra è davvero un fenomeno. Però non credo. Comunque non li abbiamo presi per rubarli alla Juve. Li avremmo cercati anche se giocavano nel Barcellona o nel Chelsea, che considero le due più grandi squadre d’Europa ».
Cobolli dixit: mai più affari con l’inter fino a che non avremo rivinto uno scudetto. E lei?
« Io affari con la Juve sono sempre pronto a farli, se c’è l’opportunità ».
E’ vero che avete insidiato Nedved?
« Non credo. Ho letto che Mancini ci ha fatto un pensiero. Però al mio tavolo la questione non è mai arrivata: lasciamo il dubbio ».
E’ vero che la Juve voleva Burdisso?
« Burdisso, che è un bravissimo ragazzo, dice di sì. Però, come per Nedved, la questione non è mai arrivata al mio tavolo ».
Avete mai pensato seriamente a Buffon?
« Ci abbiamo pensato sì. Ma poi abbiamo scoperto le doti straordinarie di Julio Cesar e abbiamo ritenuto che sarebbe stato ingiusto rinunciare a lui ».
E’ buffo sapere che due società così rivali in campo sono alleate in Lega.
« Grande pubblico, bacino d’utenza. Abbiamo gli stessi interessi. E’ un fatto normale. Succedeva anche ai tempi della Triade. I diritti tv, ad esempio: dobbiamo trovare una soluzione prima di farci anticipare dalla legge. Ci serve un antidoto all’invadenza della politica ».
Galliani tuona che il calcio italiano si deve dare una mossa, che sta perdendo competitività in Europa.
« Mah. Per la verità, lui la Champions l’ha pure vinta. Sì, da un punto di vista economico non ha tutti i torti: la Spagna ha qualche vantaggio fiscale, gli stadi sono più belli ovunque, il fatturato delle italiane è inferiore a quello della concorrenza. Poi però mi sembra che, o attraverso la generosità dei presidenti o attraverso la bravura agonistica delle nostre squadre, questo divario in campo riusciamo a colmarlo ».
E comunque che si può fare per non allargarlo?
« Innanzitutto vendere meglio i diritti televisivi, poi vedere se a livello europeo c’è margine per una maggiore equità fiscale e infine pensare agli stadi del futuro ».
Magari anche per riportarci un po’ di gente: siamo ai minimi storici di spettatori.
« Guardi, per questo basterebbe giocare meglio. Un po’ di calcio più spettacolare e aperto e vedrà che la gente ci torna subito, c’è una tale voglia. La sicurezza? Mi sembra che ci sia qualche problema più che altro fuori dagli stadi. E poi bisognerebbe cambiare approccio con il pubblico: quando all’ultima giornata abbiamo organizzato la festa a San Siro, tutta l’atmosfera era diversa rispetto a una partita normale ».
Forse bisognerebbe fare qualcosa anche durante la settimana per non caricare di troppi valori il totem del risultato.
« Noi ci proviamo. Ad Appiano Gentile abbiamo una tribuna, spesso ospitiamo gente che viene da fuori Milano e i nostri giocatori sono in genere disponibili a iniziative pubbliche e anche di carattere sociale ».
Da questo punto di vista siete un’eccezione positiva...
« Io penso che l’umanizzazione del calciatore sia un importante antidoto anti- violenza. Questi ragazzi vanno un po’ demitizzati: o meglio, restino miti sportivi, ma siano anche visti come persone che crescono ».
Comunque, tornando alla competitività internazionale del calcio italiano, anche voi quest’anno il mercato l’avete fatto solo in Italia.
« Un’eccezione. Io in genere, lei lo sa, preferisco prendere fuori. Ma stavolta abbiamo ingaggiato Chivu e Suazo perché ci servivano Chivu e Suazo, non perché non abbiamo trovato altri ».
E li avete presi, mi consenta, con il metodo Moggi: convincendo i giocatori prima delle loro società.
« No, sono loro che hanno espresso una forte volontà di venire all’inter, al di là delle nostre stesse aspettative. Ne siamo felici ».
Avete tenuto Adriano. Perché ci credete o perché non aveva mercato?
« Adriano sta dimostrando una notevole volontà. Una volontà che può aprire le porte alla speranza di rivederlo com’era. C’è da scardinare so- l’ultimo ostacolo, che credo sia psicologico ».
E il suo pupillo Recoba? Che farà?
« Gli voglio bene, lo sanno tutti, e gli auguro di giocare. Mi farebbe un piacere enorme vederlo in campo. Per questo gli consiglierò di trovarsi una buona sistemazione ».
A Torino?
« Intende nella Juve? »
Perché glielo darebbe?
« Mah, se andasse alla Juve ci soffrirei un po’ »
La Juve della Triade qualche anno fa lo voleva.
« Non si può dire che quelli non s’intendessero di calcio ».
Comunque, io pensavo al Torino.
« Sarebbe un’ottima sistemazione ».
Pato milanista: le dà fastidio?
« Trovo che per loro sia una grande soluzione. Così Kakà sarebbe più libero di andarsene altrove, se ne avesse la possibilità ».
Buona battuta. Ma voi Pato l’avete seguito e oggi invece è a Forte dei Marmi, come lei, ma a casa di Galliani.
« Veramente è venuto prima a casa mia. Forse si è sbagliato...»
Altra battuta non male, ma ll Milan ve l’ha soffiato.
« Ottimo giocatore, grande potenziale, ragazzo intelligente: ma io quest’anno ho già speso troppo. E poi il Milan, ripeto, ne ha più bisogno di giovani. Anche se l’età media così elevata a volte diventa un punto di forza: l’esperienza nei momenti topici conta moltissimo. E poi Ancelotti è proprio bravo ».
Quindi lei vede più Milan che Juventus nel prossimo campionato.
« La Juventus è una squadra nuova che all’inizio potrà avere problemi di crescita. Però ha dalla sua il carattere, almeno 10 milioni di sostenitori e il grande desiderio di tornare subito a primeggiare. Sono certo che tutti i giocatori daranno qualcosa in più ».
Ma lei punta più al campionato o, come Galliani, pensa, anche se non lo può dire, che la Champions sia più importante?
« La Champions dà prestigio e noi non la vinciamo da una vita. Però per me lo scudetto è importantissimo, lo scudetto è lo scudetto. Anche se forlo se io dico così perché so di avere una squadra più da corsa a tappe e Galliani dice così perché sa di avere una squadra più da gare in linea ».
E’ vero che cercate un altro centrocampista?
« Ma quando mai. Ho preso Chivu perché mi hanno detto, e lo so anch’io, che può giocare in tre ruoli: terzino, difensore centrale e centrocampista. Fine. Di giocatori ne abbiamo abbastanza ».
Ma Emerson...
« Grande rispetto, buonissimo calciatore, ma noi abbiamo Vieira. E tre juventini... forse sarebbero troppi ».
DI GIANFRANCO TEOTINO
Da Tuttosport di martedì 7 Agosto 2007
Moratti, ci siamo. Domani c’è il primo incrocio pericoloso. inter-Juventus a Napoli, trofeo Moretti, una birra per aperitivo.
«Calcio d’agosto, non conta: ci fu anche l’anno scorso, in un’estate ben più problematica di questa. Nessuno se lo ricorda più. Né quel triangolare, né quello di Milano con tanto di Milan. L’appuntamento vero è quello di campionato».
Eppure in giro si sente già un po’ di preoccupazione. C’è chi pensa che nella rivalità fra le due tifoserie oggi ci sia qualcosa di patologico.
«Patologico? Beh, è da sempre una rivalità patologica, sportivamente parlando. Patologia sana, se si può dire. Da non confondere con la fortissima contrapposizione dovuta ai fatti che sono successi e che ha messo in ulteriore conflitto le due tifoserie. Ma una rivalità sportiva particolare c’è sempre stata e sempre ci sarà. Non si può far finta di niente ed è giusto così».
Però faceva una certa impressione sentire i cori del popolo bianconero a Pinzolo. Erano molti di più quelli contro l’inter che quelli per incitare i propri beniamini. E contro il Milan niente.
«Ma il Milan non è mai stato antipatico al mondo Juve. Sì, certo, in campo c’è antagonismo, le squadre cercano di superarsi, è ovvio, ma fuori... Le due società vanno a braccetto da sempre. Fra inter e Juventus invece questo odio, no, non parliamo di odio, diciamo questa fondamentale contrapposizione ideologica è nella storia. Anche se con maggiore o minore intensità a seconda delle epoche. E mai si potrà cancellare. Basta che non sfoci in violenze, reali o anche solo verbali».
E allora mi dia una sua definizione di questa sfida... epocale. inter-Juventus che cos’è?
« inter-Juventus è il calcio italiano. E’ tutto: i ricordi, le emozioni, le ansie, le gioie, i dolori, le rabbie, le commozioni. inter- Juventus è fascino e spettacolo. E’ il derby d’Italia. E’ l’incrocio che risveglia la passione per il calcio ».
Con questo caleidoscopio di sentimenti, è evidente che ha ragione Cobolli Gigli: meglio che i presidenti la vedano a distanza di sicurezza...
« Ah già, mi ero dimenticato di quella provocazione, nel calcio si gira pagina così in fretta... Alla larga da Moratti, disse. Una battuta che qualcuno qui all'inter non ha gradito, ma io l'ho capita. A volte si è obbligati a fare battute. Cobolli voleva farsi riconoscere, mostrare ai tifosi la sua juventinità, risvegliare l'orgoglio della gente bianconera. Anche se, forse, con questo clima non ce n'era molto bisogno ».
Poi però Cobolli si è seduto accanto al suo amministratore delegato Paolillo durante il sorteggio del campionato. Un gesto distensivo. E comunque anche lei ha detto che non gli si metterà mai accanto durante una partita.
« Certo. Guardi che quello che fanno in Spagna a me non piace proprio. Come si fa a restare impalati, gelidi quando i tuoi stanno giocando una partita, qualsiasi partita? Io voglio, devo poter soffrire, esultare, sognare, esaltarmi, sbracciarmi. Secondo me, neppure i presidenti spagnoli amano questa abitudine, vedrà che presto l’abbandoneranno pure loro ».
Cobolli fece un’altra battuta: separati allo stadio, cordiali fuori; in fondo Moratti come me è un padre di famiglia, anche se di una famiglia un po’ troppo interista.
«Ecco, questa battuta mi è piaciuta di più. Simpatica. Stimo Cobolli, sta vivendo la sua avventura bianconera con grande passione. Purtroppo, anche lui ha una famiglia troppo juventina per i miei gusti ».
A proposito di stadio e di partite: da quanto tempo non va a vedere una Juventus- inter a Torino?
« Da una vita ».
Colpa della Triade?
«C’era troppa tensione. Andarci era considerato quasi una provocazione. Non volevo partecipare a questo gioco al massacro. Diciamo che ho evitato di eccitare ulteriormente gli animi. La vedevo su Sky ».
Quest’anno potrebbe essere la volta buona per il grande ritorno.
« Vedremo. Sa, io seguo poco la squadra fuori casa. E per abitudine decido sempre la mattina stessa. Certo, ora il clima a livello di dirigenti si è stemperato. Dipende un po’ da come ci si arriva. Ma non c’è più nessuna preclusione ».
Quindi anche lei ritiene che la Juve sia cambiata in modo sostanziale.
« Eh, sì. Mi sembra proprio che ci sia stato un mutamento netto. Non solo di persone. C’è maggiore simpatia, maggiore pacatezza di comportamenti. Il cambio di sostanza è evidente a tutti. Ma io vedo dei progressi anche nella comunicazione, a parte qualche sbavatura. C’è meno arroganza, più ricerca di consenso ».
I dirigenti sono diversi, ma i tifosi bianconeri sono gli stessi di prima. E restano convinti, come del resto anche Tuttosport, che la Juventus abbia pagato troppo e l’inter troppo poco rispetto a tutto quanto accaduto negli ultimi anni. Lei che ne pensa?
« Io penso esattamente l’opposto di quando dicono i tifosi bianconeri e Tuttosport.
In quanto alla Juve, hanno deciso i giudici, ma se non ricordo male le richieste iniziali erano state ben più pesanti. Tanto che il loro avvocato ha dovuto lui chiedere alla corte la retrocessione in B con penalizzazione. Capisco che questa cosa i tifosi juventini non l’accettino, ma poteva andare peggio ».
Poteva o doveva, secondo lei?
« Guardi, lasciamo perdere. Diciamo che è stato un bene per il campionato che quest’anno ritrova una grande protagonista ».
E l’inter?
« L’inter cosa? ».
Troppo poco punita?
« L’inter con Calciopoli non c’entra e non c’è mai entrata. Per quanto riguarda altre vicende, è stata giudicata e ha pagato, sempre che fosse colpevole ».
Pagato poco, secondo il giudizio di molti osservatori. Prendiamo il caso Recoba. C’è stato un patteggiamento e...
« . .. e Recoba è stato squalificato. Recoba che in quel periodo per noi era un giocatore importante. Il patteggiamento rientra nelle possibilità giuridiche. Oriali ha patteggiato. E tre gradi di giustizia sportiva e un grado di giustizia ordinaria hanno stabilito che la società inter non era responsabile di niente. E poi guardi: negli anni scorsi, le società che hanno pasticciato con i passaporti saranno state ventisette. E invece ci si ricorda solo dell’inter. Anche questo fa un po’ ridere ».
Parliamo di plusvalenze e bilanci falsi, allora. O dei giocatori spiati.
« No, di queste cose non parliamo proprio. Sono questioni ancora all’attenzione della magistratura e sarebbe poco elegante da parte mia entrare nel merito. Ma sono assolutamente tranquillo ».
Torniamo a Calciopoli. I tifosi della Juve, e Tuttosport, e molti osservatori sono convinti che la Juve abbia pagato troppo più di Milan, Lazio e Fiorentina, insomma delle altre squadre coinvolte.
« Mah, non so. E’ difficile dire. Ma se ha pagato di più è perché il gruppo Moggi teneva in mano le redini del discorso ».
Moggi. Ma se lo incontra per strada, lo saluta?
« Massì che lo saluto ».
Sedersi vicino allo stadio neanche parlarne...
« No, ma perché allo stadio io ho sempre bisogno di avere accanto un figlio su cui scaricare i miei malumori ».
Restando a Calciopoli, non pensa che il calcio italiano ne sia uscito male?
« Ne è uscito, è già qualcosa. Anzi, ne sta uscendo ».
Non sono cambiate molte persone.
« Ne sono cambiate abbastanza. E soprattutto sono resuscitate le speranze di un calcio pulito. Certo, preoccupa il desiderio degli esclusi di tornare a contare qualcosa. E speriamo che il settore arbitrale non risenta da un punto di vista fisico e mentale di quanto che è successo. E’ quello che il pubblico si aspetta e spera ».
Parole prudenti, ma gli arbitri sono quasi tutti gli stessi di prima.
« Sì, ma hanno preso una botta che può servire anche a loro. Devono riuscire a far capire ai tifosi - e anche a me - perché sono ancora lì. Mi rendo conto che non era possibile colpevolizzare tutti, però... Comunque, ho grande fiducia in Collina: ha una personalità tale da far pensare che questa maggiore attenzione ai comportamenti ci sarà ».
Anche in Federcalcio non c’è stato un gran ricambio.
« Abete sta facendo bene. Certo, ci sarebbe bisogno di un salto generazionale. Come in tutti i settori della vita italiana. L’industria lo ha capito, la politica un po’ meno. Il calcio penso che se ne stia rendendo conto. Ci vogliono teste nuove in grado di comprendere e interpretare le nuove realtà ».
Gente come Matarrese...
« Un momento di passaggio, una scelta d’emergenza per non sfasciare tutto ».
Già. Quelli erano giorni tesi. Giorni in cui vi fu attribuito lo scudetto della Juve. Mai pentito di averlo accettato?
« Mai. Non ho mai considerato questa scelta una ripicca o uno sgarbo alla nuova Juve. Ma un fatto normale. Giusto. Le dirò di più: una cosa di prestigio ».
Magari pensa che avrebbe avuto il diritto di ottenerne anche altri a tavolino.
« Beh, il diritto no. Ma certo mi è venuto di pensare che dal ’ 95 in poi qualcosa di più poteva capitare, certi campionati potevano finire diversamente ».
Guardiamo avanti. Ciak, si gioca. L’inter domani è a Napoli, poi in Olanda, poi il trofeo Tim. Test importanti. Anche se forse non per lei, visto che snobba il calcio d’agosto.
« Scusi, ma lei si ricorda qualche risultato d’agosto dell’anno scorso o di due anni fa? No, il calcio d’agosto conta soltanto per gli allenatori che devono fare esperimenti. E’ un laboratorio. L’unica cosa è che magari sarebbe meglio evitare le brutte figure ».
Qualcuna l’avete fatta: tre sconfitte e una vittoria in Inghilterra. Che cosa pesa di più?
« Per gli interisti naturalmente pesa di più la vittoria a Manchester, contro una diretta avversaria di Champions. Poi è chiaro che perdere non piace mai. Ma le altre squadre erano più avanti in condizione ».
Però l’inter, anche mentre dominava l’ultimo campionato, in Europa zoppicava sempre. Avete un problema, un complesso?
« No, nessun complesso. Semmai un po’ di lentezza nel capire che in Europa non si può sbagliare neppure l’approccio alla partita. E poi, quest’estate, magari ci sarebbe capitato di perdere anche con squadre italiane ».
La seccherebbe molto una sconfitta domani contro la Juve?
« La prova della verità, lo ripeto, sarà la sfida in campionato ».
Con Ibrahimovic e Vieira in maglia nerazzurra, altro elemento di rabbia per il tifoso juventino.
« Due grandi campioni. Li abbiamo voluti a tutti i costi. E non è che abbiamo vinto il campionato per un pelo. Sì, magari sarebbe andata diversamente senza di loro, perché Ibra è davvero un fenomeno. Però non credo. Comunque non li abbiamo presi per rubarli alla Juve. Li avremmo cercati anche se giocavano nel Barcellona o nel Chelsea, che considero le due più grandi squadre d’Europa ».
Cobolli dixit: mai più affari con l’inter fino a che non avremo rivinto uno scudetto. E lei?
« Io affari con la Juve sono sempre pronto a farli, se c’è l’opportunità ».
E’ vero che avete insidiato Nedved?
« Non credo. Ho letto che Mancini ci ha fatto un pensiero. Però al mio tavolo la questione non è mai arrivata: lasciamo il dubbio ».
E’ vero che la Juve voleva Burdisso?
« Burdisso, che è un bravissimo ragazzo, dice di sì. Però, come per Nedved, la questione non è mai arrivata al mio tavolo ».
Avete mai pensato seriamente a Buffon?
« Ci abbiamo pensato sì. Ma poi abbiamo scoperto le doti straordinarie di Julio Cesar e abbiamo ritenuto che sarebbe stato ingiusto rinunciare a lui ».
E’ buffo sapere che due società così rivali in campo sono alleate in Lega.
« Grande pubblico, bacino d’utenza. Abbiamo gli stessi interessi. E’ un fatto normale. Succedeva anche ai tempi della Triade. I diritti tv, ad esempio: dobbiamo trovare una soluzione prima di farci anticipare dalla legge. Ci serve un antidoto all’invadenza della politica ».
Galliani tuona che il calcio italiano si deve dare una mossa, che sta perdendo competitività in Europa.
« Mah. Per la verità, lui la Champions l’ha pure vinta. Sì, da un punto di vista economico non ha tutti i torti: la Spagna ha qualche vantaggio fiscale, gli stadi sono più belli ovunque, il fatturato delle italiane è inferiore a quello della concorrenza. Poi però mi sembra che, o attraverso la generosità dei presidenti o attraverso la bravura agonistica delle nostre squadre, questo divario in campo riusciamo a colmarlo ».
E comunque che si può fare per non allargarlo?
« Innanzitutto vendere meglio i diritti televisivi, poi vedere se a livello europeo c’è margine per una maggiore equità fiscale e infine pensare agli stadi del futuro ».
Magari anche per riportarci un po’ di gente: siamo ai minimi storici di spettatori.
« Guardi, per questo basterebbe giocare meglio. Un po’ di calcio più spettacolare e aperto e vedrà che la gente ci torna subito, c’è una tale voglia. La sicurezza? Mi sembra che ci sia qualche problema più che altro fuori dagli stadi. E poi bisognerebbe cambiare approccio con il pubblico: quando all’ultima giornata abbiamo organizzato la festa a San Siro, tutta l’atmosfera era diversa rispetto a una partita normale ».
Forse bisognerebbe fare qualcosa anche durante la settimana per non caricare di troppi valori il totem del risultato.
« Noi ci proviamo. Ad Appiano Gentile abbiamo una tribuna, spesso ospitiamo gente che viene da fuori Milano e i nostri giocatori sono in genere disponibili a iniziative pubbliche e anche di carattere sociale ».
Da questo punto di vista siete un’eccezione positiva...
« Io penso che l’umanizzazione del calciatore sia un importante antidoto anti- violenza. Questi ragazzi vanno un po’ demitizzati: o meglio, restino miti sportivi, ma siano anche visti come persone che crescono ».
Comunque, tornando alla competitività internazionale del calcio italiano, anche voi quest’anno il mercato l’avete fatto solo in Italia.
« Un’eccezione. Io in genere, lei lo sa, preferisco prendere fuori. Ma stavolta abbiamo ingaggiato Chivu e Suazo perché ci servivano Chivu e Suazo, non perché non abbiamo trovato altri ».
E li avete presi, mi consenta, con il metodo Moggi: convincendo i giocatori prima delle loro società.
« No, sono loro che hanno espresso una forte volontà di venire all’inter, al di là delle nostre stesse aspettative. Ne siamo felici ».
Avete tenuto Adriano. Perché ci credete o perché non aveva mercato?
« Adriano sta dimostrando una notevole volontà. Una volontà che può aprire le porte alla speranza di rivederlo com’era. C’è da scardinare so- l’ultimo ostacolo, che credo sia psicologico ».
E il suo pupillo Recoba? Che farà?
« Gli voglio bene, lo sanno tutti, e gli auguro di giocare. Mi farebbe un piacere enorme vederlo in campo. Per questo gli consiglierò di trovarsi una buona sistemazione ».
A Torino?
« Intende nella Juve? »
Perché glielo darebbe?
« Mah, se andasse alla Juve ci soffrirei un po’ »
La Juve della Triade qualche anno fa lo voleva.
« Non si può dire che quelli non s’intendessero di calcio ».
Comunque, io pensavo al Torino.
« Sarebbe un’ottima sistemazione ».
Pato milanista: le dà fastidio?
« Trovo che per loro sia una grande soluzione. Così Kakà sarebbe più libero di andarsene altrove, se ne avesse la possibilità ».
Buona battuta. Ma voi Pato l’avete seguito e oggi invece è a Forte dei Marmi, come lei, ma a casa di Galliani.
« Veramente è venuto prima a casa mia. Forse si è sbagliato...»
Altra battuta non male, ma ll Milan ve l’ha soffiato.
« Ottimo giocatore, grande potenziale, ragazzo intelligente: ma io quest’anno ho già speso troppo. E poi il Milan, ripeto, ne ha più bisogno di giovani. Anche se l’età media così elevata a volte diventa un punto di forza: l’esperienza nei momenti topici conta moltissimo. E poi Ancelotti è proprio bravo ».
Quindi lei vede più Milan che Juventus nel prossimo campionato.
« La Juventus è una squadra nuova che all’inizio potrà avere problemi di crescita. Però ha dalla sua il carattere, almeno 10 milioni di sostenitori e il grande desiderio di tornare subito a primeggiare. Sono certo che tutti i giocatori daranno qualcosa in più ».
Ma lei punta più al campionato o, come Galliani, pensa, anche se non lo può dire, che la Champions sia più importante?
« La Champions dà prestigio e noi non la vinciamo da una vita. Però per me lo scudetto è importantissimo, lo scudetto è lo scudetto. Anche se forlo se io dico così perché so di avere una squadra più da corsa a tappe e Galliani dice così perché sa di avere una squadra più da gare in linea ».
E’ vero che cercate un altro centrocampista?
« Ma quando mai. Ho preso Chivu perché mi hanno detto, e lo so anch’io, che può giocare in tre ruoli: terzino, difensore centrale e centrocampista. Fine. Di giocatori ne abbiamo abbastanza ».
Ma Emerson...
« Grande rispetto, buonissimo calciatore, ma noi abbiamo Vieira. E tre juventini... forse sarebbero troppi ».